Il grande Gatsby di Fitzgerald | Amare alla follia nell'Età del Jazz
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F. Scott Fitzgerald è stato uno dei più emblematici scrittori della letteratura moderna. Non solo i suoi romanzi offrono uno spaccato di un’epoca, sia ai suoi contemporanei sia ai posteri, ma la sua influenza è tale da averle dato addirittura un nome. L’autore aveva solo ventiquattro anni quando, nel 1920, pubblicò il suo primo romanzo Di qua dal Paradiso, a cui è seguito Belli e Dannati. Poi, nel 1925, pubblicò uno dei suoi più noti lavori, Il grande Gatsby.
Fitzgerald era cresciuto in una famiglia borghese del Minnesota, nel Midwest americano. Per la maggior parte della sua esistenza, breve, tempestosa e selvaggiamente creativa, visse però a New York, Parigi e nella riviera francese. La sua arte non rispecchiava la sua vita, né la sua vita era un riflesso della sua arte: erano un tutt’uno. I temi dei suoi romanzi spaziano dai sogni d’amore al riconoscimento sociale e al successo economico. Il tutto sullo sfondo dell’edonismo post guerra dei primi anni Venti, o, come definiti da Fitzgerald, ‘l’Età del Jazz’. Eppure è l’amore il tema centrale dei suoi libri. Fitzgerald scriveva di come uomini con poche risorse rincorressero questo sentimento e se riuscivano o meno a raggiungerlo. E scriveva anche del passato e di come potesse essere ricreato o meno.
Gli eccessi dei Ruggenti anni Venti
Durante i Ruggenti anni Venti (o Età del Jazz), Fitzgerald, appena diciannovenne, s’innamorò perdutamente di un’ereditiera di Chicago, Ginevra King. Lei ne fu intrigata, ma i suoi facoltosi genitori guardavano Fitzgerald dall’alto al basso e le impedirono di sposarlo. Col cuore infranto, nel 1917 lo scrittore si arruolò nell’esercito. Non fu però mandato in Francia a combattere, finendo invece a Montgomery, in Alabama. Qui conobbe Zelda Sayre, una vera debuttante mondana e pittrice del sud.
Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, non appena ebbe abbastanza soldi, Fitzgerald sposò Zelda. Il tempestoso vortice del matrimonio in cui i due s’imbarcarono li portò a New York, Parigi e nella riviera. Vissero un’a vita’esistenza ricca di genio artistico, alcol, feste, convivialità, depressione, amore, infedeltà e musica. Tutti elementi che ritroviamo ne Il grande Gatsby, riconosciuto oggi non solo come uno dei migliori romanzi del XX secolo, ma anche come il Grande Romanzo Americano. Questo termine, coniato nel 1868 da John William De Forest, viene usato per indicare un romanzo che incarna l’essenza americana. La raccolta di racconti di Fitzgerald, riflesso di quei tempi, è stata chiamata Racconti dell’Età del Jazz.
L’incrollabile speranza di Gatsby
Il romanzo viene narrato da Nick Carraway, un giovane del Midwest. Trasferitosi a New York nel 1922 per lavorare come agente di borsa, Nick affitta una casa sulla sponda nord di Long Island, affianco alla villa del misterioso Jay Gatsby. Leggendo il romanzo, veniamo a conoscenza della storia d’amore del giovane Gatsby con Daisy Fay (ispirata probabilmente all’ex fidanzata di Fitzgerald, Ginevra). Una storia troncata bruscamente dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando Gatsby si arruola nell’esercito.
Daisy gli aveva promesso di aspettarlo, ma aveva alla fine sposato Tom Buchanan, un ricco giocatore di polo. All’apparenza, il matrimonio sembra andare a gonfie vele, ma in realtà i due sono infelici. Tom tradisce Daisy con la moglie del meccanico, Myrtle Wilson, e alla fine anche Daisy lo tradisce con Gatsby.
Quest’ultimo è follemente innamorato di Daisy e cerca in tutti i modi di riconquistarla. La sua enorme villa a Long Island, le auto di lusso, le sfarzose feste: è tutto pensato per impressionarla. Gatsby ha fatto però l’errore di costruire una versione idealizzata di Daisy che non corrisponde alla realtà. Si è sostanzialmente condannato a rimanere deluso dal desiderio di costruire un futuro idilliaco sulle macerie del passato. La convinzione di poterci riuscire lo porta a pronunciare una delle frasi più memorabili del romanzo:
Non si può ripetere il passato? Ma certo che si può.
Gatsby non si accontenta di essere l’amante di Daisy. Vuole che lei lasci Tom per sempre e che ammetta di non averlo mai amato. Posta di fronte a questa scelta, Daisy decide di restare con Tom. Il suo personaggio, così superficiale ed egoista, ricorda Catherine, la protagonista di Cime Tempestose di Emily Brontë: anche lei aveva scelto di sposare un uomo ricco, anziché colui che amava davvero, Heathcliff.
L’ipocrisia dietro la ricchezza
All’inizio del romanzo, il personaggio di Gatsby è avvolto nel mistero. Uno dei più grandi enigmi del libro riguarda l’origine della sua ricchezza. Il lettore scopre che Gatsby viene da una piccola cittadina del North Dakota ed è diventato milionario contrabbandando alcolici. Gatsby si vergogna delle sue umili origini, e anche i ricchi di nascita lo disprezzano. Buchanan, ad esempio, lo chiama ‘Signor Nessuno dal Nulla’ e lo denigra per le sue origini oscure. Anche se all’apparenza tutti amano Gatsby e le sue feste, l’alta società non lo accetta, in quanto nouveau riche. La ricca società newyorkese lo ammira fintanto che ha successo, ma è pronta ad abbandonarlo alla prima difficoltà.
La vera identità di Gatsby rimane comunque un mistero. È un assassino? Un genio di Oxford? L’erede di un re? Nessuno lo sa. Gatsby e gli altri personaggi vivono in un mondo idilliaco in cui possono essere e fare quello che vogliono quando vogliono. Anche il suo nome è falso. Gatsby si chiama in realtà James Gatz. Il dualismo tra realtà e finzione è così forte che sembra impossibile discernere la vera identità delle persone.
Il crollo di un mito
L’unica persona a cui importa di Gatsby è Nick Carraway, suo vicino di casa e cugino di Daisy. Intrappolato tra i valori del vecchio mondo e la moralità lasca del nuovo, Nick è il narratore perfetto per questo romanzo. È l’unico vero amico di Gatsby, l’unico che non lo giudica né lo tradisce. Questo aspetto del personaggio lo rende simile a Sal Paradise, il narratore di Sulla Strada, completamente ammaliato dal suo amico Dean Moriarty.
Tutti partecipano alle feste di Gatsby, ma nessuno eccetto Nick (oltre al padre di Gatsby e alla servitù) si presenta al suo funerale. Alla fine del romanzo, Wilson, il marito di Myrtle, spara a Gatsby, uccidendolo. Wilson crede infatti che sia stato lui a investire la moglie con la sua auto. In realtà, alla guida c’era Daisy, ma Gatsby si era preso le colpe.
La morte di Gatsby rappresenta per Nick il crollo di un mito. Dopo la perdita dell’amico, decide di tornare a casa. Ma prima di lasciare l’Est, si reca nel giardino della villa di Gatsby e osserva la luce verde all’estremità del pontile di Daisy. Ricorda così il suo amico per un’ultima volta.
Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ci elude poi, ma non importa – domani correremo più veloci, stenderemo le braccia ancora di più… E un bel mattino…
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, costantemente risospinti nel passato.
La triste realtà che si abbatte su Gatsby dopo la morte di Myrtle ricorda la Grande Depressione dopo il crollo della Borsa. Gatsby ha perso tutto, proprio come gli americani amanti delle feste, che si sono ritrovati da un giorno all’altro sul lastrico.
Il lascito de Il grande Gatsby
Alla sua pubblicazione, Il grande Gatsby non vendette molte copie e ricevette recensioni contrastanti. Tuttavia, durante la Seconda Guerra Mondiale, ne vennero regalate alle truppe 155mila copie e il libro iniziò ad acquisire una certa fama. Da allora sono state vendute oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo, e il libro è stato tradotto in quarantadue lingue. Le critiche e la recezione del pubblico sono migliorate col passare degli anni, e adesso Il grande Gatsby vende sino a 500mila copie l’anno.
Il primo adattamento cinematografico del romanzo risale al 1926. Andato ormai perduto, il film non è più presente negli archivi né nelle collazioni private. Il grande Gatsby fece poi la sua ricomparsa sugli schermi nel 1949 e 1974. La versione più recente, del 2013, diretta da Baz Luhrmann, vede nel cast gli attori Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan.
Nel 1926, Il grande Gatsby è stato trasformato in un’opera teatrale dal drammaturgo Owen Davis. Nel 1999, John Harbison ne ha realizzato un adattamento operistico, rivisitato per il balletto. Il libro di Fitzgerald ha ispirato inoltre diverse serie tv (Robert Markowitz è il regista di quella più recente del 2000), episodi radio e videogiochi.
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