Rosso come l'oceano | Una storia del rosso nelle arti
Nell’agosto del 2022 sono apparse a Barcellona, Parigi e New York tre sculture particolari dell’artista francese James Colomina. Difficilmente le statue potevano passare inosservate, persino in queste città già ricche di ogni genere di arte. In un batter d’occhio, le immagini hanno fatto il giro del mondo. Ritraggono Vladimir Putin che guida un carro armato giocattolo – interamente rosso.
Che ritraggano il presidente russo o Pinocchio, le sculture di Colomina hanno una cosa in comune: ognuna di esse è di un rosso splendente. L’artista ha scelto i colori come propria firma per varie ragioni:
Le mie sculture sono rosse perchè catturano l’occhio in un contesto urbano. E soprattutto perché si possono dire molte più cose con questo colore che con gli altri. Il rosso trasmette violenza, bellezza, dolcezza, amore…
James Colomina
L’osservazione dell’artista non poteva essere più accurata. Il colore, come risaputo, è prodotto dall’interazione dello spettro visivo con i fotoricettori degli occhi. Ma i colori non sono solo frammenti di luce e neanche semplici sensazioni. Come ogni simbolo, il significato che diamo loro è convenzionale. Ecco perché possono significare tutto e il contrario di tutto. Anche un singolo colore – la stessa sfumatura di rosso – si divide in un’ampia gamma se si ricerca ogni sfumatura di significato. E questo vale ancor di più per il rosso.
Michel Pastoureau è un docente francese di storia medievale, esperto in araldica. Secondo lui il “rosso è come un oceano immenso”. Potrebbero essere scritte centinaia di pagine sui suoi significati e non sarebbe comunque abbastanza. Qui ci limiteremo a raccontare alcuni significati che si sono affermati nella sfera artistica. Quattro piccole gocce, come se fossero prese da un immenso oceano rosso.
Primordialità
Per millenni, nel mondo occidentale, il rosso è stato il re dei colori. Per un lungo periodo è stato anche l’unico – almeno se si considera il ruolo sociale. Secondo gli antropologi, rosso è la parola più vecchia usata per denotare un colore. Ciò è avvenuto perché è stato il primo colore usato come colorante. I primi materiali usati dalla nostra specie, insieme al nero, per alterare l’apparenza delle cose attorno a noi erano di una tonalità mattone.
Inevitabilmente, i resti più antichi della nostra storia artigianale e figurativa sono rossi e neri. I primi sono ottenuti dall’argilla e dal suolo, con un forte potere colorante. I secondi dal carbone. Tutta la storia dell’arte inizia da una coppia specifica di colori.
Grotta di Altamira
Vaso corinzio con decorazione di boccioli di loto
Grotte di Lascaux
Ariballo corinzio
Ma per apprezzare veramente l’estensione del dominio del rosso nella storia umana, c’è bisogno di un piccolo sforzo d’immaginazione. Proviamo a immaginare.
All’alba dell’umanità, nelle profondità della Grotta di Altamira, a ovest di Santander nella Spagna del nord, un cacciatore con addosso una tunica di pelle animale disegna sul muro un possente bisonte.
In una bottega corinzia, molti secoli prima di Cristo, un artigiano con le dita sottili dipinge un cavallo alato. Ci sono almeno 10.000 anni di storia dell’umanità fra loro. Ma i colori usati sono gli stessi: variano dal mattone al carminio.
Una scena da "Profondo Rosso", di Dario Argento
Il primato del rosso nelle società antiche non ha solo a che fare con la sua prevalenza in attività pratiche. Il suo valore simbolico è sempre stato superiore ad altri colori. Questa predominanza affonda le sue radici nei due principali referenti del rosso: il fuoco e il sangue. Questi elementi vitali e naturali formano una quasi immediata giustapposizione con questo colore. Il sangue è fonte di vita e morte a seconda se circola nel corpo o se esce da esso. L’idea del sangue come nutrimento degli dei era diffusa nell’antichità. Ecco perché il sacrificio umano e animale era considerato comunemente una forma di comunicazione con loro.
La connessione del rosso con elementi primitivi l’ha reso un simbolo dei più volenti e incontrollati istinti umani. Nel corso della storia dell’arte, ha assunto il significato di passione, pazzia, ferocia e frenesia. É il caso di Profondo Rosso, film cult di Dario Argento. Non c’è bisogno di essere storici dell’arte o critici cinematografici per capire che il “profondo rosso” di Argento è il colore del sangue versato: il colore dell’omicidio. La palette di Shining, il celebre horror di Stanley Kubrick, è dominata da questa tonalità destabilizzante.
Le passioni primordiali sono sempre perturbanti, ma non necessariamente negative. E ciò vale anche per il rosso primordiale. Nelle sue Odi elementari, il poeta cileno e vincitore del Premio Nobel Pablo Neruda ha scelto gli oggetti più semplici della sua e della nostra vita quotidiana e li ha elevati a soggetti poetici.
Ha scritto versi per una cipolla, per una pagnotta di pane, persino per l’aria. E ovviamente non poteva mancare un’ode a uno degli elementi fondamentali di ogni cucina: il pomodoro, la cui polpa viene descritta come “viscere rosse”.
Dobbiamo, purtroppo,
assassinarlo:
affonda
il coltello
nella sua polpa vivente,
è una rossa
viscera,
un sole
fresco,
profondo,
inesauribile,
riempie le insalate
del Cile..
Pablo Neruda, "Ode al pomodoro"
Che sia carneficina, passione o gola, il rosso evoca sempre emozioni primitive, ed è qui che si trova l’origine del suo dominio nel corso dei secoli. Nessun colore ha raccolto così tanti significati come il rosso poiché nessun colore ci ricorda così fortemente la dimensione primordiale della vita.
Ecco perché nella cultura antica e moderna ha sempre avuto una posizione privilegiata nella gerarchia di colori: rappresenta le esperienze umane più basilari. E proprio per questo, fino a pochi secoli fa, coloro che lo indossavano diventavano unici in una maniera o nell’altra…
Potere
Cleopatra e Cesare
Jean-Léon Gérôme, 1866. Collezione privata.
Nel mondo classico, non c’era pigmentazione più preziosa del porpora. Fin dal 1200 a.C. è stato prodotto dal fegato del murice, una piccola lumaca di mare. Servivano tra i 6 e i 7 chili del suo succo per produrre 324 grammi di colore.
Era segno di ricchezza e potere: fin da tempi immemori le civiltà del Mediterraneo lo hanno scelto per gli abiti dei loro capi politici e religiosi.
Nell’Impero Romano, il diritto di indossare un vestito o un capo rosso venne ristretto ai sacerdoti, magistrati o comandanti militari. Ma solo una persona poteva vestirsi interamente di porpora: l’imperatore, i cui capi simboleggiavano autorità ed essenza divina.
Nel corso dei secoli, alcune figure potenti del mondo occidentale hanno adottato questo simbolismo. Nell’epoca carolingia, l’imperatore spesso vestiva di rosso. Ecco perché, nel giorno di Natale dell’800, data della sua incoronazione, Carlo Magno è apparso vestito di rosso di fronte al Papa.
Non è una sorpresa che successivamente il rosso sia stato usato come simbolo di potere anche dalla Chiesa Cattolica. Il simbolismo cristiano di questo colore è particolarmente importante per i propositi della nostra ricerca, visto che molti artisti hanno usato il rosso proprio per ancorarvi le proprie radici.
Il sistema di significati della Chiesa cattolica attorno al rosso è diventato profondamente contraddittorio. Ruota attorno a sangue e fuoco, ma entrambi gli elementi possono avere un’accezione positiva e negativa. Per quelli negativi vi rimandiamo alla stanza dedicata alla “colpa”. Per ora concentriamoci sugli aspetti positivi.
Proprio come nelle religioni antiche, il fuoco e il sangue hanno un ruolo centrale anche nei testi sacri cristiani. Nell’Antico Testamento Yahweh si manifesta spesso attraverso il fuoco. Anche nel Nuovo Testamento il fuoco rappresenta l’incarnazione dello Spirito Santo che scese sugli apostoli sotto forma di ‘lingue di fuoco’, il giorno della Pentecoste. Per questa ragione, la Chiesa spesso ha associato il rosso con l’intervento divino.
Ma questo colore profondamente primordiale rappresenta anche il sangue di Cristo e dei suoi martiri – i quali sono in molti casi oggetto di culto nelle comunità cristiane. Il noto rituale napoletano dello scioglimento del sangue di San Gennaro è solo l’esempio più noto di questa devozione. Nei secoli, il Cristianesimo si è evoluto fino a diventare sempre di più la religione del rosso e del sangue.
Non dovrebbe sorprendere che il rosso sia diventato il colore delle cariche ecclesiastiche più importanti. Dal XVI secolo, la promozione a cardinale di un vescovo o arcivescovo è indicata dalla frase che ora “indossano il porpora”. Fino alla fine del Medioevo anche il Papa indossava il bianco e il rosso. Anche oggi le “pantofole papali” rimangono rosse.
Che si tratti di un dipinto di Raffaello o una scena di The Young Pope, dal Medioevo a oggi, tutte le rappresentazioni artistiche di alti dignitari ecclesiastici sono di un rosso splendente.
Una scena da "Tre colori-film rosso" di Krzysztof Kieślowski
Nell’occidente medievale il rosso era collegato al potere in ogni sua forma: dalla punizione dei crimini all’espiazione dei peccati nelle braci dell’inferno, fino ai riti giuridici. Il rosso era il colore delle tuniche dei magistrati. Il cappuccio dei boia era rosso come i suoi guanti. E anche se i giudici non lo indossano più, questo significato peculiare del rosso è sopravvissuto in varie forme fino ad oggi. Basti pensare ai compiti dei bambini. Che colore usano di solito i docenti nelle correzioni?
In Tre colori – Film rosso, uno dei film più rilevanti di Krysztof Kieślowski, la giovane Valentine crea un’amicizia che cambia la vita di un giudice in pensione. Il giudice, che passa il tempo spiando le conversazioni telefoniche dei suoi vicini, è stato descritto dai critici come una figura biblica. Un Dio che vede e conosce tutto, ma che nonostante tutto ha smesso di infliggere punizioni. La palette di colori del film è dominata dal rosso.
Colpa
Il rosso nella storia è stato ampiamente usato come simbolo di potere e giudizio. Ma paradossalmente, è anche il colore della colpa. Un segno che può indicare la degenerazione più imperdonabile, in particolare nel mondo cristiano.
Nella sua accezione negativa, il rosso cristiano spesso fa ripensare al sangue versato o alle fiamme dell’inferno. Dal Medioevo in poi, alcuni dei personaggi più famigerati dei testi sacri cristiani hanno i capelli rossi. Gli esempi più noti sono Giuda Iscariota e Caino. Questa caratteristica si è gradualmente estesa per includere tutti coloro che sono considerati emarginati.
Ebrei, eretici, vagabondi e lebbrosi sembrano avere una cosa in comune: il colore dei capelli.
Insieme a loro, Maria Maddalena è una delle prime rosse dipinte consistentemente così nell’arte occidentale. Nel suo caso, però, i capelli non simboleggiano solo il peccato, ma un peccato sessuale.
Quando è associato alla colpa, il potere simbolico reca con sé una precisa dimensione di genere. Anche ai tempi dell’Impero Romano, le rosse erano considerate depravate e lussuriose. Questa associazione è tanto vera per i capelli come per i vestiti. Alla fine del Medioevo, c’erano regole comunali che obbligavano le prostitute a indossare vestiti sgargianti o ornamenti per distinguersi dalle donne oneste. Il colore prescritto era molto spesso il rosso.
Anche in periodi più recenti, gli artisti di ogni campo ricorrono al rosso per rappresentare il peccato carnale – non importa se le loro opere fossero apertamente in conflitto con il patriarcato.
Nel romanzo La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, la protagonista è obbligata a indossare una lettera rossa sui vestiti per segnalarla come colpevole di adulterio. In The Handmaid’s Tale, la conosciuta distopia di Margaret Atwood, le donne sono obbligate a indossare i colori a seconda della loro classe sociale d’appartenenza. Le “ancelle”, che devono crescere i figli dei potenti, indossano un mantello e un cappello rosso.
Rivoluzione
Con la fine del XVII secolo, il simbolismo del rosso si è arricchito di una nuova sfumatura di significato, che nei secoli ha superato le altre: quello politico.
Nato durante la Rivoluzione Francese, il rosso politico è stato inizialmente collegato alle lotte sociali nell’Europa del XIX secolo. In quello successivo ha assunto una dimensione internazionale.
In molte aree, la parola “rosso” è diventata sinonimo di “socialista”, “comunista”, “estremista” o “rivoluzionario”. Secondo il professor Michel Pastoureau, “mai prima d’ora un colore aveva simboleggiato fino a questo punto un’ideologia”.
Eugène Delacroix , "La libertà che guida il popolo", 1830. Louvre
L’ascesa del rosso come colore politico ha origine in due oggetti simbolici. Il cosiddetto berretto frigio e la bandiera rossa. Per molto tempo, il berretto rosso è stato il più significativo simbolo rivoluzionario in Europa. Questo copricapo, usato ampiamente nei circhi, ricordava agli studenti del XVI e XVII secolo il berretto usato dagli ex-schiavi dell’antica Roma, che spesso venivano dalla Frigia. La leggenda vuole che quando gli schiavi frigi guadagnavano la libertà, indossavano i cappelli rossi dei genitori.
Non ci è voluto molto prima che i rivoluzionari francesi si appropriassero del simbolo. Ecco perché appare in molti dipinti datati quel periodo. Il capolavoro di Eugene Delacroix, La Libertà che guida il popolo è uno degli esempi più celebri.
La bandiera rossa, da parte sua, era originariamente un segnale legato all’ordine pubblico. Le autorità la esponevano per avvisare la popolazione di un pericolo imminente e disperderla. Negli anni è stato associato alla repressione di manifestazioni o alla pena capitale. Ma nel luglio 1791 il suo significato è stato improvvisamente rovesciato.
Il movimento giacobino era agli albori. La Rivoluzione imperversava a Parigi. All’improvviso il sindaco alzò la bandiera rossa e, senza dare tempo al popolo di mettersi in salvo, la Guardia Nazionale aprì il fuoco. Ci furono 50 vittime, proclamate immediatamente martiri della rivoluzione. Ciò che colorava di rosso la loro bandiera, era il sangue.
Da lì in poi, la bandiera rossa è diventata l’emblema di ogni forma di rivoluzione. Le frasi di Victor Hugo su un vecchio che alza una bandiera rossa ne I miserabili è tra le migliori rappresentazioni artistiche di un simbolo politico.
Quando aveva raggiunto l'ultimo gradino, quando la sua ombra tremante e terribile, eretta sulla pila di spazzatura in presenza di duecento armi invisibili, si è alzato di fronte alla morte come se fosse più forte di essa, tutta la barricata prese, tra l'oscurità, una forma colossale e soprannaturale.
Lì si creò un silenzio che capita solo in presenza di prodezze. In mezzo a quel silenzio il vecchio agitò la bandiera rossa e gridò:
– Viva la rivoluzione! viva la repubblica! fratellanza! uguaglianza! E la morte!"
Victor Hugo, "I Miserabili"
La bandiera rossa è stata adottata dai partiti di sinistra in tutto il mondo. E con la Rivoluzione Russa si è consacrata come simbolo del comunismo. Ma le rivoluzioni non hanno solo a che fare con la politica. Dal momento che le bandiere rosse avevano “invaso” l’Impero Russo, il primo movimento avanguardista ha scosso le fondamenta dell’arte moderna. È il momento in cui l’artista russo Kazimir Malevič fonda il Suprematismo.
Il pittore avanguardista voleva portare l’arte al suo punto di partenza. In Suprematismo (parte II de Il mondo non oggettivo) ha scritto:
All’arte non importa di servire lo stato e la religione, non vuole più illustrare la storia dei modi, non vuole più avere a che fare con gli oggetti, perciò crede di esistere per se stessa, senza “le cose” (ovvero, la “sorgente a tempo della vita”).
Per questa ragione, le opere di Malevich sono considerate fondamentali per la geometria (cerchi, quadrati e rettangoli), dipinti con un limitato numero di colori. Una delle sue opere più note, Realismo del pittore di una campagnola in due dimensioni, è un ritratto di un quadrato rosso in un campo interamente bianco. Malevich scrive in 1920 “Disegna il quadrato rosso nel tuo studio come segno della rivoluzione mondiale delle arti”. Ed è stata una rivoluzione.
Fin dall’alba dell’umanità, il rosso ha simboleggiato tutto e il contrario di tutto. Delitto e castigo. Potere e sottomissione. Amore e dolore. Ci sono voluti migliaia di anni per arrivare all’intuizione di Malevich. Il rosso che non rappresenta niente. Solamente se stesso.
Quadrato rosso - Realismo del pittore di una campagnola in due dimensioni
di Kazimir Malevich