
Il Doom Slayer torna in azione con Doom: The Dark Ages, nuovo capitolo della saga di Id Software e Bethesda. Prequel di Doom Eternal e Doom (2016), il gioco trascina in una guerra brutale contro l’Inferno. L’ambientazione fonde dark fantasy e fantascienza con un originale twist medievale. Tra castelli gotici, draghi cibernetici e mecha giganti, offre un’esperienza di combattimento più pesante e “con i piedi per terra” rispetto ai capitoli precedenti. Il gameplay si rinnova grazie a una nuova meccanica di parata, introdotta con l’aggiunta dello scudo-sega.
Chi è il Doom Slayer?
Non si può parlare di Doom senza menzionare il suo protagonista: il Doom Guy, oggi conosciuto come Doom Slayer. Silenzioso, implacabile e minaccioso, è una figura iconica tanto per il suo aspetto quanto per la brutalità con cui stermina i demoni dell’inferno.
La sua storia non è sempre raccontata in modo lineare, ma i fan più attenti sanno che il Doom Guy è un marine. Secondo John Romero e Tom Hall, co-fondatori di Id Software, è anche un discendente diretto di B.J. Blazkowicz, il protagonista della serie Wolfenstein. Dopo aver aggredito un ufficiale che gli aveva ordinato di aprire il fuoco su civili innocenti, è punito con il trasferimento su Phobos, una delle lune di Marte. È qui che hanno inizio gli eventi del primo Doom (1993).
Da lì ha inizio una discesa all’inferno che mette a dura prova la sua sanità mentale. Il marine combatte da solo orde di demoni fino a perdere ogni traccia della sua umanità. Dopo anni, viene risvegliato su Argent D’Nur, un mondo anch’esso in guerra con l’Inferno. Qui combatte al fianco del popolo Argenta, guadagnandosi il titolo di Doom Slayer. In seguito, i Maykr, entità simili a divinità, lo potenziano tramite la Divinity Machine, trasformandolo in una macchina immortale, temuta persino dagli abitanti dell’Inferno.
The Dark Ages
È qui che continua la leggenda del Doom Slayer. Doom: The Dark Ages ci riporta agli albori della sua guerra contro l’Inferno, molto prima degli eventi di Doom (2016) e Doom Eternal. Il protagonista, ora vincolato alla volontà dei Maykr, si ritrova a combattere contro le armate del principe infernale Ahzrak, intenzionato a impadronirsi del Cuore di Argent e a piegare l’umanità.
Questo nuovo capitolo segna una svolta nel tono e nello stile della serie: la narrazione è più presente, scandita da un maggior numero di cutscene e sequenze cinematiche, ma senza sacrificare l’intensità del gameplay. L’universo di gioco si ispira a un’estetica da racconto epico: castelli volanti, reliquie arcane e ordini cavallereschi custodi di un’importante segreto.
Il finale apre a nuovi scenari, e suggerisce che quella del Doom Slayer, in questa veste dark fantasy, è una nuova saga appena cominciata.
Le nuove meccaniche
Doom: The Dark Ages sorprende con un gameplay molto diverso da Doom: Eternal, più lento e quasi interamente costruito attorno alla nuova meccanica del Parry. L’introduzione dello scudo-sega e la possibilità di parare e rilanciare gli attacchi nemici influisce però su un equilibrio di gioco da rivedere.
I colpi dei nemici, qui più telegrafati e rallentati, presentano una finestra temporale ampia per il contrattacco e sono distinti in rossi e verdi. Il parry degli attacchi verdi, in particolare, garantisce bonus che rischiano di rendere superflua la scelta delle armi in base al tipo di nemico.
Se in Eternal il gameplay si fa frenetico, iper-veloce e dinamico, con movimenti di ogni tipo durante lo shooting, The Dark Ages rappresenta un netto cambiamento. La formula si avvicina di più a quella del Doom originale: il personaggio resta con i piedi per terra e i movimenti si fanno più lenti.
Un capitolo quindi più semplice e sbilanciato, che introduce novità e modifica alcune meccaniche, dalle glory kills meno sfruttate a una struttura più classica che alterna fasi a piedi a sezioni con mecha e altri mezzi. I fan storici potrebbero non apprezzare fino in fondo Doom: The Dark Ages rispetto ai precedenti, ma troveranno comunque un’esperienza divertente e spettacolare.
Combattere i demoni a Argent D’Nur
Combattere i demoni in un’atmosfera medievale, con i piedi ben piantati sul campo di battaglia, offre sensazioni ben diverse rispetto ai salti, le schivate e la velocità di Doom: Eternal. L’esperienza che The Dark Ages propone è quella di un gioco che guarda alle origini, ma osa, seppur con qualche incertezza, in modo soddisfacente.
La direzione artistica è uno dei punti di forza del gioco: l’ambientazione medievale-fantascientifica è curata, affascinante e sostenuta da una colonna sonora adrenalinica che trasmette tutta l’essenza di Doom. Mentre si affrontano mostri infernali al fianco delle forze Argenta, lo scenario prende vita: enormi mecha e demoni giganti si affrontano in lontananza, tra rovine e castelli assediati.
Il cuore dell’esperienza di Doom, però, resta la soddisfazione dello shooting. Nonostante un livello di sfida minore rispetto al passato, le armi restituiscono un buon feeling, e le glory kills continuano a offrire al giocatore un senso di potere.
The Dark Ages è un gioco senza fronzoli che non rinuncia a citazioni e fan service per divertire, ma rimane fedele alla sua natura anche nel proporre nuove idee. Il futuro della saga sembra promettente: gli ultimi due capitoli sono stati particolarmente apprezzati, e Doom: The Dark Ages ha già ricevuto ottimi consensi dalla critica.