Baby Reindeer | Vittima e carnefice non sono poi così diversi
Creator
Year
Country
Seasons
Runtime
Original language
Genre
Nella prima scena di Baby Reindeer, un uomo entra in una stazione di polizia e denuncia la donna che lo sta perseguitando. “Cos’ha fatto per provocarla?”, è la domanda del poliziotto, una domanda che di per sé lascerebbe attoniti.
L’uomo ha davvero fatto qualcosa che l’ha intrappolato in questa situazione: ha provato dispiacere per lei. Un sentimento naturale, che solitamente si evolve in gesti di gentilezza. In questo caso, invece, scatena i fatti di Baby Reindeer. Qualcuno potrebbe allora domandarsi se non sarebbe meglio farsi i fatti propri quando qualcuno è in difficoltà. O addirittura tirare fuori il vecchio adagio: “Se l’è andata a cercare”.
Ma per ogni sentimento, ogni storia, esistono due lati della medaglia. Nel caso di Baby Reindeer, nessuno è innocente al cento per cento: né la vittima né il carnefice.
Netflix ha distribuito questa miniserie che è diventata popolare grazie al passaparola online nella prima metà del 2024. Creata e scritta da Richard Gadd, che è anche l’attore protagonista, è stata prodotta da Clerkenwell Films. Si basa sull’omonima opera teatrale di Gadd, andata in scena nel 2019.
La trama: un cervo accecato dagli abbaglianti
Nella scena successiva vediamo una donna entrare da una porta. Si chiama Martha. È entrata nel bar dove il personaggio di Gadd, Donny, lavora come barista. Martha, interpretata da Jessica Gunning, è una donna sciatta e di mezza età, che sostiene di essere una ricca e importante avvocata, in possesso di case lussuose. Eppure non può permettersi di pagare la tazza di tè che ha ordinato. Donny allora decide di offrirgliela, perché è chiaro che la donna non se la passi tanto bene e si dispiace per lei.
Da quel momento, Martha si presenta ogni giorno al bar e ogni giorno ordina qualcosa che non pagherà. Donny l’asseconda, ascolta le sue storie, ride alle sue battute e le fa complimenti. I suoi colleghi lo prendono in giro, dicendo che ormai sono praticamente una coppia. E Martha ci crede, dato che Donny ha troppa paura di contraddire i colleghi e preferisce sottomettersi al loro bullismo. Di qui in poi la situazione inizia a sfuggire di mano. Martha, illusa e maniacale, inizia a stalkerarlo. Donny vorrebbe che la smettesse, e chiarisce diverse volte che tra loro non c’è niente di più di una semplice amicizia. Martha, però, sembra non capirlo, o almeno fa finta di non capirlo.
Da parte sua, Donny fa l’errore di accettare la sua richiesta d’amicizia su Facebook, dandole implicitamente l’autorizzazione per continuare. E più Martha continua, più Donny fatica a uscire da questa situazione.
Un’indagine sul ciclo della violenza
(Attenzione, seguono spoiler!)
Ciò che contraddistingue Baby Reindeer è il fatto che Donny diverse volte sembrerebbe non volersi allontanare da Martha. Ha comportamenti contraddittori, che vengono mostrati dal punto di vista dello stesso Donny (e quindi di Gadd). Il narratore, infatti, come Fleabag, parla direttamente agli spettatori.
Va poi oltre le classiche storie di stalker e vittime, come la serie You, immergendosi nelle complessità psicologiche umane che possono instaurare un circolo vizioso di violenza.
Durante il suo crollo mentale sul palco, Donny ammette che “Amavo una cosa in questo mondo più di quanto amassi lei – giusto?- una cosa. E sapete cos’era quella cosa? Odiare me stesso.” Baby Reindeer è un’indagine sul senso di colpa che va oltre la dicotomia bene-male. Il tutto in un’opera ispirata a eventi reali.
Anche se Donny è la vittima, Gadd non vuole presentarsi unidimensionalmente come tale. L’episodio 4, che racconta la vita di Donny cinque anni prima, offre perciò un quadro intenso delle circostanze che l’hanno portato al suo stato mentale. E gli spettatori capiscono allora il perché di determinate decisioni riguardo le molestie di Martha. Capiscono perché si sentisse a volte addirittura lusingato dalle sue angoscianti attenzioni.
Penso che abbia scioccato molte persone. Molti tra coloro che hanno lavorato alla serie l’hanno trovata molto difficile da leggere e mettere in scena. Non avevo parlato di parte di questa storia a nessuno. Avevo già raccontato degli abusi sessuali e delle altre cose orribili che mi erano successe in passato, certo, ma non ero mai andato così nel dettaglio. È stato piuttosto impegnativo.
Richard Gadd per Netflix
Baby Reindeer mette in luce i lati oscuri non solo di Donny (spiegando perché non prenda immediatamente le distanze dalla stalker, ma anzi la assecondi), ma anche di Martha, facendo empatizzare lo spettatore. È una criminale, non c’è dubbio, ma c’è un motivo per cui si comporta così. Da un certo punto di vista, anche lei è una vittima. Gadd con questo non sta certo giustificando Martha né coloro che agiscono come lei. Piuttosto, incoraggia il pubblico a non fermarsi alle apparenze. Tutti hanno una storia, e ogni azione è collegata a traumi passati. Tutti, a modo loro, sono vittime di qualcosa o qualcuno.
Dall’altro lato della barricata
Quando la serie finisce, il tema del gioco psicologico portato avanti durante la narrazione è apertamente esplicito. Martha finisce in prigione per stalking. In teoria, la vittima dovrebbe sentirsi sollevata. Donny, però, anche se all’inizio è felice, si rifugia nell’unica altra persona che ha abusato di lui in passato, quell’uomo che gli aveva fatto mettere in dubbio la sua sessualità, facendolo cadere in depressione. È come se Donny, superato un abuso, fosse alla continua ricerca di quello successivo. Passare dieci minuti su una panca in tribunale non è abbastanza per iniziare ad accettarsi e ad affrontare i propri traumi.
Donny si crogiola nel dolore. E, alla fine, finisce esattamente dov’era Martha all’inizio: in un pub, a ordinare qualcosa che non può pagare e che gli viene gentilmente offerto dal barista. Questo non vuol dire che anche Donny diventerà uno stalker, ma serve a far comprendere come, alla fine, tutti si possano ritrovare dall’altra parte della barricata senza rendersene conto. Più che giudicare, bisognerebbe fare domande e cercare di capire.
Il grande regalo (non lo chiamerei inganno) di Baby Reindeer è che arriviamo a capire perché c’è voluto così tanto prima che Donny denunciasse la sua stalker. Non perché è una donna, né perché è sovrappeso (anche se quand’è arrabbiata diventa velocissima). Ma perché Donny, in cuor suo, credeva davvero di meritarsi tutto. Siamo portati a empatizzare con lui anziché essere spazientiti. Con lui e anche con Martha.
Stephen King nel suo articolo per Il Times
La faida giuridica su Baby Reindeer
Il fatto che Baby Reindeer si basi su una storia vera ha azionato varie dinamiche sia sul web sia nel mondo reale.
Da un lato, è tornata in voga la tesi secondo cui gli uomini possono anch’essi essere vittime di violenza. Anche gli uomini possono essere denigrati, ignorati, scontrarsi con mille ostacoli se cercano di prendere in mano la loro vita. Dopo Baby Reindeer, proprio come dopo il processo tra Johnny Depp e Amber Heard, è aumentato il numero di uomini che hanno deciso di denunciare episodi di violenza.
Dall’altro lato, tuttavia, si è creato un fenomeno investigativo che ha rasentato lo stalking. Gli utenti del web sono riusciti a risalire alla vera identità di ‘Martha’, smascherandola e prendendola di mira. Questo ha portato la vera Martha ad affermare di essere stata lei quella perseguitata, arrivando addirittura a denunciare Gadd e Netflix per 170 milioni di dollari.
Non è la prima volta che serie ispirate a eventi reali producono effetti morbosi o sollevano polveroni: è successo anche con la serie Dahmer e The Watcher.
Baby Reindeer offre una storia completa, che non avrà sicuramente una seconda stagione. E speriamo non ci saranno neanche altre battaglie legali. La sua importanza rimane comunque quella di evidenziare le dinamiche psicologiche del carnefice e della vittima, dando voce a chi sinora pensava di non averla.
Tag
Buy a ☕ for Hypercritic