In the Mood for Love | Solitudine e attesa nel film di Wonk Kar-wai
Year
Runtime
Director
Writer
Production Designer
Format
Genre
Subgenre
Il regista Wong Kar-wai, con In the Mood for Love, riesce a dare corpo al senso di solitudine e di attesa sfruttando il linguaggio cinematografico. La pellicola narra la storia di un amore travolgente e drammatico che, complice l’estetica del maestro hongkonghese, oggi è divenuta una vera e propria eredità visiva. Come si può intuire dal titolo originale cantonese Fa yeung nin wah, che tradotto significa “l’età della fioritura”, la narrazione si snoda in un susseguirsi di emozioni, dando vita a un intricato mosaico in cui si mescolano i sentimenti umani. Il regista utilizza con maestria la macchina da presa per immortalare la ricchezza di emozioni sullo schermo, fino a renderle quasi tangibili. Ne scaturisce un ritratto nostalgico di un’epoca lontana. Parallelamente, Wong Kar-wai erige un tributo emotivo all’universalità dell’amore che attraversa ogni spazio e tempo.
In the Mood for Love è il secondo capitolo di una trilogia non ufficiale che comprende Days of Being Wild (1990) e 2046 (2004). È il secondo miglior film del XXI secolo secondo una lista della BBC redatta nel 2016 da critici cinematografici di tutto il mondo. Inoltre, nel 2019 il Guardian lo ha classificato al quinto posto tra i 100 migliori film del XXI secolo.
- “L’età della fioritura”
- Vestire un’atmosfera d’amore
- Dirigere la solitudine e la nostalgia
- Quizás, Quizás, Quizás
“L’età della fioritura”
Hong Kong, 1962. Chow Mo-wan (Tony Leung), caporedattore di un giornale locale, si trasferisce con la moglie in un nuovo edificio. Lo stesso giorno, la segretaria Su Li-zhen (Maggie Cheung) trasloca con il marito nello stesso palazzo, proprio accanto all’appartamento di Chow. Di lì a poco, Chow e Su scoprono che i loro rispettivi coniugi hanno una relazione clandestina. Tristi e feriti, i due decidono di collaborare per cercare di trovare una spiegazione all’infedeltà e si ripromettono di non diventare mai come loro. Tuttavia, Chow e Su sviluppano lentamente un’empatia reciproca e finiscono per innamorarsi lo stesso. Il loro rapporto si tramuta così in una storia d’amore non convenzionale. In the Mood for Love mette in scena una tacita passione piena di solitudine e di aspettative. Un amore ricco di sguardi segreti, di carezze e di una crescente tensione sessuale che si protrae fino all’ultimo minuto.
La pellicola è stata presentata in anteprima nel 2000 alla 53ª edizione del Festival di Cannes. Fu candidato alla Palma d’oro e Tony Leung divenne il primo attore hongkonghese a vincere il premio come miglior attore. A vent’anni dalla sua uscita, nel novembre 2020 il film è stato presentato in anteprima alla 38ª edizione del Torino Film Festival in una versione restaurata in 4K.
Vestire un’atmosfera d’amore
Ogni singola inquadratura di In the Mood for Love è come un dipinto carico di erotismo composto da cravatte e borsette, zuppa di sesamo e camere invase dal fumo di sigaretta. Ogni indumento indossato dalla signora Chan pare un pezzo d’arte pregiata e i suoi abiti contribuiscono a scandire il flusso del tempo. Grazie al lavoro del costumista William Chang, autore anche del montaggio e della scenografia, il guardaroba di Chow e Su si fa espressione della loro interiorità. In effetti, i costumi svolgono un ruolo attivo nella narrazione e riflettono la crescente intimità tra i due protagonisti. William Chang e Wong Kar-wai hanno collaborato in quasi tutti i film del regista, formando un sodalizio artistico. Di fatto, anche il già citato sequel 2046 evidenzia un’attenzione simile ai costumi.
Non è raro nel cinema riservare ai costumi il ruolo di veri e propri personaggi in grado di comunicare con il pubblico. La costumista britannica Jacqueline Durran ha adottato un approccio simile a quello di William Chang in Espiazione (2007) di Joe Wright, con l’iconico abito verde indossato da Keira Knightley.
Dirigere la solitudine e la nostalgia
Wong Kar-wai arriva abilmente a tradurre in immagini il desiderio e la solitudine dei protagonisti, il vuoto esistenziale che sentono di dover disperatamente colmare. Lo fa attraverso l’uso del campo e fuori campo. Il regista costruisce inquadrature in cui tutto ciò che è superfluo, che non è in sintonia con quel mood for love, viene lasciato fuori campo o reso sfocato. Così il film assume le sembianze di una coreografia. Vi è sempre una distanza rispettosa tra i personaggi e ciò che provano. Wong Kar-wai non lascia nulla al caso. Misura tutto per veicolare a chi guarda un senso di solitudine e di nostalgia: un tratto distintivo del suo modo di fare cinema.
Gli stessi sentimenti sono dominanti nel primo capitolo, Days of Being Wild. Anche questo film è ambientato nella Hong Kong degli anni ’60, che coincide con il periodo dell’infanzia di Wong Kar-wai. Pertanto, i sentimenti delle storie sono anche quelli vissuti dal regista. Un certo senso di separazione, di mancanza, e di nostalgia per un tempo che è passato per sempre.
Quizás, Quizás, Quizás
Gli aspetti visivi non sono gli unici ad avere un’importanza primaria in In the Mood for Love. Anche la musica diventa elemento tematico grazie a Nat King Cole che esegue una cover della popolare canzone Quizás, Quizás, Quizás del cantautore cubano Osvaldo Farrés. Il brano, che ricorre più e più volte nel film, si mescola al montaggio punteggiando la narrazione. La commistione tra musica e immagini è una tecnica molto ricorrente nei film di Wong Kar-wai. Il regista dimostra di non considerare la musica solo come un elemento decorativo. Al contrario, i suoi film utilizzano le canzoni come espediente narrativo. Un approccio simile a quello che il regista canadese Xavier Dolan adotta nei suoi film – in particolare in Mommy – ma anche assimilabile allo stile di Terrence Malick.
In definitiva, grazie a tutti questi elementi, In the Mood for Love dà forma alla solitudine e all’attesa evocando un senso di amore sospeso nel tempo e nello spazio.
Tag
Buy a ☕ for Hypercritic