
Il canto del profeta di Paul Lynch | Una distopia verosimile
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Un governo di estrema destra, il National Alliance Party (NAP), si è appena insediato al potere nella Repubblica d’Irlanda. Promette protezione, ordine, sicurezza e guerra a ogni oppositore. Un oscuro presagio si diffonde nelle strade di Dublino, nelle scuole di Cork, tra gli uffici di Limerick e i cantieri di Galway.
La mano di Eilish cerca sul piano del comodino, afferra un bicchiere d’acqua senza neanche guardare e manda giù un sorso. “Larry, quanti dei nostri diritti costituzionali possono sospendere questi poteri d’emergenza?”.
Nel Canto del profeta, l’Irlanda dipinta da Paul Lynch non è una distopia, ma una possibilità verosimile. Il romanzo, pubblicato in Italia da 66thand2nd nella traduzione di Riccardo Duranti, esplora quanto una distopia possa essere vicina nel nostro presente. Lynch crea un racconto interattivo che sgretola ogni certezza di un tempo vissuto con inerzia. Il suo romanzo scava nei recessi più profondi della psiche individuale e collettiva, ponendo un angoscioso interrogativo: quanto siamo disposti a sacrificare, di fronte alla paura, per non soccombere alla dittatura?
Vincitore del Booker Prize 2023 e finalista al Premio Strega europeo 2024, Il canto del profeta non è solo un romanzo distopico. È, come ha sottolineato l’autore, una verosimile possibilità.
Una storia familiare
Nel Parlamento d’Irlanda si insedia un nuovo governo, la famiglia Stack osserva la situazione, si informa, è consapevole. Larry Stack è insegnante e vicesegretario del sindacato dei docenti, Eilish Stack è biologa molecolare. Vivono a Dublino con i quattro figli: Mark, Molly, Bailey e il piccolo Ben. Una sera, due agenti dell’Ufficio Servizi Nazionali della Garda si presentano alla porta. Vogliono parlare con Larry. Il sindacato sta già organizzando una manifestazione contro il nascituro governo. Poco dopo, però, un collega di Larry, Jim Sexton, scompare improvvisamente dopo un interrogatorio con l’USNG.
Eilish comprende subito che l’occhio del NAP ha già individuato i suoi bersagli e sa come trattarli. Lo capirà anche sulla sua pelle, quando verrà esautorata dal lavoro, emarginata dal quartiere ed esclusa dalla vita sociale. Intuisce che presto ogni scelta risulterà decisiva. Ma come si può davvero decidere?
Il padre di Eilish suggerisce di andare in Canada, dalla sorella Áine. Ma la figlia non vuole sradicare i suoi figli dalla loro terra. Da questi incroci nasce una domanda per il lettore: “Tu, di fronte a tutto questo, cosa faresti?”.
La profezia compiuta
Uno degli aspetti su cui Lynch si sofferma è la prima reazione della famiglia di fronte al cambiamento.
“Il mondo che Eilish ha conosciuto per tutta la vita si sta dissolvendo – dice l’autore – Il problema non è solo che tutto sta finendo, ma è riconoscere quello che sta accadendo perché tutti vediamo i video, tutti vediamo i documentari e pensiamo: ‘Io me ne sarei accorto, me ne sarei andato’. Ma io mi sono posto la domanda ‘Tu l’avresti fatto?’ Non credo. Perché la vita è troppo complessa, siamo immersi nel meccanismo delle nostre vite e spesso è troppo difficile cogliere i segni“. Così ne parla l’autore di Limerick in un’intervista rilasciata a Rai Cultura.
La distopia del Canto del profeta è la manifestazione dell’imprevisto, la concretizzazione di un immaginario che non sembrava possibile. La riflessione ricade così sulla natura finzionale del romanzo medesimo: narrazione di fantasia, sì, ma non fantascienza. È tutto tremendamente concreto nell’opera di Paul Lynch. Il sangue, le macerie e i morti sono veri e le ferite dei sopravvissuti continuano a far male. È tutt’altro che un imprevisto, ma, piuttosto, suggerisce il titolo, il compimento di una profezia.
La negazione
“C’è anche l’aspetto della negazione in questo libro – continua Lynch per Rai Cultura – Eilish nega quello che sta succedendo perché crede che il mondo che ha conosciuto per tutta la vita continuerà nel futuro e questo è molto pericoloso. A un certo punto sua sorella al telefono le dice che la storia è una lista di quelle persone che non hanno saputo andarsene in tempo, ma Eilish le risponde: ‘Per te è facile, ma io sono a casa, Molly, mia figlia, gioca a hockey, Mark è sparito, mio marito è stato arrestato e mio padre è solo. Come faccio ad andarmene?’. Siamo immersi nella complessità delle nostre vite ed è questa la complessità che il Canto del profeta racconta”.
Larry credeva che un governo autoritario fosse impensabile in un paese parlamentare. Eppure, in breve tempo, la situazione emergenziale di uno Stato in crisi ha permesso un golpe silenzioso. L’Europa, all’inizio, non si accorge nemmeno di quanto stia accadendo. Lynch squarcia il velo che nasconde la realtà di come i totalitarismi siano nati nel XX secolo, dal Reichstag e il delitto Matteotti. La repressione del NAP e la sparizione di sindacalisti e oppositori ricordano tragici eventi storici.
Il peso della scelta
Durante la lettura, è naturale chiedersi come reagirebbe la comunità internazionale. Lynch mantiene un’ambiguità tra realtà e finzione: l’Europa sembra impotente e indifferente alla soppressione dei diritti civili. Le sue azioni si limitano a sanzioni simboliche e vani gesti morali.
Diventa immediato pensare, dunque, cosa avremmo fatto noi al posto degli Stack? Saremmo scappati o rimasti? Avremmo resistito come Eilish o combattuto come Mark? O saremmo andati via con coscienza, come suggeriva la sorella Áine?
Dice il vicino di casa a Eilish:
“Perché mai dovremmo andarcene. Spiegatemelo un po’, non ci cacceranno fuori, sopravvivremo sottoterra se necessario, scaverò una buca in questo cazzo di giardino, se si è vissuti sempre nello stesso posto l’idea di vivere altrove non esiste proprio, è una questione, come si dice? neurologica, è insita nel cervello, scaveremo e basta, ecco cosa faremo, che altro dobbiamo fare? Non saprei dove altro andare, mi dovranno portar via in una bara”.
La caduta delle certezze
Come in molti horror, quando ci chiediamo perché un personaggio abbia aperto quella porta o perché una famiglia si sia trasferita in una casa abbandonata su un vecchio cimitero, Il canto del profeta racconta l’orrore di una vita quotidiana travolta da una distopia del tutto plausibile. Ma, a differenza di molti horror, è tratta da fatti realmente accaduti. Lynch si ispira alla guerra civile in Siria, devastata da bombardamenti e crisi politiche ed economiche. Ma non si limita a questo: mentre le immagini di conflitti in Paesi come Senegal, Palestina o Libano non scalfiscono le certezze del liberismo occidentale, Lynch ambienta la sua distopia nella sua Irlanda, un paese liberista, per mostrare che anche una nazione considerata stabile può cadere in un simile abisso.
Se la famiglia Stack sembra minimizzare i pericoli non è per superficialità, ma perché non riesce a concepire un cambiamento radicale dello stato di cose in cui vivevano. La loro realtà era un sistema immutabile: casa di proprietà, figli istruiti, lavori sicuri, vacanze all’estero.
Lynch sfida queste certezze, facendoci dubitare della stabilità dei nostri sistemi politici, delle nostre libertà e delle nostre scelte. Il tutto è reso possibile da un realismo crudo e diretto, proprio come la sua scrittura.
Scrittura stremata: Lynch legge Flaubert
Il Canto del profeta ribalta ogni manierismo, stravolgendo gli ambienti in cui si muovono i personaggi. La ricerca di realismo emerge in vari momenti della narrazione, con Gustave Flaubert come modello dichiarato dall’autore. Gli interni sono descritti con meticolosità, ma si alternano a un flusso di coscienza frenetico e disperato, che rispecchia l’assenza di respiro di Eilish. La punteggiatura ridotta al minimo crea una claustrofobia stilistica, tentando invano di trovare una pausa.
Questa tecnica ci permette di entrare in contatto con le emozioni di Eilish, ma ci lascia anche un senso di disaccordo verso le sue scelte. È forse questo che rende Il canto del profeta un romanzo empatico e straziante: una storia possibile, che ci riguarda da vicino.
Eilish si sveglia al frastuono della guerra che arriva come una furia divina. Non riesce a trovare l’interruttore dell’abat-jour, tasta alla cieca con la mano finché non recupera il filo caduto dietro il comodino. Fuori un gabbiano solitario è avvolto da una luce azzurrina. Ogni cane del quartiere abbaia. Eilish non trova la propria vestaglia e, mentre si muove per casa, il mondo intorno a lei diventa sempre più irreale. Due colonne di fumo scivolano sopra i sobborghi, un elicottero da combattimento sorvola il cielo. La paura è tangibile, ma il resto è sfocato, inaccessibile.
Nessuno può restare indifferente a ciò che sta per accadere alla famiglia di Eilish e all’intero Paese. Già dalle prime pagine, si intuisce che la storia raccontata potrebbe toccarci più da vicino di quanto immaginiamo.
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