Sapiens di Noah Harari | Storia anticonvenzionale del genere umano
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Pubblicato nel 2011, Sapiens: Da animali a dei, è il terzo libro dello studioso e storico israeliano Yuval Noah Harari, ed è quello che ha avuto maggior risonanza. Come per Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, il suo scopo era ambizioso: descrivere, in poco più di 450 pagine e con un approccio onnicomprensivo, 70 mila anni di evoluzione del genere umano sul pianeta Terra. Storia, antropologia e filosofia si intrecciano in un saggio che l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha consigliato di leggere, insieme a La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead.
In un solo decennio, il libro ha venduto fino ad oggi più di 13 milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in 65 lingue. A seguito del successo, Harari ha continuato ad esplorare il quadro teorico di Sapiens nelle sue due opere successive: Homo Deus: Breve storia del futuro (2016) e 21 lezioni per il XXI secolo (2018). Nel frattempo, è diventato uno dei più acclamati pensatori del mondo, sebbene non immune da critiche.
Mettere ordine nella storia umana
L’esperienza dell’umanità sulla Terra è cominciata 130 mila anni fa, quando è comparso l’Homo sapiens. I processi evolutivi da allora ad adesso vengono studiati come una successione ordinata di eventi. Invece, Harari ha provato a riorganizzare questi eventi da una prospettiva più ampia, identificando i punti di giunzione cruciali dell’evoluzione umana.
Ogni sezione di Sapiens, quindi, mette in evidenza una rivoluzione, un punto di svolta del corso della storia. A partire dalla Rivoluzione Cognitiva, che ha fornito all’umanità un linguaggio e un modello sociale, fino ad arrivare alla Rivoluzione Agricola, che ha portato ai primi insediamenti permanenti. Il libro conclude con la Rivoluzione Industriale che si è innescata appena 500 anni fa e ha proiettato l’umanità nel frenetico ciclo di progresso economico, scientifico e tecnologico in cui è tuttora immersa, guidata da un’insaziabile attrazione per l’ignoto.
In che modo l’umanità ha cambiato il pianeta Terra – e viceversa
Come ha sostenuto Ian Parker nel The New Yorker, Sapiens è “una storia di tutti, da sempre”. Non solo perché coinvolge l’intera esperienza dell’umanità, ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di creare consapevolezza e autocoscienza nei lettori in quanto essere umani. Harari fa luce sull’impatto che gli umani hanno avuto – e continuano ad avere – sul pianeta dal loro arrivo. Una narrazione incisiva e abbondante di fatti e teorie che intriga il lettore e lo fa confrontare con realtà taciute o scomode.
Molto prima della Rivoluzione Industriale, L’homo sapiens detiene il record tra tutti gli organismi per aver portato all’estinzione il maggior numero di specie vegetali e animali. Abbiamo la dubbia distinzione di essere la specie più letale negli annali della vita.
Con la stessa stravolgente incisività, Harari sottolinea altri effetti collaterali del capitalismo e del progresso, a partire dalla crisi climatica fino al terribile destino degli animali da allevamento causato dalla logica della produzione di massa.
D’altra parte, il libro rivela il modo in cui si è adattata l’umanità nell’ambiente in cui si è evoluta. Ad esempio, come gli antenati raccoglitori siano stati costretti a diventare agricoltori sedentari dall’allettante comodità e dai vantaggi della coltivazione del grano, scambiando il loro precedente stile di vita con il progresso della specie. Non una rivoluzione guidata, ma piuttosto subita.
Questa è l’essenza della Rivoluzione Agricola: l’abilità di tenere in vita più persone sotto condizioni peggiori.
Mondi reali e mondi immaginari: la particolarità dell’Homo sapiens
Una domanda centrale del libro è come ha fatto l’Homo sapiens a passare dall’essere “un animale insignificante” ad avere nelle proprie mani il destino della Terra. Per poter rispondere con un riferimento cinematografico, ciò che ha portato gli hominini nell’incipit di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick all’esplorazione spaziale mostrata nelle ultime sequenze.
La chiave di questa evoluzione, sostiene Harari, si trova nell’esclusiva abilità umana di creare e sviluppare ordini immaginari. Questi mondi fittizi sono intersoggettivi, perché esistono “all’interno della rete di comunicazione che collega la coscienza soggettiva di molti individui”. Questa particolare categoria include i soldi, la religione e le nazioni, così come concetti quali il tempo, la storia e il futuro. Grazie a questi ordini intersoggettivi, l’umanità è riuscita a stabilire fiducia e collaborazione tra migliaia, e più tardi milioni, di individui diversi. Questo è qualcosa di unico nel regno animale, anche nelle sue implicazioni negative, dalle guerre alla discriminazione.
La storia in cui credi da forma alla società che crei.
Yuval Noah Harari intervistato da David Marchese per The New York Times
Nelle ultime pagine, Harari traccia un profilo provocatorio degli anni a venire, affermando che l’obiettivo finale dell’umanità sarà quello di sfidare la morte. Facendo un parallelismo con opere di fantasia come Ghost in the Shell e Fullmetal Alchemist di Hiromu Arakawa, l’autore ipotizza un futuro popolato da cyborg ed esseri inorganici che vivono in una condizione di immortalità e sono simili a divinità. Ma comunque in una perpetua ricerca della felicità, della soddisfazione e di un senso alla loro vita.
Cercare risposte e fare domande
Nonostante il clamoroso successo pubblico, sono state mosse molte critiche a Sapiens. Su Current Affairs, la neuroscienziata Darshana Narayanan ha sostenuto che l’autore israeliano affida le sue argomentazioni a un generico sensazionalismo piuttosto che a una reale dimostrazione scientifica, utilizzando una narrazione persuasiva e diretta. Riprendendo il filosofo Galen Strawson, ha anche sottolineato l’approccio riduzionista del libro, determinato da un’eccessiva semplificazione di assunti e teorie ancora dibattute. Inoltre, lo scrittore e filosofo Riccardo Dal Ferro ha evidenziato la natura speculativa e la pretesa profetica delle riflessioni di Harari sul futuro.
Queste osservazioni sembrano essere un invito a non abbandonare il pensiero critico e la ricerca delle proprie risposte personali. Delegare questo tipo di pratiche cruciali alle soluzioni apparentemente semplici proposte da guru autonominati è, in effetti, una tentazione frequente in tempi complessi come quelli attuali.
Tuttavia, al di là delle semplificazioni e delle generalizzazioni, Sapiens ha reso accessibile ed attraente ad un vasto pubblico un’ampia varietà di teorie avanzate. Il libro di Harari può essere affrontato come una delle possibili interpretazioni della storia umana, una provocazione e una spinta a sollevare domande e a praticare l’autocritica. Non è una risposta comoda, universale e definitiva, ma piuttosto uno stimolo a creare nuove discussioni su cosa significhi far parte del genere umano.
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