Bones and All | Non si può sfuggire alla propria natura
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Bones and All | Non si può sfuggire alla propria natura

Bones and All | Non si può sfuggire alla propria natura

Postato il 03 Settembre, 2022

Year

Runtime

130'

Director

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Luca Guadagnino non è nuovo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il cinquantunenne regista italo-algerino, noto per opere come Chiamami col tuo nome (2017) e Suspiria (2018), omaggio dell’omonimo film di Dario Argento del 1977, ha presentato in occasione della 79° edizione del festival, il dramma horror adolescenziale Bones and All. Sebbene il film tocchi diversi temi ricorrenti nella filmografia del regista, il quadro complessivo risulta inaspettato. Cosa ci si deve aspettare perciò da questo film? Sicuramente, molto sangue.

Conoscere se stessi

Maren Yearly (Taylor Russell) è un’adolescente che vive con suo padre (André Holland). Fatta eccezione per la sua timidezza, non sembra diversa dai suoi coetanei. Questo finché morde una sua amica, cercando di mangiarle il dito. Per il padre di Maren, questo episodio è l’ultima goccia e i due si trasferiscono in un altro stato; quando poi il padre la abbandona, Maren deve capire come vivere da sola. Mentre il bisogno di mangiare carne umana persone si fa sentire sempre più forte.

Maren scopre presto di non essere l’unica mangiatrice (in versione orignale eater) e incontra una serie di personaggi, come l’eccentrico Sully (Mark Rylance), attraverso i quali esplora la sua condizione, oltre ai più comuni problemi adolescenziali. Dopo aver conosciuto Lee (Timothée Chalamet), un suo coetaneo anche lui mangiatore, Maren deve decidere se vuole vivere uccidendo e mangiando altre persone o se andare contro la sua natura e cercare di vivere come una ragazza comune.

Taylor Russell (left) as Maren and Timothée Chalamet (right) as Lee in BONES AND ALL, directed by Luca Guadagnino

Sopravvivere all’età della ricostruzione

Prima di andarsene, il padre di Maren lascia a sua figlia una cassetta. Attraverso questa registrazione della sua voce, che la ragazza ascolta per la maggior parte della storia, viene ricostruito il suo passato. Bones and All gioca con questo elemento, insieme alla ricerca della propria identità e all’indagine sulle origini di Maren, inserendo nel presente dei ricordi sotto forma di rapidi flashback. Questi lampi narrativi spiccano in una regia che non cerca, altrimenti, di attirare l’attenzione su di sé.

Lo stesso discorso non vale per la colonna sonora. I compositori Trent Reznor e Atticus Ross, che hanno già lavorato insieme in film acclamati come The Social Network, riescono a dare a molte scene maggior spessore attraverso la colonna sonora. La musica, principalmente tesa e minacciosa, infonde ora ansia ora ironia, e talvolta contribuisce a creare il significato in scene che altrimenti sarebbero state più banali.

Director Luca Guadagnino on the set of BONES AND ALL

Giovani, ma affamati

Bones and All affonta uno dei temi più cari a Guadagnino, l’adolescenza con la scoperta dell’amore e di se stessi, e lo mescola con la sete di sangue e la narrazione inquietante che ha dimostrato di saper padroneggiare in Suspiria. Il risultato è un film che mostra i personaggi alle prese con questioni più grandi di loro, ma al contempo senza mostrare le implicazioni – legali o criminali – legate alle loro azioni, fatte eccezione per il senso di colpa.

Il tono, lontano da quello di Raw di Julia Ducournau, è un po’ più leggero e ironico. Un esempio è il personaggio di Rylance, la cui balbuzie e il cui aspetto bizzarro lo rendono una presenza grottesca e provocano più di qualche risata tra il pubblico.

Maren and Lee in BONES AND ALL

Con Bones and All, Luca Guadagnino dimostra ancora di avere interesse per l’horror, che è disposto, almeno per ora, ad affrontare senza però allontanarsi dai suoi temi e attori abituali. Se da un lato queste scelte potrebbero risultare un compromesso per alcuni amanti del genere, dall’altro possono creare trame nuove e imprevedibili. 

Bones and All contiene molto sangue, cannibalismo e altri elementi oscuri, ma non è tutto qui. Se si è in grado di sopportare la visione di qualche corpo masticato, l’opera di Guadagnino potrà apparire come un dramma adolescenziale sulla ricerca dell’identità, e con una particolare vena grottesca.

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