Ambrogio Lorenzetti | L'innovatore della pittura medievale da Siena alla National Gallery

Ambrogio Lorenzetti | L'innovatore della pittura medievale da Siena alla National Gallery

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A partire dalla fine del Duecento fino alla metà del Trecento, la città di Siena vive il suo periodo di massimo splendore. Il suo sistema politico-economico, retto dal Governo dei Nove, e la sua posizione strategica sulla Via Francigena, le permette infatti uno sviluppo senza precedenti. Da un punto di vista artistico, Duccio di Buoninsegna stravolge il panorama della pittura senese. Con lui, nasce quella che oggi è chiamata la Scuola Senese. Ambrogio Lorenzetti si dimostrerà un suo degno successore.

La mostra Siena: The Rise of Painting (Londra, National Gallery, fino al 22 giugno 2025) celebra proprio questo snodo cruciale della storia dell’arte. Partendo da Duccio, prende in esame le opere dei principali protagonisti della Scuola Senese. A dare un taglio netto a questo momento d’oro, però, sarà la crisi del Governo dei Nove e la peste del 1348.

Prima di questa cesura, il canto del cigno di questa stagione senza precedenti, è l’attività dei fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Quest’ultimo, in particolare, è l’autore del ciclo di affreschi con Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, un capolavoro assoluto dell’arte medievale.

A partire dalla fine del Duecento fino alla metà del Trecento, la città di Siena vive il suo periodo di massimo splendore. Il suo sistema politico-economico, retto dal Governo dei Nove, e la sua posizione strategica sulla Via Francigena, le permette infatti uno sviluppo senza precedenti. Da un punto di vista artistico, Duccio di Buoninsegna stravolge il panorama della pittura senese. Con lui, nasce quella che oggi è chiamata la Scuola Senese. Ambrogio Lorenzetti si dimostrerà un suo degno successore.

La mostra Siena: The Rise of Painting (Londra, National Gallery, fino al 22 giugno 2025) celebra proprio questo snodo cruciale della storia dell’arte. Partendo da Duccio, prende in esame le opere dei principali protagonisti della Scuola Senese. A dare un taglio netto a questo momento d’oro, però, sarà la crisi del Governo dei Nove e la peste del 1348.

Prima di questa cesura, il canto del cigno di questa stagione senza precedenti, è l’attività dei fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Quest’ultimo, in particolare, è l’autore del ciclo di affreschi con Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, un capolavoro assoluto dell’arte medievale.

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Il declino di Siena: la caduta del Governo dei Nove

A metà del XIV secolo, il modello politico e sociale di Siena entra in una fase di forte crisi, che culmina con la fine del governo dei Nove e l'inizio di un lungo periodo di decadenza, che porterà alla caduta della Repubblica.

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Book Cover
Italian (Sienese) Painter Italian

 On view at The Met Fifth Avenue in Gallery 307 Image Courtesy of  Metropolitan Museum of Art
02

Il ciclo del Buono e del Cattivo Governo: affreschi dal valore civico

Ambrogio Lorenzetti garantisce imperitura memoria al Governo dei Nove. Il pittore, attraverso il ciclo di affreschi Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, ci regala infatti un’immagine unica ed eccezionale dello spirito del governo cittadino. Una sorta di manifesto politico della Siena dell’epoca.

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Ambrogio Lorenzetti, Nursing Madonna, ca. 1325, Oratory of San Bernardino and Diocesan Museum of Sacred Art.
03

La Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti: umanizzare il sacro

La Madonna del Latte è uno dei capolavori di Ambrogio Lorenzetti. Questa tavola rappresenta una riedizione, in chiave moderna, di un’icona bizantina. Un modello tradizionale reinterpretato attraverso i codici della nuova pittura trecentesca.

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Ambrogio Lorenzetti, Annunciated Virgin
04

L’Annunciazione secondo Ambrogio Lorenzetti: Una visione moderna celata dietro il colore

Un’altra grande commissione con cui Ambrogio Lorenzetti si deve interfacciare è il ciclo di affreschi per l’Eremo di San Galgano a Montesiepi. Tra le scene richieste al pittore vi è un’Annunciazione. Ciò che si mostra ai nostri occhi è di un realismo sorprendente.

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Ambrogio Lorenzetti, Triptych of Badia a Rofeno
05

Ambrogio Lorenzetti, Trittico di Badia a Rofeno: catturare il movimento, spezzare l’armonia

Un’opera più prossima al ciclo del Buono e del Cattivo Governo è questo imponente trittico rimasto nel suo contesto toscano e non partito per l’esposizione Siena: The Rise of Painting. Raffigura San Michele Arcangelo che sconfigge un drago, simbolo del demonio.

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Il declino di Siena: la caduta del Governo dei Nove

A metà del XIV secolo, il modello politico e sociale di Siena entra in una fase di forte crisi, che culmina con la fine del governo dei Nove e l'inizio di un lungo periodo di decadenza, che porterà alla caduta della Repubblica.

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Italian (Sienese) Painter Italian

 On view at The Met Fifth Avenue in Gallery 307 Image Courtesy of  Metropolitan Museum of Art
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Il ciclo del Buono e del Cattivo Governo: affreschi dal valore civico

Ambrogio Lorenzetti garantisce imperitura memoria al Governo dei Nove. Il pittore, attraverso il ciclo di affreschi Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, ci regala infatti un’immagine unica ed eccezionale dello spirito del governo cittadino. Una sorta di manifesto politico della Siena dell’epoca.

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Ambrogio Lorenzetti, Nursing Madonna, ca. 1325, Oratory of San Bernardino and Diocesan Museum of Sacred Art.
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La Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti: umanizzare il sacro

La Madonna del Latte è uno dei capolavori di Ambrogio Lorenzetti. Questa tavola rappresenta una riedizione, in chiave moderna, di un’icona bizantina. Un modello tradizionale reinterpretato attraverso i codici della nuova pittura trecentesca.

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L’Annunciazione secondo Ambrogio Lorenzetti: Una visione moderna celata dietro il colore

Un’altra grande commissione con cui Ambrogio Lorenzetti si deve interfacciare è il ciclo di affreschi per l’Eremo di San Galgano a Montesiepi. Tra le scene richieste al pittore vi è un’Annunciazione. Ciò che si mostra ai nostri occhi è di un realismo sorprendente.

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Ambrogio Lorenzetti, Triptych of Badia a Rofeno
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Ambrogio Lorenzetti, Trittico di Badia a Rofeno: catturare il movimento, spezzare l’armonia

Un’opera più prossima al ciclo del Buono e del Cattivo Governo è questo imponente trittico rimasto nel suo contesto toscano e non partito per l’esposizione Siena: The Rise of Painting. Raffigura San Michele Arcangelo che sconfigge un drago, simbolo del demonio.

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Il declino di Siena: la caduta del Governo dei Nove

A metà del XIV secolo, il modello politico e sociale di Siena entra in una fase di forte crisi, che culmina con la fine del Governo dei Nove e l’inizio di un lungo periodo di decadenza, che porterà alla caduta della Repubblica. Le cause di questo declino sono molteplici: instabilità interna, epidemie, in particolare la peste nera del 1348, e le tensioni con le potenze vicine.

A partire dalla metà degli anni Trenta del Trecento, il sistema politico dei Nove inizia a mostrare segni di crisi. L’esclusione delle grandi famiglie nobiliari spinge queste ultime a intraprendere azioni violente e destabilizzanti per riprendere il potere e affermarsi contro le potenze rivali. Al contempo, le corporazioni artigiane e i ceti popolari, esclusi anch’essi dalla politica cittadina, diventano sempre più scontenti, dando luogo a sommosse e rivolte frequenti.

Le epidemie e la peste nera del 1348

A peggiorare la situazione già precaria si aggiungono pandemie che culminano con l’arrivo della peste nera nel 1348. Questa epidemia, resa celebre da Boccaccio nel suo Decameron, decima la popolazione senese, che perde oltre la metà dei suoi abitanti. Di conseguenza, la città resta priva della manodopera agricola e artigiana, e le redditizie attività bancarie e commerciali subiscono un arresto. L’ampliamento del Duomo cittadino si interrompe proprio a causa dell’epidemia, poiché il completamento del progetto diventa non più necessario né sostenibile.

Siena, peste

Immagine generata con AI tramite OpenAI (DALL·E)

La crisi economica e il declino bancario

Anche l’egemonia bancario-finanziaria di Siena attraversa una crisi sistemica. Lo scoppio della Guerra dei Cent’anni (1337) tra Francia e Inghilterra, principali creditori delle banche senesi, manda in crisi il sistema di prestito. I due Paesi diventano insolventi, incapaci di pagare i debiti. Le banche senesi non riescono a reagire al peso dei debiti insoluti e alla recessione interna causata dalla peste. Inoltre, la concorrenza di prestatori genovesi, veneziani e fiorentini, più capaci di adattarsi al contesto politico ed economico, accelera il declino finanziario di Siena.

Firenze: il nuovo nemico di Siena

Firenze inizia a diventare l’antagonista principale di Siena. Approfittando della crisi della città rivale, i fiorentini espandono la loro influenza in Toscana, sia territorialmente sia commercialmente. Le milizie professionali fiorentine, superiori rispetto a quelle senesi di ventura, più costose e inaffidabili, si dimostrano decisive. Le lunghe guerre con i comuni maremmani e con la potente Perugia intrappolano Siena in un conflitto dispendioso, con pochi benefici effettivi. La perdita del controllo sulle campagne e la privazione delle rendite agricole e dei collegamenti marittimi si rivelano un duro colpo per lo stato senese.

La fine del Governo dei Nove e la decadenza di Siena

L’incapacità dei Nove di affrontare tutte queste difficoltà mina l’autorità centrale, creando un vuoto di potere. Nel 1355, approfittando della sua visita in città, l’imperatore Carlo IV impone un cambio di regime, favorendo il ritorno della nobiltà ai vertici dello stato. Questo segna l’inizio di due secoli di governi instabili, cambi di regime e decadenza politica, economica e sociale, che culmineranno con l’annessione di Siena a Firenze nel 1555 e la nascita del Granducato di Toscana.

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Il ciclo del Buono e del Cattivo Governo: affreschi dal valore civico

A garantire imperitura memoria al Governo dei Nove pensa però Ambrogio Lorenzetti. Il pittore, attraverso il ciclo di affreschi Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, ci regala infatti un’immagine unica ed eccezionale dello spirito del governo cittadino. Una sorta di manifesto politico della Siena dell’epoca.

 

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Il ciclo è stato commissionato proprio dai governanti per la sala dove si riunivano. A Palazzo Pubblico, la Sala dei Nove era infatti il cuore del governo cittadino. Di conseguenza, il valore civico degli affreschi è evidente: avevano lo scopo di ispirare i politici ad agire correttamente, nell’interesse di tutti.

Per realizzare questo capolavoro Ambrogio impiega un solo anno: il 1338. Il ciclo si sviluppa su tre pareti. Nella parete Nord, è raffigurata l’Allegoria del Buon Governo. In essa, il Comune di Siena, una figura saggia e regale, è affiancata da Giustizia, Divina Sapienza, Concordia, Pace e Virtù Cardinali. Per governare bene bisogna, infatti, essere, guidati da tutte queste virtù.

La parete orientale illustra gli Effetti del Buon Governo. Qui vediamo una Siena prospera, ricca di negozi. I cittadini sono in pace e danzano. La vita sociale trascorre lieta e la campagna è fertile e trafficata. Il tutto è protetto dalla Sicurezza.

 

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La parete occidentale rappresenta l’opposto: l’Allegoria e gli Effetti del Cattivo Governo. Al contrario, qui la Giustizia è oppressa da un tiranno demoniaco. La Guerra sostituisce la Pace. Siena è in rovina, la violenza dilaga e la campagna è desolata. Domina tutto il Timore che proclama la sottomissione della Giustizia alla tirannia per l’interesse personale.

Negli Effetti del Buon Governo Lorenzetti restituisce un’immagine della Siena dell’epoca, prospera grazie al Governo dei Nove. Un’istantanea della città prima della crisi in cui entrerà a metà del Trecento. Inoltre, lascia un manifesto dal monito universale: se si vuole vivere in pace e prosperità, il bene comune deve essere anteposto all’interesse privato.

Questa santa virtù, là dove regge, induce ad unità li animi molti,
e questi, a cciò ricolti,
un Ben Comun per lor signor si fanno,
lo qual, per governar suo stato, elegge
di non tener giamma’ gli ochi rivolti
da lo splendor de’ volti
de le virtù che ’ntorno a llui si stanno.

Ambrogio Lorenzetti

[parafrasi: Questa sacra virtù, ovunque essa prevalga, spinge molte anime a unirsi;

e queste, raccolte per questo scopo, si pongono al servizio di un Bene Comune come loro guida.

Questo Bene Comune, per governare il proprio stato, sceglie di non distogliere mai lo sguardo

dallo splendore dei volti delle virtù che lo circondano.]

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La Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti: umanizzare il sacro

Prima del ciclo del Buono e del Cattivo Governo, la carriera di Ambrogio Lorenzetti è costellata da altri capolavori. La Madonna del Latte è uno di essi. L’opera raffigura Maria che allatta teneramente il Bambino Gesù. Appartiene al Museo Diocesano di Siena, ma ora è esposta a Londra in occasione della mostra Siena: The Rise of Painting.

Questa tavola rappresenta una riedizione, in chiave moderna, di un’icona bizantina. Un modello tradizionale reinterpretato attraverso i codici della nuova pittura trecentesca. A colpire è innanzitutto la struttura compositiva. Contrariamente alla convenzione medievale che vedeva la Madonna rigidamente al centro dell’immagine, Ambrogio Lorenzetti la sposta sulla sinistra. In posizione obliqua. Questo gesto, semplice ma rivoluzionario, introduce un nuovo modo di concepire lo spazio pittorico. La diagonale su cui si imposta la figura e il fondo oro che si spalanca alle sue spalle, creano una sensazione di profondità. Un’apertura che va oltre la bidimensionalità tipica dell’iconografia bizantina.

Ambrogio Lorenzetti, Madonna del Latte

Ambrogio Lorenzetti, Nursing Madonna, ca. 1325, Oratory of San Bernardino and Diocesan Museum of Sacred Art.

Ambrogio Lorenzetti, Madonna del Latte, circa 1325, Oratorio di San Bernardino e Museo Diocesano d’Arte Sacra
Image courtesy of The National Gallery, London

Inoltre, la tenerezza del gesto con cui Maria allatta il Bambino introduce un grado di umanizzazione e di intimità che era estraneo alle immagini del passato. Il risultato è un’opera che, pur rispettando i canoni religiosi, si apre a una nuova sensibilità. È più vicina alla vita quotidiana e alla sfera degli affetti.

Ambrogio, dopotutto, ha assimilato la lezione di Duccio di Buonisegna. Capostipite della Scuola Senese, che ha portato in città le novità della pittura gotica d’Oltralpe.

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L’Annunciazione secondo Ambrogio Lorenzetti: Una visione moderna celata dietro il colore

Un’altra grande commissione con cui Ambrogio Lorenzetti si deve interfacciare è il ciclo di affreschi per l’Eremo di San Galgano a Montesiepi. Luogo nei pressi di Siena, in cui viene venerato il cavaliere Galgano Guidotti. Tra le scene richieste al pittore vi è un’Annunciazione.

Ambrogio Lorenzetti, come era prassi, prima di realizzare l’affresco definitivo ne elabora una sorta di “disegno preparatorio” sul muro. Sopra di esso, realizza la versione definitiva. Talvolta, strappando gli affreschi dalle pareti, per ragioni di conservazione, si ritrova sotto questa “bozza”, chiamata sinopia.

Ambrogio Lorenzetti, Announcing Angel

Ambrogio Lorenzetti, Angelo Annunciante

Circa 1334-1336, Chiusdino, Eremo di San Galgano a Montesiepi
Image courtesy of The National Gallery, London

Ambrogio Lorenzetti, Vergine Annunciata

Circa 1334-1336, Chiusdino, Eremo di San Galgano a Montesiepi
Image courtesy of The National Gallery, London

Ambrogio Lorenzetti, Annunciated Virgin

Il ritrovamento della sinopia dell’Annunciazione – attualmente in mostra a Londra – ha rivelato una sorpresa, che testimonia ancora una volta la modernità di Ambrogio Lorenzetti. La scena che si mostra ai nostri occhi è, infatti, di un realismo sorprendente. L’Angelo plana nella stanza. Maria, invece di essere raffigurata calma e pacata, è sconvolta. Chiunque, in effetti, in una situazione del genere, si spaventerebbe. E Ambrogio coglie proprio questo: l’umanità di una donna che ha paura davanti all’ignoto. Maria si ritrae, gettandosi a terra e stringendosi a una colonna. Con pochi tratti di pennello, Ambrogio Lorenzetti ci lascia un brano di un realismo senza precedenti.

La modernità di questa sinopia è tale che, nella versione definitiva dell’affresco, Ambrogio Lorenzetti modifica la sua idea, proponendo un’Annunciazione molto più canonica. Forse, gli occhi dei suoi contemporanei non erano ancora pronti a una tale rivoluzione.

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Ambrogio Lorenzetti, Trittico di Badia a Rofeno: catturare il movimento, spezzare l’armonia

Un’opera più prossima al ciclo del Buono e del Cattivo Governo è questo imponente trittico rimasto nel suo contesto toscano e non partito per l’esposizione Siena: The Rise of Painting. Raffigura San Michele Arcangelo che sconfigge un drago, simbolo del demonio. Ai lati, si vedono le figure di San Benedetto, dal saio bianco, e San Bartolomeo. Nelle cimase, le parti alte del polittico, una dolce Madonna stringe il Bambino. Mentre ai lati vi sono San Ludovico di Tolosa, purtroppo molto rovinato, e San Giovanni Evangelista.

Non è del tutto chiaro chi commissiona ad Ambrogio Lorenzetti l’opera. Non ne è, infatti, nota con certezza la collocazione originaria, anche se la splendida abbazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore, nei pressi di Asciano, sembra essere un’ipotesi valida.

Trittico di Badia a Rofeno

Ambrogio Lorenzetti, Triptych of Badia a Rofeno

Ambrogio Lorenzetti, Trittico di Badia a Rofeno, circa 1337, Asciano, Museo Civico Archeologico e d'Arte Sacra Palazzo Corboli
Image courtesy of Fondazione Musei Senesi

Il nome del trittico deriva dal fatto che, a metà Ottocento, è attestato nella Badia a Rofeno, antica chiesa vicino ad Asciano. Oggi, è ospitato nel Museo Civico di Palazzo Corboli, palazzo medievale ancora ricco di affreschi trecenteschi, che conserva alcuni dei capolavori della Scuola Senese.

In questo trittico, Ambrogio Lorenzetti si dimostra, ancora una volta, un grande inventore. La scena centrale dell’opera è infatti talmente concitata da contrastare con la pacatezza delle figure laterali. San Michele brandisce con veemenza la spada con cui sta per colpire il drago. Il mantello svolazzante amplifica il suo gesto, dandogli enfasi. Le ali, incorniciano la scena come fossero una quinta teatrale.

Ambrogio Lorenzetti, in definitiva, ha superato i modelli tradizionali attraverso una regia visiva innovativa. Il contrasto tra la drammaticità centrale e l’equilibrio delle figure laterali non solo dinamizza la narrazione, ma rivela una consapevole costruzione spaziale ed emotiva, che anticipa sviluppi fondamentali della pittura europea.

Ambrogio Lorenzetti, Triptych of Badia a Rofeno, detail of the face of Saint Michael
Ambrogio Lorenzetti, Triptych of Badia a Rofeno, detail of the face of the Virgin
Ambrogio Lorenzetti, Triptych of Badia a Rofeno, detail of the face of the Christ Child