Le Otto Montagne | Una vetta da scalare
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Le Otto Montagne | Una vetta da scalare

Le Otto Montagne | Una vetta da scalare

Postato il 30 Novembre, 2021

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199 pages

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Pietro è un ragazzino che trascorre l’estate in un paesino di montagna. Lì incontra Bruno, nato e cresciuto sulle Alpi. I due crescono insieme, un’estate dopo l’altra, esplorando boschi e pascoli, imparando a vivere. E insieme scoprono che, per quanto possano essere diversi, avranno sempre qualcosa in comune. Una vetta da scalare.

Pubblicato da Einaudi nel 2016, Le otto montagne è il primo romanzo di Paolo Cognetti. Ha vinto il Premio Strega nel 2017 ed è stato tradotto in trentacinque lingue. Ne è stato tratto un film omonimo, con la regia di Charlotte VandermeerschFelix Van Groeningen, presentato a Cannes nel 2022. Cognetti ha iniziato scrivendo racconti, seguiti da guide turistiche e diari personali. Ha vinto il premio Lo Straniero (2009) e il Subway-Letteratura.

Tempi e altezze

I genitori di Pietro provengono da paesi di montagna. Si sono conosciuti scalando, per poi trasferirsi a Milano per lavoro. Appena se lo possono permettere, comprano una baita a Grana, ai piedi del Monte Rosa, in cui trascorrere l’estate. Il padre di Pietro è appassionato di alpinismo: ogni mattina esce prima che sorga il sole verso una cima inesplorata. Sua madre trascorre le giornate a casa, cercando di fare amicizia con i vicini. Fra questi, c’è la famiglia di Bruno: sono pastori, riservata gente di montagna. Presto Pietro e Bruno diventano inseparabili e passano le giornate sui pendii nei dintorni.

Un giorno, il padre di Pietro decide di portarli entrambi con sé in una lunga escursione fino a un ghiacciaio. Per la prima volta, però, il figlio capisce che la montagna può non essere amichevole. Bruno si arrampica sulle rocce come uno stambecco, mentre Pietro scopre di soffrire di mal di montagna. Nonostante cerchi di dissimulare il malessere, i tre sono obbligati a tornare indietro prima di raggiungere la vetta. Per la prima volta, Pietro sente di non poter soddisfare le aspettative del padre.

La storia segue tre distinti momenti delle vite di Pietro e Bruno. Il primo capitolo, Montagna d’Infanzia, racconta le avventure di due ragazzini agli albori della loro amicizia e il primo avvicinamento di Pietro ai monti. In La Casa della Riconciliazione, Pietro rincontra Bruno dopo alcuni anni e scopre la propria passione per l’arrampicata su roccia. L’ultimo capitolo, Inverno di un Amico, ritrova i due protagonisti ormai adulti e i problemi che devono affrontare, abitando entrambi in alta montagna, sebbene in diversi continenti.

Di padri, figli, e monti

Il punto di vista di Pietro analizza l’evoluzione della relazione fra padre e figlio, fra amici a diverse età, fra uomini e montagna. Queste, lontane dall’essere semplici ambientazioni, diventano veri e propri personaggi. Le montagne hanno una propria personalità, in grado di determinare lo sviluppo degli eventi. Come Pietro comprenderà da adulto, la montagna è il solo luogo in cui suo padre si sia sentito se stesso. “E sapevo una volta per tutte di aver avuto due padri”, afferma. L’uomo che ricorda, uno straniero con cui abitava, sempre più distante; e poi il “padre di montagna”, quello che aveva conosciuto meno, ma in silenzio aveva provato a costruire il loro rapporto. Il secondo aveva comprato un rudere per suo figlio. E per lui, Pietro decide di ricostruire la casa con l’aiuto di Bruno.

Oltre alla casa, il padre di Pietro gli ha lasciato la possibilità di ricostruire una profonda amicizia. L’estate che Pietro e Bruno passano insieme a lavorare al rudere segna un nuovo inizio per il loro legame. Condividono tutto e, ancora una volta, sembrano farsi forza a vicenda. La nuova casa diventa per entrambi un rifugio, un luogo di riconciliazione fra Pietro e Bruno, ma anche con il padre dei ricordi di Pietro. 

Nella sua recensione per The Guardian, Ben East evidenzia come il romanzo di Cognetti sia un rustico racconto di formazione. Non solo per il suo linguaggio semplice e familiare, ma anche per le suggestioni poetiche e immediate. Come Stand by Me di Rob Reiner (1986) riesce ad affrontare con delicatezza la scoperta della morte da parte dei bambini, Le Otto Montagne riesce a essere delicato e brutale allo stesso tempo. Lo stile narrativo evita sentimentalismi e dà voce al silenzio, esprimendo forti emozioni. Più che raccontata, ogni cosa è percepita, con un delicato equilibrio di una scrittura elegante e tagliente.

Diversi modi per diventare adulti

Mentre Pietro cresce, il suo sguardo sulla realtà si fa più profondo e le diversità fra lui e Bruno evidenti. Il primo è silenzioso, meditativo, intellettuale,a volte fragile, ma molto sensibile; il secondo, da sempre selvaggio e deciso, diventa come la maggior parte dei montanari. Si trova un lavoro ordinario, passa tempo con i colleghi al bar e non si lascia abbattere dalle difficoltà. Hanno scelto due modi opposti di diventare adulti: mentre Pietro sembra avere problemi a trovare un posto in cui fermarsi, in fuga dalle avversità, Bruno è fermo e solido come una roccia, impassibile nelle tempeste.

In viaggio sull’Himalaya, Pietro incontra un uomo che gli racconta la leggenda delle otto montagne: alcuni uomini sono nati per scalarle, altri sono nati per salire sulla più alta, quella nel mezzo. Pietro domanda quale sia il miglior modo di vivere, ma nessuno lo sa. Si sente come se avesse vagato fra le otto montagne, mentre il suo amico ha scelto di scalare una sola vetta. Pietro e Bruno diventano così metafora di qualcosa di più grande di due ragazzini diversi che hanno trovato il modo di restare amici vivendo vite diverse. Rappresentano un punto di incontro fra modernità e tradizione, città e natura, e il fatto che nessuna scelta renderà la vita facile. Anche in un’esistenza che appare semplice, si trovano avversità, vette da scalare.

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