Stoner di John Williams | La storia di una vita ordinaria
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Stoner, dell’autore americano John Williams, ha una storia editoriale peculiare. Pubblicato per la prima volta nel 1965, il romanzo non ha alcun successo e viene presto dimenticato. Torna in circolazione molti anni dopo, grazie alla ristampa da parte dell’Università di Arkansas Press. Ma la vera rinascita arriva nel 2006, quando la New York Review of Books Classics (NYRB) lo ripubblica, riaccendendo l’interesse dei critici letterari. Dal 2011 Stoner acquisisce un grande successo all’estero, soprattutto in Inghilterra, Germania, Francia e Italia. Nei Paesi Bassi diventa un bestseller.
È una fama che in America Stoner non raggiunge mai. In un articolo pubblicato nel 2013 dal New Yorker, lo scrittore e giornalista Tim Kreider scrive:
“Stoner è innegabilmente un buon libro, ma capisco anche perché non è il libro romantico preferito nel suo paese natale. Si può descrivere quasi come un anti-Gatsby”.
In effetti, gli eventi del protagonista del romanzo di William si distanziano molto da quelli de Il Grande Gatsby di Scott Fitzgerald. La vita di Stoner, il personaggio principale che dà il titolo al romanzo, non è accattivante né intricata. Non c’è eroismo, ambizione, ricchezza, ma solo ordinarietà e passività.
Anche se Stoner è una storia di fantasia, William e il suo protagonista hanno alcuni aspetti in comune. Entrambi hanno origini umili e hanno passato l’infanzia in una fattoria. Condividono la passione per la letteratura e finiscono per diventare professori universitari. Quella di William, morto nel 1994 per insufficienza respiratoria, è una vita ordinaria come quella del suo personaggio. Quindi l’autore non ha potuto assistere al successo internazionale di Stoner. Nel frattempo ha pubblicato due collezioni di poemi e altri tre romanzi: Nulla, solo la notte, Butcher’s Crossing e Augustus, che vince il National Book Award per la Narrativa nel 1973.
Il potere della letteratura
Stoner segue le vicissitudini di un ragazzo di campagna, che nei primi anni del 1900 si iscrive all’Università di Missouri per studiare Agricoltura. Mentre segue il corso obbligatorio di letteratura inglese, rimane affascinato dalla materia: dopo aver letto il Sonetto 73 di Shakespeare, decide di passare a un indirizzo umanistico.
“L’amore per la letteratura, il linguaggio, il mistero della mente e del cuore che si manifestano nelle minuscole, strane e inaspettate combinazioni di lettere e parole, nella stampa più nera e fredda, l’amore che aveva nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a mostrarsi, dapprima timidamente, poi con coraggio e infine con orgoglio.”
La letteratura cambia la direzione della vita di Stoner. Era destinato a lavorare in una fattoria, invece diventa professore di inglese all’università. Nel frattempo incontra una giovane ragazza di nome Edith e si sposa. Tuttavia, Stoner realizza presto che il suo matrimonio è una delusione e che la sua carriera non decollerà mai. Nel romanzo, la letteratura rappresenta per Stoner un paradiso sicuro in cui rifugiarsi quando la sua realtà diventa troppo difficile da sopportare. Infatti, dedica la sua intera vita a studiare e insegnare, le uniche fonti di vera felicità per lui.
Un’esistenza solitaria e mediocre
Stoner racconta il dramma della solitudine come ha fatto Edward Hopper (1882-1967), uno degli esponenti del realismo americano, nei suoi dipinti. La sua opera artistica è caratterizzata da scene della vita quotidiana con personaggi che vivono in una dimensione isolata. Il suo dipinto Room in New York (1932) richiama alla relazione tra Stoner e sua moglie Edith. Un uomo e una donna, probabilmente marito e moglie, sono seduti nel salotto e non si guardano. Sembrano due sconosciuti. La mancanza di comunicazione tra i due soggetti è evidente. Il silenzio e il senso di alienazione presente nella scena ricorda l’atmosfera del romanzo di William.
Stoner vive una vita caratterizzata dalla solitudine. Il suo matrimonio è un totale fallimento. Lui e sua moglie non possono parlare dei loro problemi ed esprimere le loro paure, rabbia e frustrazione. Per Edith, la conseguenza è l’alternanza di crisi depressive e malattia con momenti di pura cattiveria verso suo marito. Ma Stoner non reagisce mai – rimane nella sua rassegnazione silenziosa. Alla fine, affronta la sua vita con una maschera di indifferenza, scendendo a compromessi e abbandonando le sue ambizioni. Una vita del tutto ordinaria insomma, ma che vale comunque la pena di vivere.
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