Lo straniero di Albert Camus | Una vita senza scopo
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Lo straniero di Albert Camus | Una vita senza scopo

Lo straniero di Albert Camus | Una vita senza scopo

Postato il 24 Gennaio, 2024

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159 pages

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Quando il giovane scrittore francese Albert Camus pubblicò Lo straniero, il suo secondo libro, non era ancora famoso neppure nel proprio paese. Era il 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale. Tuttavia, Camus aveva cullato nella mente questo breve romanzo da molto tempo. 

Insieme a Il mito di Sisifo (un saggio filosofico) e Caligola (un’opera teatrale), Lo straniero si inserisce all’interno del primo ciclo delle opere di Camus, incentrato sulla condizione umana e l’assurdità della vita. Il totalitarismo ha grande impatto sull’opera del giovane Camus, al punto da spingerlo a cercare di arruolarsi. Ma le precarie condizioni di salute non glielo permettono.

Anche se la prima edizione consiste in appena quattromila copie, Lo straniero diventa presto l’opera maggiore del primo ciclo. Tradotto in 40 lingue, si aggiudica il primo posto nella lista dei 100 libri del secolo di Le Monde. A 44 anni, Camus ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura “per la sua importante produzione letteraria, che con lucida serietà illumina i problemi della coscienza umana nel nostro tempo”.

Contro l’empatia forzata

Riassumendo la sua novella, Camus disse che trattava del fatto che “nella società, ogni uomo che non piange al funerale di sua madre corre il rischio di essere condannato a morte”. Il libro inizia con la scoperta da parte di Meursault della morte della madre. 

Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so.

La prima caratteristica sorprendente di questo francese che vive in Algeria è il modo pacato in cui reagisce a questa notizia. Si rifiuta di vedere il corpo della madre, fuma e beve caffè alla sua veglia. Il giorno dopo, inizia una relazione con Marie, un’ex collega. In questa prima parte Camus descrive tutto meccanicamente, con distacco. Malgrado la narrazione in prima persona, il protagonista sembra non provare nulla riguardo alla sua vita, neanche quando Marie gli chiede di sposarla. Questo dà la sensazione che stia parlando di qualcun altro e nemmeno di qualcuno di cui gli importa molto. 

Questa prima parte crea un sentimento di defamiliarizzazione e alienazione che continua a crescere fino all’evento centrale: l’assassinio (apparentemente senza motivo) di un arabo. Meursault finisce in prigione e così comincia la seconda parte.

Accettare l’assurdità

Mi restava soltanto poco tempo. Non volevo sprecarlo con Dio.

La seconda parte della novella è caratterizzata da un cambio di tono. Dato che Meursault passa tutto il tempo in una cella, ha più tempo per riflettere. Quindi, la narrazione diventa sempre più elaborata e profonda, non si limitata alla descrizione degli eventi. C’è un’interessante digressione sul cinismo e l’apatia di Meursault, un modo di vedere la vita che si fa più evidente nel dialogo con il cappellano. In un attacco d’ira, il protagonista si libera finalmente di tutto quello che lo tratteneva e si riconcilia con l’assurdità della vita.

Il fatto che Meursault sia “estraneo” alla vita e a se stesso è stato ampiamente analizzato nel corso degli anni. Alcuni hanno paragonato questa filosofia all’esistenzialismo, ma Camus ha ripetutamente rifiutato questa etichetta. Lo straniero è stato anche collegato all’assurdismo. Infatti, Meursault vede la vita come qualcosa senza scopo e senso. Si rifiuta di dare una ragione alle sue azioni o a quelle degli altri e trova pace solo nell’accettazione di questo fatto.

Tra mito e cinema

Il giovane Camus era uno studente appassionato e molti autori ispirarono le sue opere successive. Da adolescente lo affascinava la filosofia greca antica, ma anche filosofi più moderni come Friedrich Nietzsche e Arthur Schopenhauer. In molte opere, ha preso ispirazione dai miti religiosi e antichi: il mito di Sisifo, la figura di Prometeo nel suo secondo ciclo di opere o la dea Nemesis ne Il Primo uomo.

Lo straniero è stato adattato due volte in un film: per la priva volta, nel 1967, dal regista Luchino Visconti (Lo Straniero) e poi nel 2001, dal registra turco Zeki Demirkubuz (Yazgi).

Video ufficiale della canzone Killing an Arab (1979) dei Cure.

Lo straniero ha anche ispirato brani musicali. Il più famoso è Killing an Arab, canzone dei The Cure del 1979 che racconta la storia di Meursault. Entrambi i cantanti folk Eric Andersen e post-punk Tuxedomoon scrissero una canzone intitolata The Stranger o varianti simili, con un chiaro riferimento alla novella di Camus. La canzone dei The Lawrence Arms intitolata Asa Phelps is Dead, invece, fa recitare al cantante uno dei passaggi finali del libro.  

In The Meursault Investigation, il giornalista Kamel Daoud ha riscritto Lo straniero concentrandosi sul punto di vista dell’arabo. Ci sono tracce dell’assurdismo di Camus anche in Bojack Horseman, la serie animata di Netflix creata da Raphael Bob-Waksberg.

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