Squid Game | Quando il cubo di Rubik diventa una serie tv
Creator
Director
Year
Country
Seasons
Runtime
Original language
Subgenre
Music by
Squid Game è una serie tv coreana targata Netflix, andata in onda per la prima volta nel 2021. Dopo solo un mese, due terzi degli abbonati in tutto il mondo (più di 142 milioni di utenti) l’avevano già finita. Due record in uno: la serie tv più vista di tutti i tempi era diventata un fenomeno culturale mainstream.
La trama all’apparenze è semplice: 456 persone indebitate sino al collo e nei guai con la giustizia hanno la possibilità di riscattarsi. Come? Giocando l’uno contro l’altro a 6 giochi per bambini rivisitati. Il premio? 39 milioni di dollari in contanti. La fregatura? In questi giochi, perdere significa morire.
Un, due, tre stella: le regole
Squid Game è la versione televisiva del cubo di Rubik: visivamente colorato, ricco di livelli simbolici ed elettrizzante. È un’esperienza completa sottoforma di serie, divertente da guardare, proprio come giocare. L’idea nasce nel 2008: originariamente pensata come un film, si sarebbe dovuta chiamare Round six. Nonostante i cambiamenti, è stato mantenuto l’intento originale. Lo ha spiegato bene l’ideatore e regista Hwang Dong-hyuk al Korea Times:
Più un qualcosa è coreano, più è gradito a livello mondiale. I BTS, PSY e il regista Bong Joon-ho ne sono la prova. Gli antichi giochi coreani per bambini che ho usato nella mia serie sono semplici e superati, ma ho visto in loro del potenziale. Sapevo di poterli rendere allettanti per il pubblico di tutto il mondo.
Esiste un metodo corretto per risolvere il cubo di Rubik. Sapere quando e come muoversi è essenziale, così come essere pazienti e fidarsi del proprio istinto. Tutti i giocatori di Squid Game, se vogliono sopravvivere, dovranno agire in questo modo.
Sia i colori sia gli elementi geometrici sono funzionali all’impostazione delle regole. Quadrato, cerchio e triangolo richiamano i bordi del campo di battaglia e i bottoni del joystick della PlayStation. Ma identificano anche la gerarchia tra le guardie (che indossano uniformi rosse), mentre i numeri da 1 a 456 indicano i giocatori (che indossano tute verdi). Per tutti i partecipanti, il gioco è una seconda possibilità nella vita. Di conseguenza, vige un trattamento equo e qualsiasi tipo di vantaggio sarà severamente punito.
Dalgona biscuit: i suoni
Nascosti sotto una storia che in superficie parla di vendetta, morte e capitalismo, si celano i ricordi d’infanzia. La scena iniziale è essa stessa un ricordo del protagonista. La musica di Jae-il Jung (il pluripremiato compositore di Parasite, Okja, and Haemoo) evidenzia questo collegamento, creando una combinazione coinvolgente. Da un lato, la musica classica, come il concerto per tromba di Haydn e Sul bel Danubio Blu di Strauss. Dall’altro, il grintoso mix di flauto, chitarra e percussioni arricchito da suoni elettronici della sigla iniziale.
Tiro alla fune: l’ispirazione
Come la casa di Parasite, l’ambientazione surreale di Squid Game trasmette un senso di timore e minaccia costante. Nell’enorme spazio freddo in cui sono collocati i letti a castello dei concorrenti, i pittogrammi alle pareti alludono ai giochi stessi, i quali vengono rivelati man mano che la storia va avanti. L’iconica architettura labirintica delle scale, invece, è una rappresentazione visiva della scala sociale. L’opera Relatività di M.C. Escher è la fonte d’ispirazione per quanto riguarda l’architettura. Il parco giochi dai colori pastello, invece, aiuta a costruire una connessione con l’infanzia.
In questa prigione distopica ogni parola è una minaccia, ogni spazio è un’arena e ogni sfida è all’ultimo sangue. La struttura è quella di un torneo ed è ripresa dal mondo reale (risale sino all’antica Roma coi gladiatori). È stata usata anche in film come Hunger Games, Alice in Borderland, e Saw, rendendoli un’esperienza catartica per il pubblico.
Inoltre, la serie sembra la fusione di due prodotti giapponesi. Uno è Battle Royale (risalente al 2000), da cui vengono le idee di stordire i giocatori con del gas e spostarli su un’isola, l’uso della musica classica (Radetzky and Strauss) e la presenza di spettatori. L’altro, invece, è Takeshi’s Castle. Con i suoi 140 episodi, la serie giapponese degli anni Ottanta ha cambiato per sempre il format del gioco grazie a una produzione su larga scala, al premio finale e all’uso di persone reali come pedine. La prima sfida di Squid Game contro la bambola gigante ricorda molto la corsa finale per conquistare il castello.
Biglie: la connessione
Nel secondo episodio, i giocatori si trovano a un bivio. Possono scegliere se accettare le regole e andare avanti col gioco o finirla lì e tornare a casa. Lo spazio per il libero arbitrio è molto limitato e sicuramente influenzato dalla disperazione, ma è anche uno strumento narrativo inaspettato utile per lo sviluppo della trama. I personaggi hanno la possibilità di scegliere tra due sconfitte diverse: una implica la possibilità della morte; l’altra un ritorno certo alla povertà.
L’asso nella manica di Squid Game è l’autoritratto consapevole di un Paese asiatico fortemente influenzato dall’Occidente. Molti erano curiosi di vedere la serie, ma solo alcuni si aspettavano un tipo di divertimento così perverso e folle. Il sito dell’università Cornell ha studiato la serie seguendo il concetto di somma zero e le matrici matematiche. Ma Squid Game ha anche ispirato costumi di Halloween, un parco giochi pop-up in Corea e addirittura un video virale su Youtube dove i giocatori sono criceti.
Il ponte di vetro: la rabbia
Dopo che questa è diventata un fenomeno culturale (soprattutto attraverso i social media), la serie ha iniziato ad essere etichettata come pericolosa. Anche se esteticamente è innocua, la storia parla di disparità, gioco d’azzardo, avidità e violenza. Netflix l’ha classificata come 15+, ma molti bambini l’hanno comunque vista o ne hanno almeno sentito parlare su TikTok. Alcuni hanno messo in scena a scuola i giochi della serie, costringendo diversi Paesi a dover correre ai ripari.
Ci sono adolescenti o giovani adulti nella tua vita? Chiedi loro di Squid Game. Probabilmente l’hanno guardata. Probabilmente l’hanno adorata. E questo mi terrorizza.
Frank Bruni – “Why The Popularity of Squid Game terrifies me“
Se sembra una questione già sentita, forse è per via del dibattito che va avanti da tempo sui videogiochi e sul pericolo che rappresentano – o meno – per i bambini. Ma la serie ha avuto un’altra conseguenza imprevista: il lancio di una cryptocurrenty play-to-earn, chiamata SQUID. In meno di una settimana, il suo valore è passato da 1 centesimo a 2.856 dollari, per poi collassare poco dopo: una truffa.
Squid Game: la rivoluzione
In quel momento, mi sentivo come se il mondo intero fosse mio. Al settimo cielo.
Seong Gi-hun su Squid Game
Il successo è una lente affascinante attraverso cui analizzare l’umanità. Il fascino e l’impatto di Squid Game sulla società contemporanea sono innegabili. La serie ha diversi punti di forza: la recitazione è efficace e la cinematografia solida. Inoltre, l’episodio Gganbu, che segna il climax emotivo della storia, funziona come unità indipendente in termini di conflitto interiore dei personaggi e di dinamiche umane universali, seppur didascaliche.
Tuttavia, la serie sembra più lunga del necessario. È come se tutte le scene tra un gioco e l’altro fossero pause ridondanti per allungare il brodo, come in uno speciale di Black Mirror. La rappresentazione dei ricchi magnati sembra finta e i loro dialoghi inconsistenti. Il cambio di genere finale, inoltre, attenua il tono della trama e non può che cadere nel cliché.
Squid Game regala ore di puro intrattenimento. Ma, quando il gioco finisce, quando il cubo di Rubik è finalmente risolto, è difficile comprendere come il mondo reale e l’occhio dello spettatore siano davvero cambiati.
Tag
Buy a ☕ for Hypercritic