Resident Evil | Il videogioco dei record che ha rilanciato l'era zombie
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Resident Evil | Il videogioco dei record che ha rilanciato l'era zombie

Resident Evil | Il videogioco dei record che ha rilanciato l'era zombie

Postato il 29 Maggio, 2022

Studio

Art Director

Shinji Mikami
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Lead Composer

Makoto Tomozawa, Koichi Hiroki, Masami Ueda

Publishing Year

Type of game

Subgenre

Country

Nel momento della sua uscita, il 1996, nessuno avrebbe potuto prevedere fino a che punto Resident Evil avrebbe influenzato la cultura popolare. Un titolo per PS1 non convenzionale, lento e incentrato sul combattimento, colse i giocatori di sorpresa. Tuttavia, combinando sopravvivenza, esplorazione e risoluzione di enigmi, ha saputo creare un’esperienza avvincente e di costante tensione. È un videogioco che ha plasmato il concetto stesso di zombie e detiene il record di vendite nel genere horror.

Apripista del survival horror

Nel 1998, dopo una serie di misteriosi omicidi a Raccoon City, città immaginaria negli Stati Uniti, una squadra dello Special Tactics e Rescue Service è inviata a indagare. Sulle tracce dei colleghi scomparsi, gli agenti vengono attaccati da un branco di cani mostruosi e rimangono isolati. Cercano rifugio in una villa abbandonata e si dividono per esplorare la zona, infestata da creature zombie. Questa premessa sembra comune per molte storie dell’orrore, ma nel 1996 rappresenta una novità in fatto di videogiochi.

Nonostante la popolarità ritrovata nei media, grazie a serie TV come The Walking Dead o giochi come The Last of Us, il sottogenere zombie stava scomparendo negli anni ’90. Dopo l’epoca d’oro vissuta negli anni ’60-’70, grazie ai film cult di George Romero, negli anni ’80 era scivolato nella parodia. Alla fine del decennio sembrava condannato a morire, dimenticato come molte altre tendenze popolari prima di esso.

Il 1996, con la pubblicazione di Resident Evil da parte dello studio giapponese Capcom, segna uno spartiacque e risolleva le sorti di questo sottogenere del survival horror. Nonostante la meccanica semplice e le limitazioni dell’epoca, il videogame riesce ad affascinare il pubblico con la sua atmosfera coinvolgente. La sua influenza apre la strada al grande ritorno degli zombie nella cultura pop e a uno dei franchise di maggior successo nella storia dei videogiochi.

Il potere della tensione

Inizialmente concepito come un remake del gioco horror Sweet Home, e dopo molte riprogettazioni, Resident Evil si afferma come titolo originale. Il suo sviluppo affronta molte sfide, incluso il passaggio dalla grafica 2D al 3D. Ma fa anche la fortuna degli aspetti più iconici del franchise, come l’estetica visiva e gli ambienti dettagliati. L’ispirazione, tratta dai film horror occidentali, ha incuriosito un’audience più ampia di quella tradizionalmente attratta dai videogame, ma ciò che ha conquistato i giocatori è suo il crescendo di paura e tensione. Una caratteristica chiave anche per diversi videogiochi successivi, come Limbo e The Vanishing of Ethan Carter.

Resident Evil
Image from the remaster, courtesy of CAPCOM ©2002

Contrariamente alla maggior parte dei giochi dell’epoca, in Resident Evil chi gioca non è invincibile né super potente, anzi. Le risorse limitate (perfino il nastro d’inchiostro per poter salvare il gioco) e l’angolazione fissa della telecamera sono ostacoli da superare per sopravvivere e risolvere il grande mistero della storia. Gli zombie ritrovano il fascino e l’incombenza dei film di Romero: una minaccia innaturale e primordiale che costringe il pubblico a confrontarsi con la propria mortalità.

La sensazione claustrofobica della visuale limitata e dei corridoi stretti amplifica il senso di pericolo imminente. Ogni scelta è cruciale, e gli indizi che si riescono a raccogliere lungo il percorso rendono il disvelamento della storia gratificante. Nel complesso, l’esperienza di gioco di Resident Evil è molto personale, ben realizzata anche nelle sue limitazioni. Compensando i controlli carenti con un’atmosfera horror senza pari, chi gioca è costantemente spinto a proseguire la sua avventura.

Resident Evil
Image from the remaster, courtesy of CAPCOM ©2002

L’evoluzione di Resident Evil nel tempo

Il successo mondiale del titolo ha ispirato adattamenti per il cinema, la TV e il fumetto, oltre a dare vita a una saga di ben nove giochi. Ogni nuovo capitolo esplora temi introdotti nel primo. Basandosi sulla storia di Raccoon City, sulla minaccia della Umbrella Corporation e dei suoi esperimenti sulle armi biologiche, è diventata ben presto più di una storia di zombie.

Il centro della narrazione si è spostato sul bioterrorismo e le meccaniche di gioco sono cambiate di conseguenza. Mentre i primi giochi si concentravano sulla tensione crescente, il quarto è un classico sparatutto survival horror. La telecamera fissa viene cambiata con una visuale mobile sopra la spalla; il focus si sposta sulle armi e le boss fight. Un approccio complessivamente più attivo, che ha un po’ scontentato gli affezionati all’atmosfera horror originaria.

I puristi si sono potuti comunque rifare con Resident Evil 7 , che torna alle radici del gioco. Grazie alla prospettiva in prima persona e al ruolo interpretato – un civile prigioniero di una famiglia infetta – chi gioca torna a vivere quell’atmosfera di terrore. E riferimenti ai classici dell’horror – dai vampiri ai licantropi – si possono trovare nel sequel Resident Evil Village (2021), che ha un’ambientazione immersiva e atmosfere in stile Bloodborne. Tutto questo fa del franchise di Resident Evil una pietra miliare del genere, che sopravvive ancora oggi.

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