Ladri di biciclette di Vittorio De Sica | Manifesto del neorealismo
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Ladri di biciclette di Vittorio De Sica | Manifesto del neorealismo

Ladri di biciclette di Vittorio De Sica | Manifesto del neorealismo

Postato il 13 Ottobre, 2024

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93'

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Ladri di biciclette è apparso sul grande schermo per la prima volta nel novembre 1948 a Roma. La reazione del pubblico, al tempo, non fu delle migliori: gli spettatori, delusi, arrivarono a chiedere il rimborso del biglietto. Il regista, Vittorio De Sica, sperava di avere più successo all’estero. E a Parigi successe l’inaspettato: il film fu accolto dagli applausi entusiasti di tremila persone, tra cui soprattutto critici. Ed era solo l’inizio della scalata verso la fama mondiale.

Ladri di biciclette è oggi considerato un manifesto del Neorealismo. Il movimento nacque nell’Italia del dopoguerra su iniziativa di alcuni autori, registi e sceneggiatori, i quali diedero vita a un linguaggio cinematografico che rompeva con le strutture tradizionali. Questo cinema si caratterizzava per il suo forte realismo. Le scene venivano girate direttamente nelle strade, con attori non professionali, attingendo alla realtà senza manipolarla. Inoltre, veniva prestata particolare attenzione alle condizioni degli strati sociali più bassi. Per molti critici, era stato il film di Roberto Rossellini, Roma città aperta (1945) a segnare la nascita di questa tendenza. Attorno al regista, si radunarono altri autori, quali Luchino Visconti, Giuseppe De Santis, e lo stesso De Sica. Ad accomunarli c’era il desiderio di rinascita per il loro Paese dopo la guerra. Ma ciò che contraddistingueva De Sica era il suo sguardo sensibile, capace di catturare piccoli eventi rendendoli universali.

Il Neorealismo non era limitato al mondo del cinema. Era presente anche in campi artistici e letterari sviluppatisi con la letteratura di resistenza. Ne sono esempio scrittori come Beppe Fenoglio, Italo Calvino, Cesare Pavese ed Elio Vittorini, che hanno raccontato nelle loro opere la loro vita di partigiani.

Una ricerca dettata dalla disperazione

Ladri di biciclette è ispirato all’omonimo romanzo di Luigi Bartolini, ma si distacca dai contenuti originali. La storia, che nel libro appare allegra e vivace nel libro, è contrario triste e malinconica nel film. Il protagonista è un povero lavoratore dei sobborghi di Roma. Il poveretto, in compagnia del figlio, affronta una serie di disavventure alla ricerca della bicicletta che gli è stata rubata e che è fondamentale per il suo lavoro. L’uomo si trova in una condizione economica precaria e la sua è una ricerca dettata dalla disperazione.

“Perché pescare avventure straordinarie quando ciò che passa sotto i nostri occhi e che succede ai più sprovveduti di noi è pieno di angoscia reale?” ha dichiarato De Sica, spiegando la scelta di costruire un film su una storia apparentemente insignificante.

Uno dei più importanti film italiani

Il punto di forza del film è che, anche partendo da un evento all’apparenza indigificante, arriva ad affrontare tematiche sociali e umane di grande rilevanza. Si focalizza non solo sulla disoccupazione nell’Italia del dopoguerra, ma anche sulla complicata relazione tra padre e figlio. E mostra anche che, in situazione precarie come questa, la linea di demarcazione tra giusto e sbagliato appare alquanto sbiadita.

Il film ha ricevuto numerosi premi. Oltre a un Golden Globe e un BAFTA, ha vinto l’Oscar onorario come miglior film in lingua straniera. Inoltre, nel 2010, si è posizionato quarto nella lista di Empire dei “100 migliori film del mondo del cinema – I più grandi film non in lingua inglese”. Nonostante l’inizio poco promettente, Ladri di biciclette è diventato uno dei più importanti film italiani di sempre. E, ancora oggi, è fonte d’ispirazione per numerose generazioni di registi in tutto il mondo.

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