Nomadland di Chloe Zhao | Ci vediamo lungo la strada
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Nomadland di Chloe Zhao | Ci vediamo lungo la strada

Nomadland di Chloe Zhao | Ci vediamo lungo la strada

Postato il 28 Gennaio, 2024

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107'

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Strade deserte, case distrutte, deserto tutt’attorno: è la città di Empire, Nevada, nel 2011. Una città mineraria nata intorno alla Gypsum Corporation, abbandonata dopo la recessione del 2008 e diventata, ufficialmente, una città fantasma. Fern, la protagonista del film Nomadland (2020) di Chloe Zhao, è il fantasma che la infesta.

Una Empire perduta

O almeno, questo è il punto in cui incontriamo Fern: vive in camper, incapace di restare a Empire e anche di abbandonare i ricordi che legano la città a suo marito, ormai morto. Ma con l’arrivo dell’inverno è costretta a muoversi verso sud. Quella che segue è un’odissea attraverso l’America moderna, un film on the road, un esame del sogno americano e una contemplazione esistenziale sul crepuscolo della vita.

Realtà e finzione in Nomadland

Basato sul libro di Jessica Bruder, Nomadlan: Surviving America in the 21st Century (2017), il film di Zhao occupa un posto inusuale tra finzione e realtà. Interpretata da Frances McDormand, Fern è un personaggio inventato, ma chi la circonda non lo è. Sono membri di una vera comunità nomade: il fondatore del Rubber Tramp Rendezvous, Bob Wells, il kayaker Swankie, il viaggiatore su treni merci Derek Endres. Zhao, con l’aiuto degli obiettivi grandangolari e dalla profonda messa a fuoco del direttore della fotografia Joshua James Richards, è abile nel far emergere la performance del cast di non-attori. Una capacità già dimostrata in The Rider, del 2017.

“Credo che abbiamo bisogno della realtà e della finzione,” sostiene in un’intervista per la CNN. “Dall’alba della civilizzazione abbiamo avuto la poesia, la narrazione, le allegorie e i miti che ci hanno aiutato a dare un senso (al mondo) in uno spazio sicuro […] A volte, penso che il miglior modo di trasmettere la verità sia attraverso la poesia”. 

Secondo McDorman, Fern assume il ruolo di una docente. Impara, a nome del pubblico, a conoscere lo sfruttamento della gig economy e dei lavoratori migranti, gli effetti duraturi della Grande Recessione e le carenze del sistema capitalistico americano, le persone che Bob Wells descrive come “cavalli messi al pascolo dalla tirannia del dollaro”: veri e propri fantasmi.

La verità attraverso la poesia

Ma Nomadland non è un documentario, e il viaggio di Fern passa senza soluzione di continuità da queste fredde realtà a momenti di poesia di cui parla Zhao. Il tramonto sulle pianure, una nuotata in un torrente ghiacciato, la grandezza primordiale delle foreste di sequoie: qui Fern trova la pace e un senso, accompagnata dalle note riflessive della colonna sonora di Ludovico Einaudi. Poi torna a vagare.

Nel 2021, Nomadland vince l‘Oscar al Miglior Film e Chloe Zhao quello per la Miglior Regia. È un film sull’incertezza, intesa come stato esistenziale e non come momento che precede una decisione. Si tratta di trovare o creare la vita in questa incertezza, invece di lasciarsi perseguitare da un passato che non tornerà. 

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