Leonardo da Vinci dal Rinascimento alla Pop Art | Un genio che non smette di parlare al futuro

Postato il 28 Aprile, 2025

Il 2 maggio di 506 anni fa, a Amboise, in Francia, moriva a 67 anni Leonardo da Vinci. Genio rinascimentale per eccellenza, il suo ingegno spaziava dalle arti figurative fino alla scienza, passando per l’architettura e l’ingegneria. 

Portrait of Leonardo da Vinci
Ritratto di Leonardo da Vinci, da “Characaturas by Leonardo da Vinci, from Drawings by Wincelslaus Hollar, out of the Portland Museum”. Ritratto di Leonardo da Vinci, italiano, 1786. Immagine per gentile concessione del Metropolitan Museum of Art.

Nel tempo, il suo nome è diventato un tutt’uno con quelle che possono definirsi alcune delle opere d’arte più famose al mondo: la Monna Lisa, l’Ultima cena e la Vergine delle rocce. Attorno a esse sono sorte leggende di ogni tipo, che hanno svolto un ruolo decisivo nel processo di ‘divinizzazione’ di Leonardo da Vinci. Oggi, un mito contemporaneo. 

Leonardo da Vinci | L’uomo dietro il mito 

Leonardo nasce a Anchiano, paesino toscano nei pressi di Vinci, in provincia di Firenze, il 15 aprile del 1452. Figlio illegittimo del notaio ser Piero da Vinci e di una donna di nome Caterina, nel 1469 si trasferisce a Firenze. Nella città del Giglio entra in bottega presso Andrea del Verrocchio. Pittore – caro alla famiglia Medici – che dominava il panorama artistico dell’epoca. Presso di lui, il giovane Leonardo da Vinci compie i primi passi, imparando la tecnica pittorica, lo studio dal vero e l’anatomia. L’influsso del maestro è ben visibile nelle prime opere del giovane artista. 

Nell’Annunciazione (circa 1472, Firenze, Gallerie degli Uffizi), ad esempio, Leonardo da Vinci ambienta la scena – come di consueto – in un giardino riprodotto con minuzia. La Madonna è pacata e per nulla spaventata dall’apparizione dell’Arcangelo. L’opera mostra attenzione alla luce, alla prospettiva e al realismo, con dettagli studiati dal vero. In generale, non si distacca dalla tradizione e dall’esempio di Verrocchio che, anzi, viene esplicitamente citato. L’elegante leggio marmoreo utilizzato da Maria è, infatti, ispirato alle forme del sarcofago di Piero il Gottoso. Opera realizzata da Verrocchio nella chiesa di San Lorenzo a Firenze.

È con l’arrivo a Milano, nel 1482, che Leonardo – ispirato dalla scuola lombarda particolarmente sensibile allo studio della luce – sviluppa una tecnica più sfumata, meno definita. 

Tra luci e ombre | I capolavori di Leonardo 

Agli anni milanesi, passati presso la corte di Ludovico il Moro, appartengono alcune delle opere più celebri. Nella versione londinese della Vergine delle rocce (circa 1491-1506, Londra, National Gallery) si può vedere come la pittura di Leonardo da Vinci sia maturata. Il dipinto raffigura la Vergine Maria con il Bambino Gesù, San Giovannino e un angelo, inseriti in un paesaggio roccioso. Sullo sfondo, Leonardo raffigura il profilo di una catena montuosa, ispirandosi alle Alpi, che poteva vedere da Milano. L’atmosfera è resa suggestiva da sfumature delicate, che rendono possibili morbidi passaggi tra luce e ombra, conferendo maggiore realismo all’opera.

Altro caposaldo dell’attività milanese di Leonardo da Vinci è l’Ultima Cena (1495-1498, Milano, refettorio di Santa Maria delle Grazie). Qui, il pittore rivoluziona la scena sacra con una composizione drammatica e realistica. Si focalizza sui ‘moti dell’animo’. Sulle reazioni e le emozioni provate dagli apostoli alla notizia che tra di loro vi è un traditore.

Leonardo uomo di scienza

Leonardo, però, non si limita a dipingere. Presso la corte di Ludovico il Moro si occupa anche di scenografie, di opere ingegneristiche (rende, ad esempio, navigabili i Navigli grazie a un sistema di chiuse) e di studi scientifici, ideando macchine belliche o marchingegni divenuti celebri, come la vite aerea, antenato del moderno elicottero. Ai suoi codici Leonardo affida le sue invenzioni e i suoi studi. Crea così un’enciclopedia ante litteram, dove cerca di cogliere quasi ogni aspetto del mondo che gli sta intorno.

Affida alla carta anche uno studio sulle proporzioni del corpo umano, meglio noto come Uomo Vitruviano (Venezia, Gallerie dell’Accademia). L’opera rappresenta un uomo nudo inscritto in un cerchio e in un quadrato, simbolo dell’armonia tra corpo umano e geometria. Leonardo dimostra di conoscere le teorie espresse nel De architettura dall’architetto romano Vitruvio, che dà il nome al disegno. Unendo arte e scienza, ci mostra l’uomo come misura di tutte le cose. 

Gli ultimi anni di Leonardo | Il sorriso della Gioconda 

A seguito della cacciata di Ludovico il Moro, per l’artista fiorentino incomincia un lungo periodo di peregrinazioni. Arriverà, infine, in Francia alla corte di Francesco I. Ad giungere su suolo francese, però, non è solo Leonardo da Vinci. Ma anche alcune sue opere, tra cui la Monna Lisa (circa 1503-1506, Parigi, Musée du Louvre). Celebre per il sorriso enigmatico e lo sguardo diretto, l’opera mostra un perfetto equilibrio tra figura e paesaggio, grazie all’uso dello sfumato. Il volto della donna emerge con delicatezza dalle ombre, trasmettendo un senso di misteriosa serenità.

Mitizzata, lodata come uno dei capolavori assoluti dell’arte rinascimentale, oggetto di teorie stravaganti, la Gioconda da essere un ritratto come tanti altri è divenuta nel tempo un’icona pop. Così come il suo ideatore. E si sa, se un’immagine diviene iconica, non è esente da riproduzioni incontrollate, manipolazioni, persino dissacrazioni. 

Dissacrare Leonardo | I baffi di Marcel Duchamp 

Forse solo un artista geniale quanto Leonardo da Vinci poteva riuscire a violare, con intelligenza e sagacia, la sacralità della Monna Lisa. Marcel Duchamp. Quest’ultimo è stato un artista francese tra i più influenti del XX secolo. Noto per aver rivoluzionato l’arte moderna con le sue provocazioni concettuali. Dopo aver esordito nel cubismo e dadaismo, introduce i ready-made. Oggetti comuni trasformati in opere d’arte, come il celebre Fountain (1917, Londra, Tate Modern) che è in realtà un orinatoio rovesciato. La domanda che Duchamp ci pone è: cos’è veramente arte? È sufficiente che un artista firmi un oggetto comune per farlo diventare un’opera degna di stare in un museo? 

Tra i ready-made più celebri e provocatori di Duchamp c’è L.H.O.O.Q. (1919, New York, collezione privata). Si tratta di una riproduzione della Gioconda di Leonardo da Vinci, a cui l’artista ha disegnato baffi e pizzetto, aggiungendo sotto la scritta “L.H.O.O.Q.”. Letto in francese, l’acronimo suona come “elle a chaud au cul” (“lei ha caldo al sedere”), frase ironica e dissacrante.

Con quest’opera Duchamp critica l’idea tradizionale di arte come oggetto sacro e intoccabile. Prende in giro il culto che spesso si crea attorno alle opere, di cui la Monna Lisa è l’esempio più lampante. 

Leonardo icona pop | The Last Supper di Andy Warhol 

La carica iconica che i dipinti di Leonardo hanno acquisito nel tempo non poteva essere ignorata da uno dei padri della Pop Art, Andy Warhol

Artista statunitense, inizia la sua carriera come illustratore pubblicitario. In seguito, diviene celebre per le sue opere ispirate alla cultura di massa. Riproducendo in serie immagini di star come Marilyn Monroe o di oggetti quotidiani iconici come le lattine di Campbell’s Soup, Warhol trasforma l’arte in un fenomeno collettivo e mediatico. In una parola: popolare

E quale artista del passato è divenuto iconico a tal punto da diventare ‘pop’ se non Leonardo? Ecco che allora Warhol utilizza l’Ultima cena per la serie The Last Supper, realizzata tra il 1984 e il 1986. Warhol rielabora l’iconica scena religiosa con il suo stile pop. Utilizza serigrafie, colori accesi e ripetizioni dell’immagine per trasformarla in un oggetto del consumismo visivo moderno.

Spesso sovrappone simboli commerciali all’immagine sacra. Mettendo così in contrasto il valore spirituale dell’opera originale con la cultura materialistica e mediatica del XX secolo (The Last Supper, 1986, New York, Moma). È una riflessione sul ruolo della religione, dell’arte e della pubblicità nella società contemporanea.

Equilibrio e squilibrio | L’Uomo vitruviano secondo Mario Ceroli 

Un altro artista che si interfaccia e rilegge in chiave moderna Leonardo da Vinci è l’italiano Mario Ceroli. Quest’ultimo inizia la sua carriera come ceramista. Negli anni sessanta del Novecento sviluppa un linguaggio artistico originale, utilizzando prevalentemente il legno grezzo per creare sagome umane e oggetti. 

Tra le sue creazioni più note vi è L’uomo di Leonardo (1964, collezione dell’artista) una sua personale visione dell’Uomo vitruviano. Ceroli ne elabora diverse varianti. Una prima versione lignea è del 1964. Ceroli gli dà le sue fattezze. L’uomo di Leonardo è dunque l’artista stesso, che si autoritrae come uomo vitruviano. 

Tre anni dopo, Ceroli torna sul tema. Idea un nuovo monumentale Uomo vitruviano stavolta intitolato Squilibrio, una cui versione è stata donata anche a Vinci. Qui, la figura leonardiana si espande nello spazio. Diventa tridimensionale, venendo inserita in un cubo e in tante sfere. Lo scopo di Ceroli è farsi portavoce e sviluppare le riflessioni di Leonardo da Vinci sul mondo e sui suoi meccanismi. Integra l’Uomo vitruviano nella realtà delle cose. Lo sottopone alla gravità e alle leggi della fisica. Lo squilibrio che dà il nome all’istallazione non è dunque riferito a essa. Ma a ciò in cui essa è calata. E cioè a una quotidianità che è tutt’altro che armonica come la immaginava Leonardo.

Nouveau Louvre | Quale futuro per Leonardo? 

In definitiva, Leonardo da Vinci, a partire dalla sua stessa epoca fino ai giorni nostri, è sempre stato un punto di riferimento. Difficilmente la sua fama potrà scemare, anzi il suo mito viene costantemente alimentato. 

Basti pensare che nel 2024 i visitatori che si sono recati al Louvre sono stati circa 9 milioni. La cifra è destinata a crescere. Il 28 gennaio 2025 il presidente francese Emmanuel Macron ha, infatti, annunciato un ambizioso progetto di ristrutturazione del Louvre. Il “Nouveau Louvre”, tra i punti salienti, ha anche la realizzazione di una sala dedicata esclusivamente alla Gioconda. Quest’ultima è stata progettata per migliorarne le condizioni di esposizione e gestire meglio l’afflusso di visitatori.

Leonardo da Vinci non è solo un nome impresso nella storia. È la prova concreta che la curiosità, l’intelligenza e il desiderio umano di spingersi oltre i limiti della conoscenza possono attraversare i secoli. Da artista minuzioso e umbratile a fenomeno mainstream, Leonardo ha segnato la storia dell’arte, della scienza e del pensiero, restando una figura viva nel passato, nel presente e nel futuro.

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