Gaslight (Angoscia) di George Cukor | Quando il cinema ispira la politica
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Gaslight (Angoscia) di George Cukor | Quando il cinema ispira la politica

Gaslight (Angoscia) di George Cukor | Quando il cinema ispira la politica

Postato il 19 Dicembre, 2023

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114'

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Gaslighting: L’azione di manipolare qualcuno psicologicamente affinché accetti una falsa rappresentazione della realtà o dubiti della propria sanità mentale.

Dizionario Oxford


Ecco la definizione che l’Oxford Dictionary dà di gaslighting nella sua shortlist 2018 per la parola dell’anno, insieme ad altri termini del momento come incel, overtourism, cakeism e techlash. Questo fenomeno non ha esordito nel 2018. Ma il Governo di Donald Trump le ha dato una seconda vita, applicandola alle relazioni personali nella sfera politica. A esplicitarla è stata Lauren Duca su Teen Vogue, nel 2016: “Donald Trump Is Gaslighting America“, “Donald Trump sta manipolando l’America”, ha scritto, a proposito dell’abitudine sconcertante del presidente americano di trattare i fatti come opinioni e la verità come un optional.

Quando Gaslight era solo una storia

Prima ancora di essere il termine più in voga nel dibattito politico, Gaslight era una storia. Nata da un’opera teatrale del 1938 di Patrick Hamilton, ha visto il suo primo adattamento cinematografico nel 1940 da parte del regista britannico Thorold Dickinson, prima del remake americano del 1944 con la MGM e il regista George Cukor. La pellicola viene rinominata Angoscia per il pubblico italiano. Si tratta di un gotico domestico dell’epoca vittoriana intriso di paranoia e claustrofobia. Angoscia racconta la storia di Paula (Ingrid Bergman), una giovane donna che si trasferisce da Londra in Italia dopo l’omicidio della zia in casa sua. In Italia, Paula si innamora e sposa l’affascinante Gregory Anton (Charles Boyer), e i due tornano a casa della zia a Londra.

Ma ben presto Gregory inizia a seminare dubbi nella mente di Paula, facendole credere di dimenticarsi o perdere cose importanti, di non riuscire a uscire di casa. Ogni notte la donna sente dei passi nella soffitta al piano di sopra e osserva le illuminazioni a gas della sua stanza che si affievoliscono.

Conflitto di genere e dominio psichico

Utilizzando un mix di immagini noir e scenografie espressioniste e sovraccariche, Cukor crea un universo interiore che sintetizza il fisico e lo psicologico. Gli oggetti persi in realtà sono ricordi mancanti, i traumi del passato sono bloccati in una soffitta lontana e Gregory è sia un proprietario che un intruso. Conosciuto all’epoca a Hollywood come “il regista delle donne“, Cukor sfrutta i punti di forza di Bergman per dare un’insolita attenzione e convalida al punto di vista femminile, spingendo il racconto in un territorio strindberghiano di conflitto di genere e dominio psichico.

Per il suo soggetto, Angoscia fa parte dell’ondata di film degli anni Quaranta in cui il nemico è “in casa”. Fra questi ci sono Rebecca, Il sospetto di Hitchcock (1940 e 1941), Tragico Segreto di Vincente Minnelli (1946) e Donne e veleni di Douglas Sirk (1948).

Trascendendo gli schermi cinematografici

Gaslight è però unico nel dare un nome (e quindi una definizione) a un comportamento che trascende le trame o gli schermi cinematografici. Un fenomeno che si può riscontrare ovunque ci siano persone che parlano con autorità ma non con onestà.

Il film racconta di una donna sedotta dal carisma di un uomo sicuro di sé, distratta dalle sue intenzioni finché non è troppo tardi: lui è già in casa sua. Hamilton scrisse la sua opera nel 1938, l’anno in cui la Germania nazista rinunciò a corteggiare il Regno Unito, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. E quindi forse ha avuto sempre un intento politico. Può darsi che il privato non possa fare a meno di essere politico. E forse ci vuole solo il politico giusto per aiutare a capirlo.

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