Parasite di Bong Joon-ho | Un film che ridefinisce il concetto di genere
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Dopo due film in lingua inglese, Snowpiercer (2013) e Okja (2017), il regista coreano Bong Joon-ho ha fatto ritorno in scena con Parasite. Ambientato a Seoul, il film racconta una storia che supera ogni definizione ed etichetta. Si posiziona infatti un limbo fra generi che, nel corso degli anni, è diventato per Bong estremamente familiare.
Alternando black comedy, thriller, satira, drammi familiari e horror, la storia segue le vicende della famiglia Kim. Appartenenti agli strati più bassi della società, i suoi componenti cercano un modo per infiltrarsi nell’ambiente della ricca famiglia Park. E ci riescono, creando nomi e identità false per assicurarsi un lavoro e un tanto agognato stipendio stabile. Per Bong, il film è intrinsecamente connesso con il cosiddetto “Hell Joseon”. Questo fenomeno culturale della Corea attuale si riferisce alla disparità economica e disoccupazione giovanile. Anche la topografia tematica del film riflette la vita nella capitale. Bong lo chiama “film di scale” proprio perché ogni classe sociale occupa un gradino differente della scala sociale. I ricchi vivono in regge sulle colline, mentre i poveri sono semi-sepolti nei loro appartamenti seminterrato.
Un successo globale
Parasite ha avuto un successo senza precedenti su scala globale. Dopo soli pochi mesi dall’uscita, si è aggiudicato la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2019. È stato il primo film della Corea del Sud a vincere tale premio. Inoltre, è stato anche la prima pellicola non in lingua inglese a vincere l’Oscar come miglior film, alla 92ª edizione della cerimonia dei Premi Oscar. Il film ha garantito il riconoscimento di Bong, ma anche della tradizione cinematografica coreana a cui appartiene, una tradizione che ha celebrato il suo centenario proprio con l’uscita di Parasite.
Appartenente alla generazione del Nuovo Cinema Coreano, Bong è salito alla ribalta nei primi anni 2000, insieme a Park Chan Wook, Lee Chang Dong, Kim Jee Woon, e Kim Ki Duk. Tutti loro hanno contribuito al riconoscimento del loro cinema nazionale nel mondo. Il film del 2018 di Lee Chang Dong, Burning, è stato anch’esso nominato sia a Cannes che agli Oscar.
Una critica al capitalismo
Se Parasite ha avuto un successo globale sicuramente è grazie al mix brevettato da Bong di “paura, ansia e senso dell’umorismo che fa ridacchiare”, oltre che all’amore per i plot twist di stampo Hitchcockiano e a una raffinata critica sociale, espressa attraverso gli elementi visivi.
Anche se ambientato a Seoul, la critica è diretta in generale al capitalismo e alle sue deviazioni: un mondo in cui le disuguaglianze sono così marcate che la mobilità sociale diventa un sogno irraggiungibile o, per coloro che stanno in cima alla scala, un incubo.
Lo stile visivo è preciso e letterale, esplicitamente simbolico nell’uso della luce, dello spazio e della geometria. È così intuitivo che difficilmente ha bisogno di parole. Con Parasite, Bong Joon-ho ha costruito un gotico domestico contemporaneo, una storia di lotta di classe che coinvolge tutti i suoi personaggi e che, alla fine, porta il pubblico a interrogarsi su chi sia davvero il parassita.
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