Il Trono di Spade | Quando la TV punta in alto
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Mentre diverse dinastie si contendono il Trono di Spade nella leggendaria terra di Westeros, una misteriosa minaccia torna a perseguitare i vivi dopo migliaia di anni. Niente meglio dei numeri può dare la dimensione dell’impatt de Il Trono di Spade sul pubblico mondiale: è stato girato in 10 Paesi, ha coinvolto quasi 13mila comparse solo in Irlanda del Nord e più di 12mila parrucche e acconciature diverse, 13mila riprese in VFX e più di 15mila litri di sangue artificiale.
Tratta dai libri di George R.R. Martin, prodotta dalla HBO (la stessa di Euphoria, Piccole Grandi Bugie, Chernobyl, e molte altre) e poi diventata un fenomeno culturale, questa serie ha segnato un passaggio radicale nella “dimensione” delle epopee televisive. Dimostra che la progettazione e realizzazione – dalla scrittura e produzione alla scenografia, dagli effetti visivi alle strategie di marketing – può avere la stessa aspirazione di un film di Hollywood.
Una formula di successo
Ultimamente, serie come The Witcher, Vikings e Frontiera hanno seguito la stessa formula del fantasy bellico. Altre, come I Borgia e Peaky Blinders, hanno approfondito in modo simile le dinamiche reali, familiari e di potere – la prima in particolare con un interessante parallelo tra Daenerys Targaryen e Lucrezia Borgia per quanto riguarda la sottomissione, l’iniziazione sessuale e la successiva crescita (grazie all’indipendenza conquistata).
Diversi eventi storici hanno ispirato la storia originale de Il Trono di Spade: la Guerra delle Due Rose, combattuta nel XV secolo tra le famiglie York e Lancaster, ma anche la costruzione del Vallo di Adriano, una fortificazione in pietra vicina al confine con la Scozia, che ha ispirato la Barriera della serie.
Un saggio televisivo sul potere
Pur essendo ambientato in un mondo antico immaginario, è un efficace saggio televisivo sul potere ai giorni nostri: ha innumerevoli colpi di scena, un finale controverso e molti elementi sovrannaturali – soprattutto la scelta del nemico come entità – che ricordano vagamente Il Signore degli Anelli.
In questo show, ogni personaggio può essere ucciso in qualsiasi momento, e questa è una scelta difficile da fare anche per il suo sceneggiatore, che ha confessato al Guardian: “Adoro tutti i miei personaggi, quindi è sempre difficile ucciderli, ma so di doverlo fare. Tendo a pensare che non sono io a ucciderli. Sono gli altri personaggi a farlo. Così mi scarico ogni senso di colpa”.
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