The Crown | La zona grigia del potere
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The Crown è una serie Netflix che svela la vita privata della famiglia reale britannica. È una serie televisiva che ha vinto svariati premi come i Golden Globe e gli Emmy, precisamente 69 nominations e 21 premi.
Da quando è uscito nel 2016, lo show ha coperto un arco temporale preciso. Parte dagli esordi della Regina Elisabetta II come monarca e dal suo matrimonio con Filippo, Duca di Edimburgo. Le ultime stagioni trattano gli anni di Margaret Thatcher e alla commovente storia di Lady Diana.
Non è la prima volta che qualcuno cerca di insinuarsi dietro le spesse mura di Buckingham Palace, nel tentativo di comprendere la verità tra ciò che la famiglia reale mostra al mondo e ciò che è realmente. L’esempio per eccellenza potrebbe essere Spencer. L’ultimo film di Pablo Larraín, presentato in anteprima alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia, mostra gli ultimi giorni del matrimonio fra il Principe Carlo (Jack Farthing) e Lady Diana (Kristen Stewart).
Sul tema della Famiglia Reale, con tutta la sua maestosità, il suo fascino, la sua segretezza e le sue regole, sono già stati girati una quantità incredibile di documentari e film. Tuttavia, il successo di The Crown porta con sé elementi di novità.
Sentimenti sullo schermi
In questo caso, non è tanto la storia, quanto una catena intrecciata di eventi che conta.
La storia della famiglia Windsor è nota e ha un grande impatto sul pubblico. In The Crown è la scelta stilistica a fare la differenza. L’autore, Peter Morgan, ha prediletto i primi piani, o i medi primi piani alle inquadrature più ampie. La ratio di questa tecnica è semplice. La forza di questa serie sta in ciò che si nasconde dietro il velo della corona, il non detto. Ciò che emerge dal silenzio dei personaggi.
Rimanere così vicini a loro è quindi una scelta azzeccata. Le emozioni trovano la loro strada attraverso la pesantezza dell’immobilità. Lo spettatore deve lottare per leggere i pensieri di ogni personaggio. Questo perché ciò che provano si scontra con ciò che viene mostrato sullo schermo. In questo modo, Morgan finisce per accogliere la repressione collettiva dei Windsor per trasformarla in uno stile cinematografico. Un modo di essere che rende riconoscibile la famiglia reale e che permette di entrare in empatia con il pubblico.
Un’altra peculiarità della firma di Morgan è la scelta del cast. Per coprire un lungo periodo di tempo, ha deciso di cambiare gli attori ogni due stagioni per essere in linea con il flusso degli eventi. The Crown è una serie che invecchia.
Il controllo è la soluzione
Come ogni essere umano, i Windsor possono perdere il controllo. Questi brevi momenti sono assorbiti dal silenzio che riempie il resto dell’esistenza dei reali. In The Crown è difficile trovare il melodramma. Gli attori devono affrontare scene mosse da un’estrema ragione e da una passione controllata.
Un compito difficile che Olivia Colman (la regina Elisabetta di mezz’età), Josh O’Connor (il principe Carlo), Emma Corrin (Lady Diana) e Helena Bonham Carter (la principessa Margaret) svolgono egregiamente.
La zona grigia
The Crown tenta di descrivere tutto ciò che il pubblico e i media non riuscivano e non riescono ancora a capire dei reali. Come in Verità non dette e Piccole grandi bugie, c’è molto di più che ricchezza, successo e benessere, soprattutto all’interno delle famiglie. Tuttavia, a The Crown non servono omicidi o combattimenti per intrattenere. Al contrario, ritrae un tipo particolare di esistenza: quella di chi è a favore o contro la propria volontà, plasmata dalla propria posizione sociale.
Primo Levi, nella sua collezione di saggi I sommersi e i salvati, riflette su come l’umanità tende a leggere il mondo.
Siamo costretti a dividere il dividere il campo fra “noi” e “loro”, che questo schema, la bipartizione amico-nemico, prevale su tutti gli altri.
Si tende a dimenticare ciò che non è bianco o nero: la zona grigia. Tutto ciò che non è immediato viene lasciato indietro. The Crown cerca di dare luce a un tipo di umanità che le persone tendono a dimenticare e a mettere facilmente da parte. Preferisce approfondire il tema personale e sensibile della storia, piuttosto che il dispiegarsi cronologico degli eventi.
The Crown dentro Buckingham Palace
Se i Windsor guardassero la serie, potrebbero considerarla una vivace interpretazione della realtà. Non condividono la visione della storia di Morgan, come hanno chiarito in una lettera al Guardian. La loro posizione nei confronti della serie come portatrice di verità, tuttavia, non impedisce loro di apprezzarla. Sembra che la Regina stessa abbia trascorso un po’ del suo tempo a guardarlo.
Alcuni dicono che lo adorava, altri che lo detestava. Ancora una volta è difficile capire cosa accade tra le stanze del palazzo reale, cosa sia reale o di finzione. Probabilmente è proprio qui che risiede la fama della famiglia, e naturalmente della serie stessa.
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