Pose | Ball culture e rappresentazione transgender
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New York City, fine anni Ottanta. Il fenomeno dello yuppismo è in crescita e l’epidemia di HIV/AIDS minaccia gran parte della popolazione del Paese. Pose, la serie televisiva di FX, ha come protagonisti un gruppo di giovani queer delle comunità afroamericana e latina che sono stati ripudiati dalle loro famiglie, rappresentando di fatto uno dei gruppi più ostracizzati della società. Derisi, ghettizzati e spesso vittime di aggressioni, molti di loro si sono dati alla prostituzione o allo spaccio di droga per guadagnarsi a malapena da vivere.
Pose racconta la storia di come queste persone trovino rifugio nella ball culture, che le accoglie all’interno delle cosiddette house, famiglie alternative guidate da una mother o da un father. Tra loro ci sono Damon (Ryan Jamaal Swain), un ballerino di talento cacciato di casa dai suoi genitori perché gay, e Angel (Indya Moore), una donna trans che si prostituisce. I due si uniscono alla House of Evangelista, fondata da Blanca (Michaela Jaé Rodriguez), una donna trans affetta da HIV/AIDS.
Creata da Ryan Murphy, Brad Falchuk e Steven Canals, Pose mira a ripercorrere e a mettere in luce la scena della cultura underground delle ballroom newyorkesi negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta. Murphy e Falchuck tornano a collaborare dopo aver co-creato le serie televisive di successo Glee (2009), American Horror Story (2011) e Scream Queens (2015).
La ball culture e il voguing
Il termine ball culture definisce una sottocultura LGBTQ+ underground emersa a New York tra gli afroamericani e i latinos. Sebbene le sue radici risalgano agli anni Venti, la ball culture ha raggiunto una certa popolarità alla fine degli anni Sessanta nel quartiere di Harlem, dopo i moti di Stonewall. Le ballroom erano uno spazio sicuro in cui la comunità LGBTQ+ nera e latina poteva esprimersi in piena libertà. Nello specifico, la ball culture è incentrata su una vasta gamma di competizioni suddivise per categorie, in cui i partecipanti ai ball sfilano e posano su una passerella sfoggiando i loro talenti e i loro outfit di fronte a una giuria.
Le performance includono spesso anche la danza. Fu proprio all’interno di questi spazi che prese forma un linguaggio specifico di questa cultura underground. Tra i più significativi c’è sicuramente il voguing, uno stile di danza che prende il nome dalla celebre rivista di moda americana e che è stato poi portato alla ribalta planetaria dal brano di Madonna del 1990 e dal relativo video diretto da David Fincher.
Pose trae ispirazione da Paris Is Burning, l’innovativo documentario sulla scena della ball culture newyorkese diretto da Jennie Livingston. Molti dei personaggi sono effettivamente basati su persone reali che hanno preso parte al documentario. Alcuni di loro hanno anche un piccolo ruolo nella serie, come Jose Gutierez Xtravaganza. Per finire, la ball culture, il voguing e la drag culture sono il cuore del reality show statunitense RuPaul’s Drag Race (2009) e del talent show musicale Legendary (2020).
La rappresentazione transgender e l’evoluzione del concetto di famiglia
Pose è solo una delle tante produzioni che negli ultimi anni hanno messo sotto i riflettori la cultura e l’identità transgender. La serie si discosta dalle precedenti rappresentazioni – come quelle in The Danish Girl (2015) e 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta (2015) – proprio per la scelta di inserire nel cast attrici transgender nel ruolo di personaggi transgender. In effetti, Pose vanta il più grande cast transgender nella storia della televisione.
Pose mette in scena un sottotesto che esplora il movimento evolutivo del concetto di famiglia e che, da una prospettiva sociologica, mostra come le house operino in qualità di famiglie sostitutive, fornendo una guida e un sostegno ai propri membri. Si tratta di un vero e proprio sistema sociale che testimonia il percorso evolutivo della famiglia nucleare verso una forma di famiglia più diversificata e inclusiva. Nelle house i legami di sangue lasciano il posto a dinamiche relazionali più complesse, in cui il tema dell’identità è dominante.
In conclusione, la serie riesce a educare ed emozionare le spettatrici e gli spettatori con un perfetto equilibrio tra fiction e accuratezza storica.
La categoria è… fare la storia!
Nel corso di tre stagioni, Pose ha ottenuto numerosi riconoscimenti e due membri del cast sono entrati nella storia. Nel 2019, infatti, Billy Porter ha vinto il Primetime Emmy Award per il migliore attore protagonista in una serie drammatica per il suo ruolo di Pray Tell, diventando il primo attore nero e gay a vincere il premio. Inoltre, nel 2021, Michaela Jaé Rodriguez è diventata la prima attrice transgender a ricevere la nomination come miglior attrice agli Emmy. Ma non è finita qui. Alla 79ª edizione dei Golden Globe, Rodriguez è diventata la prima attrice transgender a vincere il Golden Globe per la miglior attrice in una serie drammatica.
Tutto questo testimonia come Pose, in sole tre stagioni, sia riuscito a lasciare un segno nell’industria e nel mondo delle narrazioni, inaugurando nuove frontiere rappresentative e inclusive.
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