Il corvo | Lo studio di Poe sulla paranoia
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Il corvo | Lo studio di Poe sulla paranoia

Il corvo | Lo studio di Poe sulla paranoia

Postato il 06 Febbraio, 2024

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108 verses

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Mezzanotte. Un uomo legge un vecchio libro. È in lutto per la morte della sua amata Leonore. All’improvviso, sente dei rumori provenire dalla porta d’entrata. Crede che si tratti di un visitatore, ma quando apre la porta non c’è nessuno. Con voce sommessa, chiama Leonore. Torna a quello che stava facendo, ma poi il rumore ricompare. Va ad aprire per la seconda volta trovando un oscuro e inquietante uccello.

Questa è la cupa apertura de Il corvo, il poema scritto nel 1845 da Edgar Allan Poe. Quello che segue è un dialogo tra l’uomo e il corvo che risponde solo con le parole “mai più”. 

Un’atmosfera inquietante

Allora, poiché quest’uccello d’ebano, con la grave e severa dignità 
del suo aspetto, induceva la mia triste fantasia al sorriso, gli dissi: 
« Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso, tu non sei certo un vile; 
orrido, torvo e antico corvo che erri lontano dalle spiagge notturne, 
dimmi qual è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte! » 
Disse il corvo: « Mai più »

Il corvo è uno studio sulla sofferenza, il senso di colpa e la paranoia, tre temi cruciali nella produzione letteraria di Poe. L’autore introduce il lettore in un’atmosfera inquietante: è tarda notte, a dicembre: fuori fa freddo e un dolore recente assilla l’uomo. La morte di Leonore, in circostanze misteriose, gli fa temere un suo possibile ritorno. Lo stato d’ansia dell’uomo è sospetto e probabilmente dovuto al senso di colpa.

Illustrazione di Gustave Doré sugli ultimi versi del poema. Courtesy of Wikimedia Commons. Public Domain CCO.

Come funziona l’ossessione

– « Profeta – io dissi – creatura del male! – certamente profeta, sia tu uccello o demonio! –
– « Sia che il tentatore ti abbia mandato, sia che la tempesta t’abbia gettato qui a riva,
desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata –
in questa dimora visitata dall’orrore – dimmi, in verità, ti scongiuro –
« Vi è – vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi – ti scongiuro ». –
Disse il corvo: « Mai più ».

Nei racconti e nelle poesie di Poe, il senso di colpa raramente riguarda il bene e il male. È una forza potente che opera dall’interno di un individuo, portandolo all’autodistruzione. Il gatto nero e Il cuore rivelatore sono degli esempi. Per l’uomo narratore, il corvo è il profeta di un oscuro futuro. Ma per il lettore, diventa lo specchio delle paure segrete del narratore. Per questo, non è rilevante il fatto che il corvo sia una presenza reale o un’allucinazione.

All’inizio, l’uomo sembra melancolico ma razionale: dà delle spiegazioni logiche al rumore che sente. Tuttavia, più continua a interrogare il corvo, più finisce per impazzire, interpretando la risposta ripetitiva dell’uccello come una condanna personale. L’ossessione si nutre delle torture autoindotte. Lo scrittore americano Henry James ha rappresentato perfettamente l’idea nel suo racconto horror Il giro di vite, dove la vite è una metafora della lenta penetrazione della paranoia.

Un’eredità feconda

I riferimenti di Poe nella scrittura del poema sono numerosi, a partire dal Grip di Charles Dickens in Barnaby Rudge, un corvo maldestro che riproduce parole umane e i suoni di molti oggetti. Poe pensava che Dickens non fosse riuscito a realizzare tutto il potenziale inquietante e drammatico dell’animale. Infatti, nel suo poema, il corvo diventa una cosa malvagia, l’incarnazione dell’orrore.

Il corvo ha lasciato un’immensa eredità al mondo artistico. Per esempio il poeta Giovanni Pascoli scrisse L’assiuolo come un soliloquio al richiamo di un uccello triste, ispirato all’opera di Poe. Entrambi attribuiscono agli animali a due ali un ruolo soprannaturale. Per Pascoli, la voce dell’uccello rispecchia quella delle persone amate che ha perso. Però l’uso dell’onomatopea è diverso. Nella poesia di Pascoli si tratta della pura riproduzione di un suono (chiù chiù), mentre Poe utilizza delle parole significative le cui articolazioni richiamano il gracchiare di un corvo.

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