What we do in the shadows | I vampiri escono dall'ombra
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Il vampiro è una di quelle creature fantastiche che tendono a catturare l’attenzione dello spettatore per un motivo o per un altro. Sia perché implicano un certo livello di horror e grottesco, dovendosi nutrire di sangue. Sia per il romanticismo, essendo creature che fanno della loro passione e libido – per quanto anatomicamente discusse – la loro bandiera. Non sono molti quelli che li vedono in termini umoristici.
What we do in the shadows, tuttavia, possiede tutti e tre gli elementi e riesce a mescolarli in un modo coerente.
What we do in the shadows è una serie creata da Jemain Clement e prodotta da FX. È andata in onda per la prima volta nel 2019 ed è ancora in produzione con cinque stagioni all’attivo e una sesta in arrivo.
What We Do In The Shadows, il film
Tutto inizia nel 2014 in Nuova Zelanda con un film omonimo. Diretto da Jemain Clement e Taika Waititi (JoJo Rabbit), tratta di un gruppo di vampiri che vivono nella moderna Wellington, la capitale della Nuova Zelanda. Il tutto raccontato sotto forma di falso documentario.
L’idea era di considerare i vampiri come creature millenarie, come insegna la letteratura. Ma non solo. Dopotutto, se qualcuno potesse vivere per sempre, come i vampiri, a un certo punto potrebbe iniziare a comportarsi come un bamboccio viziato. Quando la morte non è più all’orizzonte e la noia prende il sopravvento, si potrebbe rinunciare a qualsiasi forma di maturità per vivere alla giornata. Così, i vampiri di What we do in the shadows finiscono per seguire le stesse regole sociali dell’epoca in cui erano mortali, senza riuscire ad adattarsi al mondo moderno. Di certo non sono i vampiri di Twilight.
Il film fu un grande successo, e anche se dopo l’anteprima al Sundance Film Festival la distribuzione fu limitata, si parlò di un sequel parecchie volte. La serie What we do in the shadows viene da qui.
I personaggi sono la vera forza
Invece della Nuova Zelanda, la serie è ambientata a New York, più precisamente a Staten Island. I protagonisti sono Nandor (Kayvan Novak), Nadja (Natasia Demetriou), Lazlo (Matt Berry), e Colin Robinson (Mark Proksch). Oltre a loro, anche il familio umano di Nandor vive nella casa, Guillermo (Harvey Guillen), che ha servito il suo padrone per anni e vorrebbe che Nandor, prima o poi, lo trasformasse in vampiro, nonostante discenda dal più famoso cacciatore di vampiri di tutti i tempi, Van Helsing.
La caratterizzazione dei personaggi è la forza trainante della serie.
Nandor ai suoi tempi (nell’epoca dell’Impero Ottomano) era un sovrano rispettato e crudele; ora è costantemente preso in giro, quindi ha momenti di insicurezza che cerca di compensare in modo esagerato. Nadja proviene da una regione remota che oggi è parte della Grecia. Frustrata dalle dinamiche famigliari, ha nostalgia della sua vita da umana. Lazlo è il marito di Nadja, che lei ha trasformato in vampiro secoli prima. È un ex nobile inglese ossessionato dalla sessualità in tutte le sue forme.
I nuovi vampiri della porta accanto
I primi tre sono vampiri nel senso classico del termine: bevono sangue e si possono trasformare in animali, soprattutto pipistrelli. Colin Robinson, d’altra parte, è un vampiro psichico: si nutre dell’energia di chi lo circonda, succhiandola via con i suoi discorsi tediosi ed esasperanti.
Guillermo riesce a garantire un precario equilibrio ai vampiri, impedendo alla loro vita (e letteralmente alla loro casa) di implodere. Risolve i problemi, che di solito riguardano la morte di umani o altri vampiri. La serie prende spesso pieghe gore e horror, zeppe di sangue e morte, anche se presentate in modo leggero e originale.
Come il film originale, la serie è un falso documentario. Un po’ come Modern Family o The Office, in cui gli eventi si alternano con interviste ai personaggi. In What we do in the shadows lo stile documentaristico è messo ancor di più in evidenza dai sottotitoli durante le interviste, dai personaggi che si rivolgono direttamente agli operatori e al regista, dalle mani e attrezzature che a volte entrano in campo, dallo stile volutamente sporco o persino dalla morte di alcuni componenti della troupe, attaccati dai vampiri. Questo escamotage non sono fine a se stessi ma offrono spunti d’interazione facendo emergere i lati più nascosti dei protagonisti in modo spontaneo.
Vampiri pop!
Vivendo nel mondo moderno è normale per i vampiri trovarsi a contatto con la cultura odierna. Almeno quando decidono di uscire di casa. E nel loro linguaggio arcaico spuntano citazioni di opere contemporanee.
Nandor, in un episodio, vuole apparire splendente come i vampiri di Twilight. Un po’ come in The Big Bang Theory dove i vampiri sono nerd o fanatici. In alcune scene compaiono gli attori del 2014, sotto le vesti di altri personaggi: Waititi e Clement, ma anche Wesley Snipes e Tilda Swinton (Grand Budapest Hotel, Snowpiercer, Pinocchio di Del Toro). Dave Bautista, Benedict Wong, Mark Hamill sono solo alcuni attori che compaiono, interpretando un umano, se stessi, un vampiro o un’altra creatura della notte. Di certo, contribuendo a far immergere lo spettatore nell’atmosfera dell’America moderna.
Finché morte non ci separi
Ogni volta che ho la possibilità di fare un lavoro strano come questo, lo adoro, proprio perché sono un attore pigro. Quindi, se mi date un vestito assurdo e qualche canzone, io sono pronto, perché è divertente.
Mark Proksch per Screenrant
What we do in the shadows è arrivata alla quinta stagione nel 2023. Tuttavia, non ha ancora perso il suo smalto, anche se, con il tempo, alcune situazioni potrebbero risultare ripetitive. Mentre è convincente la linea orizzontale della storia: Guillermo vorrebbe diventare un vampiro, ma gli eventi prendono una piega inaspettata che porta i personaggi ad approfondire il loro legame. Potrebbero non essere una vera famiglia, ma vi si avvicinano molto.
Il tutto senza dimenticare un’esilarante comicità: perché se c’è una cosa che i vampiri sanno fare – almeno in questo universo – è far sbellicare dalle risate.
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