Narcos | L'epica contemporanea della guerra alla droga
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Che sia per la sigla Tuyo o per l’intensa interpretazione di Wagner Moura, Narcos ha avuto un impatto profondo sulla cultura di massa. La serie TV ripercorre la guerra fra il cartello di Medellin e l’American Drug Enforcement Administration (DEA), rappresentando uno dei primi tentativi di Netflix di compiere il salto di qualità. Segna anche il rilancio in chiave documentaristica di un tema, quello del traffico di droga, sempre attuale e accattivante, capace di fare la fortuna di prodotti come Breaking Bad. La produzione si basa su mesi di interviste con i personaggi reali, analisi di intercettazioni telefoniche e selezione di filmati di repertorio. In aggiunta, uno sguardo senza precedenti sul lato umano della vita di Pablo Escobar rafforza la coerenza della sceneggiatura. Partendo da questi elementi, Narcos ha trasformato le dinamiche dello spaccio di droga in un articolato e avvincente universo narrativo.
I narcotrafficanti al potere
Colombia fine degli anni ’70. Pablo Escobar (Wagner Moura), un contrabbandiere locale, entra nella produzione e spaccio di cocaina. Attraverso un’organizzazione capillare e la corruzione delle autorità, riesce a elevare i volumi e la portata del narcotraffico a livelli inediti. Quando un aumento della violenza, dovuto al consumo di droga, devasta Miami, Escobar è il più ricco criminale del pianeta. La sua influenza arriva fino ai palazzi del potere e mette a repentaglio la stabilità del paese. È a questo punto che gli Stati Uniti decidono di invertire la rotta. L’agente della DEA Stephen Murphy (Boyd Holbrook) si trasferisce a Bogotà, dove si unisce alle forze dell’ordine locali nella guerra alla droga. Da questo momento, Murphy e il collega Javier Peña (Pedro Pascal), sono trascinati in una guerra civile senza quartiere, capace di cambiarli sia come professionisti che come uomini.
Pablo Escobar: ritratto di un uomo
Insieme ad Al Capone e Totò Riina, il boss del cartello di Medellin è uno dei criminali più noti al mondo. Da Vendetta Privata (1989), con Timothy Dalton nei panni dell’agente 007, a Loving Pablo (2017), con Javier Bardem, Pablo Escobar è un personaggio affermato nell’industria cinematografica, un simbolo nella cultura popolare e una citazione frequente nella musica rap. Dal canto suo, Narcos ha contribuito alla diffusione della sua storia su scala mondiale, fornendo la sua originale interpretazione. La serie mira ad affrancarsi da stereotipi e preconcetti, esplorando il lato umano di Escobar.
Così, il personaggio appare strutturato e definito da continue contraddizioni. Nonostante sia il mandante di migliaia di omicidi, è un devoto padre di famiglia, un filantropo e un idolo del popolo. Ripudia le istituzioni e le leggi colombiane, eppure è un fervente patriota, perfino candidato alle elezioni. Non si definisce ricco, ma piuttosto una “persona povera con i soldi”. L’interpretazione di Moura dà vita a una caratterizzazione profonda e intima, capace di far empatizzare il pubblico con il tragico arco narrativo del narcotrafficante.
Tra realtà e finzione: uno stile documentaristico
Il realismo magico è definito come ciò che accade quando uno scenario altamente dettagliato e realistico è invaso da qualcosa di troppo insolito da credere. C’è una ragione per cui il realismo magico è nato in Colombia.
Stagione 1, Episodio 1
Fin dall’incipit, evocando l’auctoritas di Gabriel García Márquez in un’enigmatica citazione, la serie TV evidenzia la Colombia e il realismo come due dei suoi pilastri. Gran parte dei dialoghi è in spagnolo sottotitolato, una scelta che avrebbe potuto rivelarsi un azzardo. L’effetto, tuttavia, è immersivo e coinvolgente, grazie anche alle riprese nei luoghi dove gli eventi si sono svolti realmente. Inclusa proprio la casa di Medellin dove la parabola di Escobar giunse al termine. Da un punto di vista narrativo, la serie si sviluppa come un montaggio di riprese storiche d’archivio con ricostruzioni fittizie, il tutto commentato dall’agente Murphy come narratore esterno.
Tale approccio produttivo e registico si traduce in uno stile narrativo distintivo, che rivela la volontà di riflettere i fatti storici. Basti menzionare che Moura, madrelingua portoghese, frequentò corsi di spagnolo per mesi e prese quasi 20 kg per interpretare al meglio Escobar. Allo stesso modo, Holbrook e Pascal ebbero continui contatti con i veri agenti Murphy e Peña, che collaborarono alla serie come consulenti.
“Plata o plomo”: la legge spietata di Narcos
Narcos racconta la lotta al cartello colombiano senza nessun tipo di velo o edulcorazione. Una spirale di violenza in cui denaro, potere e politica si intrecciano e i confini fra bene e male sfumano. Nonostante il punto di vista americanocentrico, che ha sollevato diverse critiche, la serie denuncia il coinvolgimento degli Stati Uniti, svelando gli interessi politici ed economici sottostanti alla guerra alla droga. Gli stessi agenti della DEA non sono guidati da alcun principio morale o codice etico. Alla stregua dei fuorilegge che combattono, creano e rompono alleanze a seconda della convenienza, si sporcano le mani e sfidano i propri nemici con mezzi illeciti.
Per uccidere un mostro, a volte devi giacere con altri mostri.
Javier Peña (Pedro Pascal) – Stagione 3, Episodio 1
Alla luce di questo, il riferimento al realismo magico diviene più chiaro. Potere e denaro sono le forze in grado di muovere DEA, cartelli, corpi militari e cellule terroristiche su una scacchiera fluida, generando corruzione e degrado disumani. Uno scenario surreale che gli spettatori trovano difficile da credere, pur comprendendone la logica implacabile.
Un orientamento antologico
Le fortune di Narcos sembrava essere inestricabilmente legato a Pablo Escobar e alla Colombia. Nonostante questo, nel 2017 Netflix ha dimostrato che il narcotraffico è un filone narrativo che non conosce limiti. La terza stagione ruota attorno alla lotta al cartello di Cali, dopo la disfatta della criminalità di Medellin.
Nel 2018, gli orizzonti della serie si sono allargati ulteriormente. Narcos: Mexico ha segnato un nuovo inizio, incentrato sul paese che costituisce l’attuale epicentro del traffico globale di cocaina. Le nuove stagioni mantengono i tratti distintivi del franchise e, allo stesso tempo, riescono a rinnovarne il linguaggio. Gli interventi del narratore esterno si riducono a favore di una sceneggiatura più organica e immediata. I cartelli della droga e i relativi protagonisti si moltiplicano, creando un intreccio di trame parallele che convergono in una narrazione corale. Dalla libertà di stampa al femminicidio, gli effetti del narcotraffico vengono raccontati da punti di vista nuovi e complementari. Non da ultimo, emerge un rinnovato spirito sociale, con l’intento di rafforzare la consapevolezza delle responsabilità dei Paesi importatori di droga.
L’America è il più ampio mercato di droghe illegali al mondo. Eppure, continuiamo a concentrarci sulla lotta all’offerta, senza guardare alla domanda, l’unico modo in cui possiamo vincere questa battaglia.
Eric Newman, intervista con Anupama Chopra, 2018
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