Il Commissario Montalbano | L'essenza della Sicilia
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Il Commissario Montalbano | L'essenza della Sicilia

Il Commissario Montalbano | L'essenza della Sicilia

Postato il 15 Giugno, 2022
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Salvo Montalbano, abile commissario di polizia, nasce nel 1994 dalla penna di Andrea Camilleri. È il 1999 quando il personaggio viene adattato per la televisione da Alberto Sironi. Da un lato, protagonista di una serie poliziesca raffinata e sui generis; dall’altro, un simbolo. Montalbano rappresenta, infatti, la Sicilia, i pregi e i difetti di un’isola contraddistinta da un’identità forte quanto controversa. Il Commissario Montalbano parla a tutti, scavando nelle imperfezioni, tentazioni e brame comuni a tutto il genere umano.

Una combinazione bilanciata di particolare e universale che ha consentito alla serie di raggiungere spettatori in oltre 60 paesi. I luoghi dove il commissario conduce le sue indagini, fra una cena, un calice di vino e nuotate mattutine, sono addirittura diventate destinazioni di un turismo di nicchia. Intanto, sia i nuovi episodi sia le repliche continuano a segnare ascolti record sulle reti televisive italiane.

Crimini vista mare

Salvo Montalbano (Luca Zingaretti) è il commissario di polizia di Vigàta, città immaginaria della Sicilia Meridionale. Burbero e riservato, ama condurre una vita abitudinaria, accogliendo nella sua intimità poche persone fidate. Fra queste, la genovese Livia (Sonia Bergamasco), con cui intrattiene una relazione a distanza. Ma la sua vera famiglia è la squadra di polizia. In particolare, è molto affezionato al suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci), incurabile donnaiolo, e all’ispettore Giuseppe Fazio (Peppino Mazzotta), poliziotto zelante e scrupoloso. Con il loro supporto e il suo formidabile intuito, Montalbano è chiamato a risolvere una serie di intricati casi che sconvolgono la vita oziosa di Vigàta.

La serie prende le mosse da una tradizione consolidata di prodotti polizieschi. Gli scandali che investirono il panorama politico italiano nei primi anni ’90 hanno contribuito a rafforzare il rapporto de Il Commissario Montalbano con la realtà. La Piovra (1984-2001), in particolare, definì i toni e gli stilemi utili a raccontare la lotta alla criminalità organizzata in Italia. Lo stesso fecero negli Stati Uniti Miami Vice e Law & Order. Il genere ha conosciuto un notevole revival negli ultimi anni, con prodotti come Mindhunter, Fargo e The Undoing. Dal canto suo, l’opera di Sironi ha inaugurato un prolifico trend di serie poliziesche, caratterizzato da un marcato regionalismo. Fra queste, I Bastardi di Pizzofalcone e Rocco Schiavone.

La Sicilia come un microcosmo narrativo

Invero, ciò che più cattura l’attenzione nei 37 episodi della serie è il ritratto vivo e ammaliante della Sicilia. Una fascinazione dovuta non solo a un cospicuo utilizzo del dialetto e a un cast prevalentemente locale. L’isola, infatti, riveste un ruolo di vero e proprio personaggio, emergendo come un mondo a sé stante, con propri ritmi, regole e prassi.

A questo contribuiscono, in particolare, precise scelte registiche e di sceneggiatura. Al posto di inseguimenti adrenalinici, scontri all’ultimo sangue e continui colpi di scena, la serie presenta una struttura alternativa. Passeggiate fra architetture barocche, intermezzi comici e scene di puro godimento dei piaceri della vita. Sono tutti elementi che si alternano in ciclo rituale che ricorda il movimento delle onde. Non è un caso che molti episodi si aprano e terminino con un’inquadratura del mare, come se i suoi flutti fossero ciò che realmente guida l’agire dei personaggi.

Anche il tempo appare sospeso. Gli spettatori riescono a percepire gli eventi come in qualche modo contemporanei, anche se privi di precisi riferimenti all’attualità. La colonna sonora di Franco Piersanti contribuisce a creare un’atmosfera quasi onirica.

La giustizia secondo Montalbano

Quest’immagine cristallizzata della Sicilia si presta a un’indagine dell’animo umano. I personaggi coinvolti nei casi del commissario costituiscono una variegata selezione di vizi e virtù. Lealtà, fedeltà e sincero affetto trovano la propria rappresentazione, così come i loro più oscuri opposti. Tradimento, rancore, corruzione e amore morboso si celano dietro relazioni apparentemente ideali. In veste di detective, Montalbano disseziona i rapporti di famiglia, amicizia e amore, le unità fondamentali della società, per trovarsi faccia a faccia con le loro versioni più degenerate.

Questo processo analitico non risparmia le istituzioni politiche e i costrutti sociali. Richiamando Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, gli abitanti e le autorità di Vigàta appaiono rassegnate e impotenti di fronte al crimine. Esso sembra essere considerato un contrappasso necessario per la bellezza della Sicilia. È proprio il protagonista l’unico a opporre resistenza ad abusi e ingiustizie, anche quando sente di lottare contro i mulini a vento:

Quante piramidi aveva costruito la mafia grazie alle coperture politiche? Noi avevamo aperto un buco in quella piramide per guardarci dentro, avevamo scoperto quel verminaio, reciso quel legame tra mafia e politica. Ma quanti anni, quanto lavoro, quanti morti innocenti sarebbero stati ancora necessari per spazzare via del tutto quel fango?

Il Commissario Montalbano La Piramide di Fango, 2015

Image courtesy of: Fabrizio di Giulio

Montalbano si rompe la testa, come il Capitano Bellodi ne Il Giorno della Civetta di Leonardo Sciascia, combattendo un sistema sociale e politico marcio e restio a cambiare. Tuttavia, anche se ne avesse la possibilità, non lascerebbe mai la Sicilia. A trattenerlo non è solo il suo senso del dovere, ma anche, e soprattutto, l’amore sconfinato per la sua terra. E quando turisti da tutto il mondo visitano i luoghi dove la serie è stata girata, non possono che pensare che siano qualcosa per cui vale la pena lottare.

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