Novecento | La vita è una tastiera senza limiti
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Novecento | La vita è una tastiera senza limiti

Novecento | La vita è una tastiera senza limiti

Postato il 08 Novembre, 2023

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64 pages

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Novecento non ha mai mosso un passo sulla terraferma nella sua vita. È nato su una nave e cresciuto in una sala macchine. Una notte inizia a suonare il pianoforte nella sala concerti della prima classe e incanta tutti quanti. Sembra essere un tutt’uno con la tastiera, strumento con cui passerà tutta la vita.

Novecento è il protagonista dell’omonimo monologo teatrale, scritto nel 1994 da Alessandro Baricco, uno scrittore, drammaturgo e sceneggiatore torinese. Nello stesso anno, Baricco ha fondato la Scuola Holden, ossia una scuola di storytelling e arti dello spettacolo. Ha vinto numerosi premi e le sue opere sono state tradotte in numerose lingue. Novecento è stata pensata come un’opera teatrale diretta da Gabriele Vacis e interpretata da Eugenio Allegri. La casa editrice Feltrinelli ha pubblicato il testo nello stesso anno: lo scrittore ha descritto l’opera come una via di mezzo tra un’opera teatrale e un racconto da leggere ad alta voce.

Quattro anni dopo Giuseppe Tornatore ha diretto un film basato sul monologo, ossia La leggenda del pianista sull’oceano. Nel 2022, Baricco ha interpretato il testo, in una lettura disponibile su RaiPlay.

Vivere per la tastiera

Un fuochista nero trova il neonato, Novecento, in una scatola di limoni abbandonata dentro il pianoforte della prima classe. L’uomo muore a causa di un incidente sulla nave quando il bambino ha solamente otto anni. Perciò il capitano decide di mandarlo in orfanotrofio. Ma proprio quella notte, il sonno dell’intero equipaggio è interrotto da una musica celestiale che arriva dalla prima classe. Nessuno ha insegnato a Novecento come suonare il pianoforte, eppure sembra essere nato per muovere le dita su quella tastiera. Perciò rimane a bordo come musicista, senza mai desiderare di scendere a terra.

Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere.

Introdotto come una sorta di bimbo prodigio, un Amadeus Mozart moderno, Novecento diventa un gran musicista. La sua fama cresce con lui. Ma come il compositore austriaco, Novecento vive estraniato dalla realtà. Entrambi sono incapaci di raccontare la propria storia, perché non sanno come il mondo reale li percepisce. Come Miloš Forman affida a Salieri il compito di raccontare la storia di Mozart nel film Amadeus, anche il libro sceglie qualcuno che ha vissuto da vicino la leggenda. La voce narrante è di Tim Tooney, un trombettista che ha lavorato per qualche tempo sulla stessa nave.

In c**o il regolamento!

Novecento ricorda una versione del Barone Rampante di Italo Calvino. Entrambi rifiutano di andare sulla terraferma, preferendo l’oceano o gli alberi. Nemmeno l’amore li persuade. Il personaggio ha anche diverse similitudini con Il giovane Holden di J.D. Salinger. Entrambe le storie, nonostante appartengano a generi diversi e con protagonisti che non hanno nulla in comune, raccontano di un sognatore che preferisce una vita parallela, in un mondo creato su misura, per paura del mondo reale. Novecento naviga attraverso sette mari, eppure sembra non trovare pace da nessuna parte, tranne sulla nave, dove si sente a casa. Anche se Holden racconta la sua storia, crede, proprio come Novecento e Tim, nella potenza della narrazione.

Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.

Novecento, Baricco

Tuttavia, alla fine, i due arrivano a convinzioni opposte.

È buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.

Il giovane Holden, Salinger

I due condividono anche la scelta del linguaggio quotidiano, il ricorso a onomatopee, ripetizioni e slang. Come il suo protagonista, Novecento non segue quasi nessuna regola: il monologo non ha la divisione classica in atti. L’assenza di interruzioni spinge il lettore a leggerlo tutto d’un fiato, seguendo il flusso di memoria del narratore. A differenza degli altri monologhi, Tim lascia parlare Novecento con la sua voce. Ciò porta il lettore nel passato, nel mezzo degli eventi che vengono raccontati. O meglio, nella sua mente. Non c’è punteggiatura tra la fine dei discorsi di Tim e l’inizio di quelli di Novecento. Ciò crea una sovrapposizione tra eventi, ricordi e il modo in cui vengono vissuti dal lettore.

Infiniti mondi possibili

Nella raccolta di racconti Le città invisibili di Calvino, Marco Polo descrive a Kublai Khan le città del suo impero. Il re non le ha mai visitate, ma grazie ai racconti di Marco Polo sente come se il viaggio l’avesse fatto lui. Accade qualcosa di simile a Novecento: avendo sempre vissuto sull’oceano, non ha mai avuto esperienze dirette. Tutto ciò che ha vissuto e che conosce gli è arrivato tramite gli occhi altrui. Il pianoforte è l’unica cosa che conosce: quindi Novecento decide che tutto ciò che vivrà, lo vivrà su quella tastiera.

Il musicista diventa una metafora della letteratura e di cosa possono essere i libri per i lettori. Novecento ‘legge’ negli occhi delle persone il mondo che non vivrà mai, proprio come molti lettori trovano nei libri infiniti mondi e avventure. Leggere comprende numerose possibilità, ma nessun rischio. È così che Novecento sceglie di vivere. Dato che non sa prendere decisioni, è spaventato dalla possibilità di rimpiangere una scelta, o scoprire di aver rinunciato a qualcosa. Dunque preferisce rimanere sulla nave, senza correre rischi, accontentandosi di una vita trascorsa ai margini: come in un limbo fanciullesco.

Tuttavia Novecento è un essere umano che, come tutti, cerca una via per salvarsi. Le sue paure, la sua incapacità di trovare un senso nell’immensità e il suo sgomento di fronte all’infinito, rispecchiano ogni individuo in un mondo troppo grande. E come tantissimi lettori si rivedono in un buon libro, la vita straordinaria di Novecento riflette l’esperienza di ognuno di noi.

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