Captain Fantastic | È possibile che una famiglia prosperi lontano dalla società?
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Captain Fantastic, una commedia drammatica scritta e diretta da Matt Ross, è uscito in anteprima nel 2016 al Sundance Film Festival. Ha ricevuto diverse nomination per grandi premi e vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes, nella categoria Un Certain Regard.
Un paradiso utopico sulla Terra
Ben (Viggo Mortensen) ha sei figli e ha abbandonato la società per farli crescere nelle foreste dello stato di Washington. Lui e la sua famiglia passano il tempo a cacciare e coltivare, quasi del tutto isolati dagli altri esseri umani e in armonia con la natura selvaggia.
Ben crede di aver creato il paradiso sulla Terra e di aver cresciuto i suoi figli come re pseudo-filosofi. Organizza e monitora la loro crescita fisica e intellettuali e, grazie al suo impegno e devozione, i figli eccellono nell’atletica e dimostrano una conoscenza invidiabile della scienza e dell’arte. Un passaggio significativo del film che illustra questo aspetto è un dialogo di commento comparativo tra Ben e sua figlia Kielyr sulle qualità poetiche e morali del controverso romanzo Lolita di Vladimir Nabokov del 1955.
Dall’altra parte, Ben sembra emotivamente distaccato dai sentimenti dei suoi figli, che non sono presi in considerazione nella ricerca di una vita perfetta. Ma presto la loro felicità viene sconvolta. La moglie di Ben, la madre dei suoi figli, ricoverata a causa del disturbo bipolare di personalità, si suicida. Ben e i suoi figli decidono di partire per un viaggio in macchina per ostacolare il funerale che i loro nonni, contro la volontà della figlia, vogliono celebrare con una cerimonia tradizionale cristiana.
È questa la crepa, l’abisso che si allarga e che fa emergere le angosce nascoste di ognuno. Durante il viaggio, emergono i veri sentimenti dei figli: alcuni di loro sono disposti a lasciare quello stile di vita per uno più tradizionale. I suoi metodi genitoriali si confrontano così con il paradigma di paternità della società e iniziano a scontrarsi con i desideri dei figli.
Una natura materna colorata e piacevole
Il modo in cui i colori vengono usati in Capitain Fantastic diventa uno dei tanti utili strumenti narrativi. Scenari chiari e luminosi contrastano con la tragedia interna provata dai diversi membri della famiglia. In particolare, i toni dei vestiti colorati della famiglia di Ben risaltano durante il funerale, affollato di persone in lutto.
Sono rare le scene girante all’interno di spazi chiusi. L’intensità drammatica che sorge dai conflitti umani riecheggia nelle immagini ricche dei colori vibranti della natura, degli spazi aperti e dei panorami incontaminati. In Captain Fantastic la natura è accogliente se chi vi entra le dà il rispetto che merita: il pericolo, però, è in agguato proprio nel punto in cui le radici del bosco iniziano a cedere il passo all’invadenza della società modernizzata.
La questione morale dell’educazione dei figli
In Captain Fantastic il tema del distacco dalla società, solitamente analizzato da una prospettiva solitaria (Walden, Into the Wild), viene esaminato dal punto di vista di una famiglia (qualcosa che si vedrà in seguito anche in Senza lasciare traccia). Questo espediente dà il via a una conversazione sui conflitti interni e le scelte difficili della genitorialità.
È giusto imporre le convinzioni dei genitori ai figli? Ben, i suoceri e la famiglia della sorella vivono in modi diversi, ma tutti impongono la loro scelta di vita ai figli. Captain Fantastic mostra gli aspetti negativi sia dei metodi genitoriali di Ben sia di quelli tradizionali, in una narrazione che abbraccia le contraddizioni e invita il pubblico a mettere in discussione i propri presupposti.
La discussione sull’educazione apre una critica alla società contemporanea. Il film mette in discussione il capitalismo come sistema mondiale adatto per vivere e crescere i figli, mentre la tecnologia e gli stili di vita moderni sono di fronte alla stessa giuria e allo stesso giudice. La critica allo stile di vita occidentale è dura, sia in senso letterale che simbolico. Ben, ad esempio, preferisce festeggiare il giorno di Noam Chomsky invece di quello di Natale.
Ma la storia mette anche in guardia dai pericoli che si corrono reagendo alle contraddizioni con un irremovibile idealismo. In particolare, è in gioco la capacità di inserirsi nelle reti di sicurezza della società. L’idealismo finisce per danneggiare anche coloro che preferiscono rimanere nei ranghi. Infatti, scelte così perentorie vengono interpretate come una minaccia e una critica implicita al proprio stile di vita. Perciò, coloro che decidono di vivere secondo le proprie regole sembrano andare incontro alla solitudine e all’isolamento.
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