Succession | Perché le persone amano odiare il successo?
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Molti programmi televisivi sono ambientati nel mondo dei super-ricchi: mostrano agli spettatori cosa significa viaggiare in jet privato, vivere in case e yacht nei luoghi più esclusivi del mondo. Raccontano anche di persone disposte a tutto pur di ottenere un briciolo di questo sfarzo. Succession fa vedere l’altro lato della medaglia, quello reale. Per la prima volta, il pubblico ha la prova che i soldi non sempre comprano la felicità.
La genesi di un impero
Fin dalla prima stagione, nel 2018, la serie segue la famiglia Roy. Logan (Brian Cox) e i suoi quattro figli sono alla guida di un colosso dei mass media e dell’intrattenimento: la Waystar Royco. Quando Logan invecchia e inizia a pensare di passare il testimone, lo spettatore assiste allo stravolgimento della vita dei suoi eredi. Kendall (Jeremy Strong), Siobhan (Sarah Snook), Romulus (Kieran Culkin) e il sempre-dimenticato Connor (Alan Ruck) si impegnano per uscire dall’ombra del padre, ognuno a modo suo. Ma tutti affrontano problemi insormontabili. Con il progredire della storia si rendono conto di essere in guerra. Lottano per il controllo di una nave che sta andando rapidamente a fondo.
Quando HBO ha chiesto a Jesse Armstrong, ideatore della serie, a chi si fosse ispirato, lui ha snocciolato un elenco di nomi altisonanti: Hearts, Rupert Murdoch e Summer Redstone.
Un sacco di magnati reali. Abbiamo raccolto una miriade di questo tipo di relazioni di cui siamo a conoscenza.
Jesse Armstrong
Non sono solo i figli di Murdoch – Lachlan, James, Elisabeth e Prudence – ad avere alcune caratteristiche in comune con gli eredi ambiziosi di Logan Roy. I Roy e i Murdoch hanno molti altri parallelismi: entrambi i patriarchi sono magnati dei media negli anni Ottanta e Novanta, hanno diversi matrimoni alle spalle e tutti i figli attivi nella compagnia di famiglia.
Molti stili, un solo linguaggio
Succession arriva direttamente dalle pagine di Re Lear. È un tributo cupo e nichilista al groviglio di intrecci famigliari della nobiltà. Come Shakespeare, Armstrong crea un nuovo linguaggio. Reinventa la commedia drammatica attraverso una sceneggiatura piena di ironia, sarcasmo e dialoghi arguti e rapidi – sempre al punto giusto. La componente drammatica è accurata e la serie parla di abusi di ogni tipo; ma Armstrong ha la capacità di usare archetipi profondi ed eterni raccontando fatti, realtà e linguaggi strettamente contemporanei. Al contrario, un’altra serie HBO sulla ricchezza, come White Lotus, si mantiene sul versante della dark comedy presentando un omicidio nel primo episodio, che crea un ambiente cupo.
Per quanto riguarda il genere, Jeremy Strong ha un punto di vista personale:
Per me la posta in gioco è la vita e la morte; prendo Kendall sul serio come prendo la mia vita.
Jeremy Strong per il Newyorker
Probabilmente è proprio questo che rende i problemi di Kendall così comprensibili, ed è per questo che i fan simpatizzano con lui anche quando non sempre se lo merita.
Dramma senza eroi
Walter White (Breaking Bad), Don Draper (Mad Men), e Tony Soprano (I Soprano) sono per lo più personaggi pieni di difetti, antieroi.
Spesso nelle serie televisive, l’antieroe rappresenta un terreno fertile per la trama e la costruzione dei personaggi. Può aiutare a sovvertire personaggi stereotipati. In questi casi, la presenza di una controparte positiva è fondamentale. Porta equilibrio nelle azioni malvagie del protagonista. Anche in Succession si incontrano antieroi, ognuno dei quali agisce in modo oscuro e contorto.
Amore per l’odio
Non ci sono controparti buone, ma un gioco di azioni che producono conseguenze terribili. In questo mondo, l’unica prova di vittoria è la distruzione dell’avversario. Per questo i personaggi di Succession sono infinitamente ricchi e famosi e hanno una vita carente sotto tutti gli altri aspetti. Proprio come Dr. House è in netto contrasto con i protagonisti dei classici medical drama, alla ER o Grey’s Anatomy, la famiglia Roy è tutto tranne stereotipata. I protagonisti sono disposti a tutto per il potere: anche a distruggere i familiari. La domanda che sorge spontanea è perché il pubblico ami vedere un odio tale.
In Succession si assiste a un esercizio di potere e a un’ossessione perversa e infinita per la ricchezza. La negatività di fondo di ogni personaggio è irresistibile. Ed è inevitabile provare un po’ di piacere di fronte a ogni svolta terribile nella vita di Roy.
I protagonisti sono personaggi e al tempo stesso caricature. Giocano con lo spettatore, che alla fine empatizza con persone così malvagie. Forse perché in fondo si tende a credere che sotto il marcio resti sempre qualcosa da salvare. Come tutti, i protagonisti di Succession affrontano traumi che impediscono loro di essere migliori. Davanti alla TV, l’impulso è di gridare:”Vattene da lì!”. Sono condannati all’infelicità, imprigionati nelle sabbie mobili di relazioni famigliari che li consumano.
Dramma generazionale
Il punto nevralgico della storia non sono solo i personaggi, ma i loro valori e come si rapportano all’ambiente, alla cultura americana. Il momento storico è cruciale: sono gli anni del passaggio della TV e del giornalismo al digitale. Una crisi che – al netto di aerei privati, ville e altri fasti – assomiglia a qualcosa che molti hanno vissuto o stanno vivendo. Si crea uno scontro generazionale fra una visione moderna del mondo e una conservatrice, basata sull’esperienza.
Kendall è il primo ad agire contro il padre, cercando di modernizzare l’azienda. Ma Logan vuole il monopolio statunitense sulle notizie. Tutto sommato, nessuno dei suoi quattro figli è in grado di portare avanti l’impero mediatico che il patriarca ha costruito. Forse è un impero destinato a scomparire: i barbari – sottoforma di crisi dei media tradizionali – sono alle porte e premono per entrare.
L’impero, però, è la sua vita. Perché dovrebbe rinunciarvi? Succession non parla di odio ma riflette su un sentimento contemporaneo, tipico di un’epoca di abbondanza: l‘invidia. Verso i bambini e i giovani.
Il successo di Succession
In un’epoca in cui spesso hanno più appeal le serie che raccontano storie di riscatto (Squid Game o Maid), Succession è schietta nel mostrare la ricchezza e le sue logiche perverse. Ai Golden Globes del 2022, la terza stagione di Succession ha trionfato sulla popolarissima serie televisiva sudcoreana.
Oltre alla vittoria nella categoria miglior film drammatico, ha portato a casa altri due Golden Globes per Jeremy Strong e Sarah Snook. Come dimostrano i verdetti della Hollywood Foreign Press Association e di numerose altre giurie (Emmy, Writers Guild of America Award, Critics’ Choice Television Award, Peabody Award, SAG Award), Succession è una serie unica nel suo genere, imprevedibile e affascinante.
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