Kobane Calling | Zerocalcare racconta la lotta per un ideale
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Kobane Calling è un reportage illustrato del fumettista e grafico italiano Michele Rech, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Zerocalcare (La profezia dell’armadillo, Dimentica il mio nome). Racconta i suoi viaggi da Roma alla Turchia, alla Siria e all’Iraq tra i difensori curdi di sinistra del Rojava, o Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale. La prima parte dell’opera è uscita nel gennaio 2015 sul settimanale italiano Internazionale. Nel 2020 è uscita la versione aggiornata Kobane Calling Today, stampata da BAO Publishing come la prima edizione. Nel 2021 è uscita la versione podcast.
Kobane è una città siriana al confine con la Turchia. Dal settembre 2014 è stata un campo di battaglia tra i militanti dello Stato Islamico (IS) e i combattenti curdi. Due unità di protezione curde, l’YPJ (tutto al femminile) e l’YPG (misto), hanno retto l’assedio di Daesh (IS). Di conseguenza, il 26 gennaio 2015, i curdi hanno cacciato l’IS dalla città.
L’autore si è recato in Rojava con il convoglio romano diretto a Kobane. Ha viaggiato con un gruppo di persone provenienti da diversi centri comunitari con due obiettivi in mente. Assicurare gli aiuti umanitari e fare una campagna di informazione su quanto stava accadendo.
Rojava calling
Zerocalcare è molto affezionato al luogo in cui vive, il quartiere di Rebibbia a Roma. Tuttavia, è andato in Rojava seguendo la spinta di emozioni e sentimenti che non riusciva ancora a comprendere. Li rappresenta come la versione pixelata del suo cuore, che giace a Kobane. Alla fine del fumetto, sarà chiaro che Zerocalcare sente che ogni lotta che ha combattuto nella sua vita ha un senso, grazie all’esistenza del modello Rojava.
Nel 2011 un gruppo di curdi siriani ha dichiarato l’autonomia della striscia di terra chiamata Rojava durante la guerra civile siriana. Il Rojava è una democrazia con un contratto sociale basato sulla pluralità etnica e religiosa, sulla partecipazione comunitaria, sull’emancipazione femminile, sulla ridistribuzione della ricchezza e sulla tutela dell’ambiente.
Ciò che Zerocalcare ritrae nella sua opera, con le sue molteplici sfumature e contraddizioni, è la vita quotidiana di questa terra. La sua stessa esistenza rappresenta la realizzazione di un ideale. In altre parole, qualcosa da cui pensa che gli occidentali possano trarre ispirazione. Come dice il comandante donna Asrin nel libro:
Prima di tutto, ognuno di noi deve imparare a uccidere il maschio dominante dentro di sé e negli altri, uomini e donne. Mettere in discussione il genere, sfidare le relazioni secolari tra uomini e donne… è il fondamento della rivoluzione.
Ah, l’ironia
Ciò che caratterizza lo stile narrativo di Zerocalcare è il modo ironico in cui racconta le sue storie. Ogni opera, dalle strisce (quasi) quotidiane ai libri più lunghi, ha come protagonista una caricatura di se stesso. Il suo avatar mostra il mondo attraverso i suoi occhi, con l’ironia che lo contraddistingue ed espressioni intraducibili dal dialetto romano, come l’iconico “mortacci tua”.
Anche in Kobane Calling riesce a trattare temi difficili come la guerra e lo Stato Islamico senza perdere la sua leggerezza, raggiungendo a un pubblico incredibilmente vasto in Italia e nel resto del mondo.
Quando il giornalismo incontra i fumetti
Fondendo graphic novel e diario di viaggio, Kobane Calling è una delle opere più brillanti e significative di Zerocalcare. Umoristico e drammatico, divertente e informativo, affronta il tema della guerra raccontando una storia personale, proprio come ha fatto Marjane Satrapi con Persepolis. Questa graphic novel è la prova che il graphic journalism è un genere solido, come dimostrano opere come The Photographer: Into War-Torn Afghanistan with Doctors Without Borders di Didier Lefèvre o Burma Chronicles di Guy Delisle.
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