Blade Runner 2049 | Noir futuristico sul significato di 'umano'
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Blade Runner 2049 è un film di fantascienza neo-noir diretto da Denis Villeneuve. Uscito nel 2017, è il sequel del film del 1982 Blade Runner diretto da Ridley Scott.
- Un patrimonio fantascientifico
- Anno 2049
- Una storia distopica dai tratti neo-noir
- Al centro un detective del genere noir
- Narrazione postumanista
- Un nuovo classico con il tocco di Villeneuve
Un patrimonio fantascientifico
Denis Villeneuve era cosciente della rilevanza del film originale. Il film ha avuto enorme impatto sull’intero genere fantascientifico e sulla storia cinematografica. Blade Runner ha influenzato esteticamente tutte le opere dello stesso genere e continuerà a farlo per decenni. Molto più di questo, è entrato nell’immaginario di intere generazioni. Per Villeneuve era quindi un’enorme responsabilità realizzare il sequel di un film così eccezionale. Per essere all’altezza della sfida, l’ha resa un’opera collettiva. Quindi ha invitato due colleghi registi a sviluppare tre cortometraggi che fungessero da prequel. Questi rappresentano gli eventi chiave che si svolgeranno tra il 2019 e il 2049.
Il primo di questi è un cortometraggio anime diretto da Shinichiro Watanabe. Qui i vecchi replicanti, umanoidi immaginari creati dalla bioingegneria, iniziano una serie di rivolte che porteranno al Black Out del 2022 in seguito al quale vengono catturati e uccisi. Il secondo è 2036: Nexus Dawn, diretto da Luke Scott. Qui si vede Niander Wallace (Jared Leto) persuadere il concilio dei legislatori della necessità di produrre una nuova serie di replicanti, incapaci di disobbedire. Scott ha diretto anche il terzo e ultimo cortometraggio, 2024: Nowhere to Run. Quest’ultimo è ambientato un anno prima degli aventi di Blade Runner 2049 e segue le vicende di Sapper Morton (Dave Bautista), un vecchio replicante ribelle.
Anno 2049
In Blade Runner 2049, un gruppo di poliziotti noti come “blade runner” sono incaricati di rintracciare ed eliminare i replicanti ribelli. L’agente KD6-3.7 (Ryan Gosling) è uno dei loro detective. La sua prima missione è quella di mandare in pensione Sapper Morton. Questo lo porta a scoprire i resti di Rachael (Sean Young), una vecchia replicante femmina del primo film, e le circostanze della sua morte. La verità che scopre lo turberà profondamente, ma forse ancor più turberà l’ordine della civiltà.
Una storia distopica dai tratti neo-noir
Senza dubbio un mix di temi e tecniche rende Blade Runner 2049 un lento film neo-noir, ambientato in un mondo fantascientifico. In primo luogo l’illuminazione determina l’atmosfera generale della storia e si evolve con questa. Il direttore della fotografia Roger Deakins ha studiato le luci per dare il giusto tono alla narrazione creare. Le immagini sono caratterizzate dal chiaroscuro, interrotto da neon brillanti, proiezioni olografiche e onde scintillanti che si sfrecciano sullo sfondo cupo. In un futuro distopico l’oscurità trasmette una sensazione di mistero e oppressione che permea la città di Los Angeles.
In secondo luogo, gli effetti sonori contribuiscono all’atmosfera noir di nostalgia, alienazione e paranoia. Il paesaggio sonoro urbano, supervisionato da Mark Mangini, è un mix di annunci pubblicitari aggressivi, stridori di auto, rumore della folla e dialoghi poliglotti in sottofondo. I compositori Benjamin Wallfisch e Hans Zimmer hanno voluto creare qualcosa di completamente originale per onorare la colonna sonora di Vangelis del 1982, fatta di synth pesanti e toni futuristici.
In terzo luogo, lo scenografo Dennis Gassner ha trasmesso la sensazione di un paesaggio urbano di cemento grigio, utilizzando forme, moduli e facciate tipiche dell’architettura brutalista. Il set è stato creato meticolosamente con enormi miniature, rafforzando l’impressione di grattacieli colossali. Graffiti in miniatura li adornano per dare la sensazione di “decadenza” e di “crisi esistenziale” del periodo (video sotto).
Al centro un detective del genere noir
Altra caratteristica del film noir è la trama che ruota attorno a un antieroe maschile. In questo caso si tratta dell’agente KD6-3.7, soprannominato “K”. È un replicante Nexus-9, uno dei modelli più recenti e affidabili. Incarna l’antieroe riluttante e il detective cinico tipico del genere.
In effetti, l’Agente K è un duro con difetti tragici. Sembra solo nella sua missione, tranne per la sua unica relazione con un’AI di nome Joi (Ana de Armas). Anche se si trova nel mezzo di eventi drammatici, K li affronta come un cavaliere coraggioso e altruista, dedito a una causa più grande. Questo atteggiamento può essere messo in relazione con Il Cavaliere Oscuro, un altro famoso detective incallito di stile noir.
Narrazione postumanista
In questo film, la linea che divide gli umani e gli androidi è diventata così sottile che lo spettatore si domanda che cosa li renda essenzialmente diversi. In una sequenza, K dice che gli umani sono nati con un’anima. Un messaggio che richiama ad altre pietre miliari come Ghost in the Shell (2017) o Ex Machina (2014).
In effetti, questi film affrontano i problemi posti dal discorso postumanista. Secondo questo movimento filosofico, l’umanità è definita dal modo in cui opera, cioè se elabora informazioni o emozioni come un essere umano. Un essere umano è senziente, comprensivo e intelligente. E non si riduce tanto al suo aspetto esteriore. In Blade Runner, la capacità dei replicanti di sviluppare risposte emotive li rende pericolosamente vicini agli esseri umani. Da qui la necessità di sottoporli a test regolari, come nel caso del test di base dell’Agente K.
I replicanti di Nexus possiedono gradi variati di forza superiore, resilienza e intelligenza. Per differenziarli dagli umani, il test rileva le loro capacità emotive. Qualsiasi danno mentale o empatico li porta al “pensionamento”; in altre parole, alla loro eliminazione. Tuttavia, le emozioni fanno parte della natura del replicante. Per controllare meglio i replicanti, il loro primo produttore, la “Tyrell Corporation”, ha impiantato dei falsi ricordi. Quindi, essi hanno una base di esperienza umana e un “cuscinetto per le loro emozioni”. Pertanto, nonostante l’aspetto glaciale dell’Agente K, egli è alla ricerca di una famiglia e di un significato dei flash prodotti dai suoi ricordi.
Il postumanesimo vede la specie umana come un sistema intelligente tra altri. Ad esempio, una colonia di api, l’ecosfera terrestre o una colonia di cellule sono altre entità intelligenti. In Blade Runner 2049, l’apparizione di un miracolo spinge i replicanti a un cambiamento che li faccia riconoscere come entità intelligenti di pari valore rispetto agli umani.
Un nuovo classico con il tocco di Villeneuve
Blade Runner 2049 è un film di fantascienza da apprezzare lentamente e più volte. Il ritmo è proprio uno dei fondamenti del cinema di Villeneuve, che alterna un lento avvicinamento a momenti di rivelazione. I suoi film non sono puramente contemplativi, ma preparano lo spettatore al momento della scoperta. In questo caso, la tensione si accumula nella sequenza che si svolge a Las Vegas, portando K a confrontarsi con Deckard (Harrison Ford) nella sua ricerca della verità.
L’estetica di Blade Runner 2049 produce nella mente dello spettatore un effetto duraturo, con una fotografia che crea una propria firma distinguibile. L’atmosfera cupa e neo-noir genera un ambiente favorevole alle domande esistenziali. Infatti, la storia invita lo spettatore a riflettere sul futuro dell’umanità e sul suo posto nell’universo.
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