Guardare Can't Help Myself è come osservare un animale in gabbia
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L’opera Can’t Help Myself, realizzata dagli artisti cinesi Sun Yuan & Peng Yu, è una macchina all’interno di un cubicolo di vetro, illuminata a giorno dal soffitto con luci TL. La macchina consiste in un braccio robotico del tipo che viene spesso utilizzato nelle linee di produzione, ad esempio nelle fabbriche di automobili. Ma questo braccio, appositamente modificato, ha un solo compito: spazzare un liquido, di colore rosso scuro e simile al sangue, per formare un cerchio perfetto.
Un lavoro senza fine
Si tratta di un lavoro sisifeo perché il liquido continua a scorrere. La macchina lavora senza fine per completare un compito che non viene mai portato a termine. Questa sensazione di lavoro senza fine viene amplificata dall’ambiente circostante. Il robot è rinchiuso dentro un cubicolo che ha le caratteristiche di un ufficio, o forse lo spazio di lavoro di un funzionario doganale. Non c’è una porta, nessun modo di uscire.
Questo compito impossibile viene interrotto di tanto in tanto da una combinazione di 32 passi di danza che attribuiscono immediatamente un carattere spaventosamente umano al robot. Il braccio robotico non lavora soltanto – can’t help myself (“non riesco a trattenermi”), come dice il titolo – ma interrompe il suo compito agitando il sedere, salutando i visitatori, eseguendo una “giravolta”, “grattandosi un prurito”, “inchinandosi e scuotendosi”, facendo le “mani jazz” o una piroetta. Molti dei passi di danza pre-programmati hanno un aspetto familiare. Questi trasformano immediatamente il braccio robotico in qualcosa di quasi umano. È diventato un vero Sisifo, che si prende una pausa di danza dal suo lavoro senza fine.
Interazione umana
Sopra il cubicolo ci sono dei sensori di riconoscimento visivo che misurano se il liquido si avvicina a un cerchio perfetto e se ci sono visitatori. In entrambi i casi, il robot inizia a esibirsi, a ballare, a muoversi e a salutare, interagendo con i visitatori.
Guardare Can’t Help Myself è come guardare un animale in gabbia e i visitatori interagiscono come tale con il braccio robotico. L’opera è pervasa da un umorismo cupo. E per quanto si possano apprezzare i passi di danza, non si può fare a meno di notare la gigantesca pozza di sangue ai suoi piedi.
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