The Last of Us | Il videogame di riferimento per gli action narrativi
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The Last of Us, franchise di successo sviluppato dallo studio Naughty Dog (creatori di famose serie come Jak and Daxter, Crash Bandicoot e Uncharted), dalla sua uscita nel 2013 è diventato un riferimento per come integra azione e narrazione all’interno di un videogame. Il punto di vista che cambia durante la storia – portando il giocatore a riflettere su scelte morali ambigue – la possibilità di esplorare vasti scenari e il ritmo del gameplay ne fanno un paradigma del survival-horror contemporaneo.
In un mondo infestato da un fungo che trasforma gli esseri umani in mostri, il gioco segue le vicende di Joel e Ellie, due sopravvissuti in viaggio attraverso un’America ridotta in macerie. Avventura che raccoglie e rielabora l’esperienza cinematografica e videoludica di classici survival come Resident Evil o The Walking Dead, per raccontare una storia di perdita, sopravvivenza e coraggio. Un gioco dalla trama a volte cruda, ma sempre capace di offrire grande intensità.
L’apertura della storia è di notevole impatto visivo e emotivo: nel caos dell’epidemia, si assiste a un evento tragico che segna profondamente il protagonista, Joel, infondendogli un costante senso di perdita. Vent’anni dopo, lo si ritrova apatico e rassegnato, in un mondo violento e militarizzato. Il suo incontro con Ellie, una ragazza che rappresenta una speranza per l’umanità, lo costringe a elaborare il suo lutto.
Influenze cinematografiche e letterarie
L’atmosfera desolata e post-apocalittica di The Last of Us ha diversi aspetti in comune con film come The Road (2009) diretto da John Hillcoat e basato sull’omonimo romanzo La Strada di Cormac McCarthy, o I figli degli Uomini (2006) di Alfonso Cuarón. Sono tutte storie di personaggi che cercano di portare in salvo bambini, unica speranza per il futuro di un’umanità devastata da catastrofi economiche e climatiche.
Parallelamente, il gioco attinge temi e atmosfere dalla serie televisiva e fumettistica The Walking Dead, creata da Robert Kirkman, epopea di sopravvivenza in un mondo infestato da zombie. Come in The Walking Dead, The Last of Us esplora le relazioni umane, mostrando come paura e dolore possano stravolgere l’esistenza, fino a compiere scelte estreme.
Questo tipo di storie porta a chiedersi chi siano i veri antagonisti – se i virus o i mostri che minacciano l’umanità, o i superstiti che si uccidono a vicenda.
L’intreccio tra narrazione e gameplay
Una delle caratteristiche distintive di The Last of Us è la sua capacità di integrare narrazione e gameplay. Rispetto a classici come Resident Evil, in cui la cornice narrativa è un semplice innesco per l’azione violenta, in questo caso il codice del genere horror aggiunge intensità emotiva alla riflessione tematica su elaborazione del lutto, senso di colpa, vendetta e redenzione, in un contesto adrenalinico di sopravvivenza.
Il rapporto tra Joel ed Ellie si sviluppa attraverso dialoghi e piccoli gesti, man mano sempre più protettivi e amorevoli. Questo legame padre-figlia è il motore empatico del gioco. Un Joel disincantato, disinteressato alla vita, matura un desiderio di riscatto grazie all’incontro con Ellie. La ragazza, d’altra parte, trova in lui una figura paterna, da salvare a sua volta.
Abbiamo scelto che Ellie non fosse la figlia di Joel perché serviva un margine per sviluppare il rapporto. In quel caso, avremmo avuto un padre pronto a tutto per sua figlia, perché è questo che un padre farebbe. Invece, all’inizio della storia non si conoscono e il loro rapporto parte da zero. Il giocatore conosce Ellie insieme a Joel e possiamo prenderci tutto il tempo per costruire il legame tra i due personaggi. Se faremo le cose per bene, il giocatore percepirà la stessa crescita emozionale di Joel e vivrà di riflesso il legame tra i due personaggi.
Neil Druckmann – Creative director | The Last of Us Part I – Extra
Accanto ai due protagonisti, il racconto si arricchisce di personaggi secondari credibili. Le loro backstory, come quella tra Bill e Frank, offrono digressioni che aiutano a esplorare ancor meglio il mondo di The Last of Us. Inoltre affrontano tematiche ampie e complesse, a partire da quelle LGBTQ+, senza retorica ma con tutte le sfumature della vita reale. Questo avviene grazie a personaggi sfaccettati e dialoghi convincenti, fatti di piccoli dettagli e conversazioni quotidiane che rendono i legami palpabili e realistici.
Strategia e abilità in The Last of Us
A rendere la storia inquietante è il fatto che all’origine della catastrofe vi sia il salto di specie di un fungo che esiste in natura, il Cordyceps. Questo fungo può prendere il controllo del sistema nervoso di alcuni insetti, servendosi del suo ospite per infettare altre creature. Nel gioco, il Cordyceps trasforma gli esseri umani in mostri aggressivi e contagiosi.
Affrontare queste creature richiede una combinazione di strategie, armi, sangue freddo e abilità. I giocatori possono scegliere tra combattimento diretto o approccio furtivo. Le risorse non sono abbondanti, quindi è fondamentale gestirle con attenzione, cercando materiali per costruire oggetti come bombe artigianali, kit di pronto soccorso, coltelli e molto altro.
Ogni tipo di mostro – a seconda del livello del contagio – presenta sfide diverse: i runner sono veloci e numerosi, richiedendo al giocatore riflessi rapidi per ucciderli. I clicker individuano le loro prede dal rumore, rendendo la dinamica stealth essenziale per evitarli o eliminarli. I bloater sono massicci e super-resistenti: per abbatterli servono scontri frontali con armi pesanti.
Il giocatore può poi disporre di armi diverse – coltelli, pistole, fucili a pompa o di precisione, archi e frecce e altri oggetti contundenti – di cui si possono modificare parametri come potenza di fuoco o capacità del caricatore.
Il gioco incoraggia l’esplorazione e la risoluzione di enigmi ambientali per trovare risorse aggiuntive e scoprire la storia. L’uso dell’abilità di ascolto – concessa solo ai livelli più bassi di difficoltà – permette di individuare i nemici attraverso i muri e pianificare le mosse successive.
Il mondo di The Last of Us e lo storytelling ambientale
Le ambientazioni di The Last of Us evocano un senso di desolazione e isolamento. Si incontrano città distrutte, foreste rigogliose, edifici abbandonati in cui bande di sopravvissuti lottano tra loro, fra orde di infetti. Ogni scenario è realizzato con grande cura, disseminato di particolari e indizi che aiutano il giocatore a ricostruire la storia prima del crollo della civiltà, immergendosi in un mondo pericoloso e affascinante.
L’attenzione ai dettagli è minuziosa: ogni luogo, oggetto o graffito sul muro aggiunge elementi che arricchiscono l’universo narrativo. Questo storytelling ambientale conferisce una sensazione esotica e allo stesso tempo familiare di bellezza e pericolo, e fa pensare al lavoro di worldbuilding di Hayao Miyazaki per Nausicaä della Valle del vento. Un’altra storia in cui la natura ha ripreso il controllo dando vita a un ambiente affascinante ma tossico per l’umanità superstite in cui la protagonista cerca di portare un nuovo equilibrio.
Le conseguenze delle scelte in The Last of Us
Uno degli aspetti più coinvolgenti di The Last of Us consiste nei dilemmi morali che si presentano ai protagonisti. Il giocatore si trova costantemente di fronte a decisioni che hanno conseguenze pesanti sullo sviluppo della trama, fino alla tragica scelta del finale, che fa riflettere sulla natura dell’amore, del sacrificio e della relatività della morale.
The Last of Us è un esercizio di empatia, per la possibilità data al giocatore di mettersi nei panni di più personaggi. Assumendo il controllo di nuovi protagonisti, chi gioca si confronta con dilemmi diversi, ricavandone una visione più sfaccettata delle loro relazioni e della storia nel complesso.
Questa caratteristica viene ulteriormente sviluppata nel secondo capitolo della serie, The Last of Us Part II: qui il cambiamento del punto di vista sulla storia è radicale, e attraverso un grande esperimento di immedesimazione si coglie tutta l’ambiguità delle proprie convinzioni.
Una storia di vendetta e redenzione
Nonostante il mondo di The Last of Us sia oscuro e spietato, la storia di Joel e Ellie accende una scintilla di speranza e una possibilità di redenzione. Essi rappresentano un’umanità capace di trovare forza e compassione ma allo stesso tempo brutale e spietata nei confronti di chi minaccia il loro percorso. Un’odissea ambigua e coraggiosa, perché non cade nel buonismo e nel politically correct: non è una celebrazione dell’amore per l’umanità, ma una riflessione su egoismo e istinto di sopravvivenza.
The Last of Us, dalla console allo schermo
The Last of Us ha dato vita a una serie di successo, sviluppata anche per PC. Dopo una rimasterizzazione del primo capitolo e l’uscita di The Last of Us Part II, è stata realizzata una versione del primo capitolo per console di nuova generazione, intitolata The Last of Us Part I.
Il videogioco è stato adattato in una serie televisiva di HBO e Naughty Dog, con Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni dei protagonisti Joel ed Ellie. Pascal è noto agli appassionati di fantasy e fantascienza per i suoi ruoli in Game of Thrones (dove interpreta Oberyn Martell) e The Mandalorian (qui è il protagonista Din Djarin). Bella Ramsey è conosciuta per la parte di Lyanna Mormont in Game of Thrones. La trasposizione televisiva aggiunge ulteriore profondità emotiva a protagonisti e comprimari, aprendo The Last of Us anche al pubblico che non conosce i giochi.
Il primo, emozionante capitolo di questa saga esplora la condizione umana attraverso una lettura originale: i suoi punti di forza sono i personaggi avvincenti e le backstory stratificate, una narrazione densa di emozioni e dinamiche ricche di suspense. Un valore riconosciuto da più di 500 premi, tra cui il D.I.C.E. Award e il Games Developers Choice Award e il SXSW Gaming Award come gioco dell’anno.