Gantz cerca un significato in una vita insensata e violenta
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Gantz cerca un significato in una vita insensata e violenta

Gantz cerca un significato in una vita insensata e violenta

Postato il 08 Ottobre, 2021

Author

Year

2000-2013
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Length

37 tankōbon

Subgenre

Una persona muore e si sveglia in una stanza con una sfera nera, che assegna un punteggio diverso dopo aver portato a termine missioni insensate e mortali. Come i personaggi di Gantz, si chiederebbe perché la sua vita (o la sua morte) si sia trasformata in un videogioco assurdo e pericoloso.

La popolarità dell’autore Hiroya Oku è spesso legata alla quantità di contenuti espliciti dei suoi manga. Sia la violenza che il nudo sono piuttosto ricorrenti e la sua ultima opera Gigant ne è un’ulteriore prova. Tuttavia, l’opera principale di Oku, Gantz, non ha raggiunto il 37° volume solo grazie a scene esplicite o splatter. Quella che inizia come una storia horror/sci-fi senza una direzione chiara si rivela una profonda riflessione su come le persone possano trovare uno scopo in questi tempi senza senso.

Violenza, modelli 3D e realismo: un nuovo approccio al manga

Gantz ha inaugurato un modo innovativo e più maturo di scrivere manga. Molto prima de L’attacco dei giganti di Isayama, Gantz giocava in modo spaventoso con la vita dei suoi personaggi, inanellando svolte di trama elettrizzante. Inoltre, nel 2000 il suo stile, basato sulla modellazione 3D dei personaggi e gli sfondi, era piuttosto inedito. Nel giro di pochi anni, altri autori famosi come Inio Asano (Goodnight Punpun, Solanin) avrebbero seguito l’esempio. Tuttavia, il tratto più caratteristico dell’opera di Oku è la fusione di un’ambientazione realistica con elementi horror e fantascientifici. Quando i personaggi si trovano coinvolti in combattimenti pericolosi, non si alleano con entusiasmo per scampare al pericolo. Le reazioni più comuni in questa situazione irrazionale sono la paura e l’egoismo e i protagonisti non fanno eccezione.

Gantz
Image courtesy of DARK HORSE COMICS GANTZ © 2000

La vita è un videogioco e se perdi muori

Lo spregevole Kei Kurono e il coraggioso Masaru Kato perdono la vita per salvare un senzatetto. Tuttavia, l’aldilà non è ciò che li attende. Al contrario, scoprono di essere ancora vivi, ma alla mercé di uno strumento altamente tecnologico, una sfera parlante di nome Gantz che recluta e obbliga le persone a svolgere le sue missioni apparentemente irrazionali. Da anziani a bambini fino agli animali, Gantz trascina qualsiasi tipo di essere vivente nelle sue missioni e la maggior parte di loro muore inevitabilmente. I partecipanti sono dotati di attrezzature altamente tecnologiche – prima fra tutte, l’iconica tuta – e il loro compito è solitamente quello di eliminare alcuni terrificanti alieni, per essere poi valutati da Gantz (e derisi dai suoi irritanti commenti). Con i punti ottenuti possono fare tre scelte: tornare alla loro vita normale, resuscitare un altro partecipante o ottenere armi migliori.

Oku delina la vita come se fosse un videogioco. Secondo questa visione, ciò che conta di più è ottenere un buon punteggio. Per farlo, è necessario un buon equipaggiamento, buone abilità di combattimento e una discreta dose di fortuna. L’autore costruisce un orizzonte di violenza e morte in cui la vita appare priva di valore. Un’esistenza vuota, dove tutto ciò che conta è portare a termine un compito, cioè sopravvivere, e l’unico incentivo è la paura. Tuttavia, è proprio lì che Kei e gli altri trovano il loro scopo. Se all’inizio si tratta solo di sopravvivere, in seguito lo scopo diventa proteggere ciò a cui tengono.

Il realismo di Hiroya Oku

Oku è bravo a mostrare ogni tratto della personalità dei personaggi, soprattutto gli atteggiamenti egoisti e ipocriti che tutti hanno, ma che di solito nascondono. Lo fa utilizzando la pressione schiacciante delle missioni, ma anche dando uno sguardo inquietante alla vita quotidiana di ognuno. In questo modo riesce a dare una visione completa e realistica dei suoi personaggi.

Questo realismo si riflette anche sull’uso dei social network: di tanto in tanto, l’autore mostra commenti online sugli eventi della storia. In questo modo, dà l’illusione che tutto stia accadendo realmente e trasmette un senso di superficialità e aggressività tipico di internet, soprattutto di fronte a circostanze preoccupanti.

Lo stile di disegno altamente dettagliato sottolinea tutte le caratteristiche precedenti. Gli sfondi accurati, ma freddi e impersonali, rafforzano la sensazione di straniamento, mentre le espressioni facciali sono sempre realistiche, con un’assoluta assenza di caricature.

Gantz
Image courtesy of DARK HORSE COMICS GANTZ © 2000

Gantz: punteggi da videogame e il significato della vita

All’inizio, la trama potrebbe sembrare una scusa per generare una tensione narrativa fine a se stessa. Tuttavia, alla fine quello che sembrava il lavoro di uno scrittore sadico si rivelerà avere un senso complessivo (… tranne che per alcuni elementi, come nel caso dei vampiri). Vedendo quanto la morte possa essere facile, imprevedibile e insensata, i personaggi principali cambiano la loro prospettiva sul valore della vita. In particolare Kei Kurono inizia come un ragazzo antipatico che si preoccupa solo di se stesso per poi diventare un modello per gli altri, con un’idea chiara di ciò che conta per lui. Così Gantz, pur presentando la vita come un videogioco insensato, dimostra che è possibile trovare un significato alla propria esistenza.

Gantz è uno dei manga seinen più venduti degli ultimi anni. Basate sul manga, sono state pubblicate diverse light novel e spin-off. Nel 2004 è uscito un adattamento anime. Nel 2011 sono usciti tre film in live-action e su Netflix è disponibile anche un film in CGI (2016).

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