Anniversario Superga: la storia del grande Torino e l'omaggio agli

Postato il 04 Maggio, 2025

La lenta ripresa dopo la guerra, i contrasti con l’Europa. L’Italia in bianco e nero del governo De Gasperi era divisa: da una parte si difendeva dalle accuse degli Stati Uniti sul dilapidare i fondi del piano Marshall. Dall’altra puntava al rilancio con l’ingresso nella Nato. La svolta con l’ingresso nel Patto Atlantico osteggiato dalla sinistra tutta. Il 1949 sembrava segnato da questi due fatti. Invece, il 4 maggio, la più grande tragedia sportiva di sempre sconvolge l’Italia. Non c’erano i social, certi annunci si ascoltavano alla radio.

Un dramma che segna al tempo stesso la fine e l’inizio della leggenda del grande Torino. Nel secondo dopoguerra assistere alle partite degli “invincibili” era una gioia per i tifosi granata, ma non solo. Quel Toro a tinte granata, come il colore dei cancelli di ferro del Filadelfia, era un un simbolo di tutti gli sportivi.

La tragedia di Superga

Sono da poco passate le ore 17 del 4 maggio 1949 quando l’aereo che riporta in Italia i giocatori del Grande Torino, di rientro da una trasferta a Lisbona, si schianta contro la collina di Superga. Un luogo sacro sul quale domina la Basilica della Madonna delle Grazie. Torino è avvolta da nebbia fitta, la visibilità è molto scarsa anche a causa della pioggia e vento forte. Dalla torre di controllo dell’aeroporto Aeritalia il contatto con i piloti del velivolo e la richiesta di comunicare a quale altitudine fossero. Erano le ore 16.59. La risposta sei minuti prima dello schianto, l’altimetro segnava quota duemila metri, sembrava tutto regolare. Alle 17.03 l’ultima virata prima dell’atterraggio che non ci sarà.

Ore 17.05. L’impatto con la collina di Superga è devastante. Dalle indagini sulle cause della tragedia emerge successivamente che con grande probabilità l’altimetro, riferimento più importante per i piloti, era rimasto bloccato a quota duemila metri. L’aereo volava moto più basso ma dalla cabina di pilotaggio il muro di nebbia ha impedito ai piloti di accorgersene. La collina è alta circa 669 metri.

Le vittime: Mazzola, Loik, Gabetto, Ossola

Scompare l’intera squadra degli “Invincibili“, così chiamati grazie ai cinque scudetti vinti consecutivamente e una Coppa Italia. Non solo una formazione di calciatori: al tempo il Grande Torino era l’immagine più bella dell’Italia nel mondo. Quasi tutti i giocatori granata erano anche la spina dorsale della nazionale italiana, guidata da Vittorio Pozzo.

Il ct fu chiamato per il riconoscimento delle salme. Calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio: morirono tutti i 31 passeggeri. Tra le stelle della squadra e del calcio italiano persero al vita campioni del calibro di Valentino Mazzola, Loik, Gabetto, Rigamonti e Menti e Bagicalupo. A seguito della sciagura che portò via gli Invincibili, Indro Montanelli scrisse sul Corriere della Sera: “Gli eroi sono immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto. E’ solo in trasferta”.

Il quarto d’ora granata: cos’è

La definizione “Grande Torino” deriva dal suo dominio incontrastato negli anni 40 in Italia, esportato all’estero con gli uomini che indossavano la maglia azzurra. Tale era la supremazia in campo che il popolo del Filadelfia aspettava con gioia il famoso “quarto d’ora granata”. Un vezzo, una licenza poetica. Momento anche goliardico se vogliamo. Succedeva sempre quando il Torino aveva anzitempo chiuso la partita con un ampio vantaggio.

Così dagli spalti dello stadio partivano tre squilli di tromba: era il segnale per i giocatori in campo. Mazzola e altri si divertivano per 15 minuti a giocare sottotono, non ai loro livelli per intenderci. Si passavano la palla senza sforzarsi più di tanto. Il popolo granata gongolava, gli avversari trasudavano rabbia. Ma al cospetto di quei giganti c’era poco da fare.

Superga: celebrazioni 76mo anniversario

Alle ore 17 come ogni anno la messa nella Basilica di Superga, poi la cerimonia solenne al memoriale dedicato agli Invincibili del Grande Torino.

Quest’anno è toccato a capitan Duvan Zapata, attualmente infortunato, leggere i nomi delle vittime. Alle ore 22 altro momento per la città di Torino: la Mole Antonelliana si colora di granata.

Il presidente del Torino, Urbano Cairo, è già salito a Superga in forma privata. Non dovrebbe presenziare alle celebrazioni del 76mo anniversario della tragedia. Il clima con la tifoseria è teso. In mattinata durante il corteo, quando per le vie del centro città hanno sfilato tifosi, cittadini comuni e lavoratori, sono stati diversi i cori di contestazione al presidente granata. Al di là di come la si pensa resta il senso di una giornata vissuta con un indelebile nodo in gola.

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