Friends | Sospensione dell'incredulità al Central Perk
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Nella sua Biographia Literaria, Samuel Taylor Coleridge parla di fede poetica o sospensione dell’incredulità. Se questo concetto potesse essere riassunto in un luogo, sarebbe sicuramente Central Perk, la location principale di una delle sitcom più famose al mondo, Friends.
Con l’espressione “sospensione dell’incredulità”, lo scrittore inglese voleva spiegare il patto reciproco che si crea tra scrittore e lettore, per cui quest’ultimo può godersi la storia senza porsi troppe domande sulla sua credibilità e verosimiglianza.
Il Central Park è un bar situato nel West Village di New York. Ed è qui che (Courtney Cox), Chandler (Matthew Perry), Joey (Matt LeBlanc), Ross (David Schwimmer), Phoebe (Lisa Kudrow) e Rachel (Jennifer Aniston) passano le loro giornate. Seduti sull’iconico divano a bere caffè, leggere il giornale e chiacchierare, sembrano avere tutto il tempo del mondo. Decisamente poco credibile per dei lavoratori ventenni. Eppure riescono a mantenere vivo l’interesse degli spettatori per 236 episodi, spalmati su dieci stagioni. E dopo l’orario di chiusura, i sei si riuniscono in uno dei loro appartamenti, situati uno di fronte all’altro. Non devono neanche cambiare edificio: abitano proprio sopra il Central Perk. La narrativa, scorrevole e accattivante, sembra quasi una coreografia dal ritmo deciso, racchiusa in una struttura ben squadrata.
Andato in onda per la prima volta nel 1994, Friends è diventata una delle sitcom più amate di tutti i tempi. È riuscita a superare i confini nazionali e conquistare le famiglie di tutto il mondo. Le note dell’iconica sigla I’ll be there for you dei The Rembrandts sembrano quasi rapire gli spettatori.
Empatia e risate: una struttura vincente
Bastano pochi episodi per diventare dipendenti dalla serie. Tra il rapido susseguirsi di dialoghi, è un attimo innamorarsene. I personaggi hanno sempre la risposta pronta, e non c’è neanche un attimo di respiro tra una battuta e l’altra. Fanno divertire gli spettatori, certo, ma non solo: li fanno anche empatizzare con loro.
E non è un caso. L’empatia scatta attraverso uno schema preciso, che segue direzioni orizzontali e verticali. C’è, innanzitutto, una linea narrativa che parte da A e arriva sino a B, che segue la storia di un gruppo di amici e del loro maturare insieme; allo stesso tempo, ogni episodio segue una linea narrativa perpendicolare, dove il focus è sulle varie difficoltà che i diversi personaggi si ritrovano ad affrontare.
Se lo spettatore si trova a fare il tifo per Ross, nell’episodio successivo si chiede se non dovrebbe invece prestare maggiore attenziona a Phoebe o Chandler. Così facendo, anche coloro che non sono al passo con la serie possono godersi i singoli episodi, e magari decidere se non valga la pena guardarla per intero.
Friends non è l’unica serie costruita seguendo questa struttura. Altri esempi più o meno recenti potrebbero essere How I met your mother, Modern Family, New Girl, o Brooklyn nine-nine. Tuttavia, questo tipo di serie hanno pian piano perso il loro fascino. Le risate, ormai, non sono più spontanee come un tempo. Non c’è una ragione precisa, solo alcune supposizioni. Forse è perché Friends è stata l’apripista e ha spianato la via alle altre. O, più probabilmente, perché dietro le numerose risate, c’era un’attenta costruzione dei personaggi e una vera e propria scuola di sceneggiatura.
Una serie immortale
Ogni personaggio incarna una particolare virtù, un vizio o una debolezza. Sono cristallizzati in una sorta di limbo storico, protetti dai loro appartamenti e dalle mura del Central Perk. La serie è congelata nel tempo, immortale. Ed è per questo che, dopo 27 anni di successo, c’è ancora chi continua ad amare l’ingenuità di Phoebe, la storia d’amore tra Ross e Rachel o i provini falliti di Joey.
La serie mostra scorci di vita in cui è facile ritrovarsi, per cui gli spettatori riescono a identificarsi nei personaggi. Allo stesso tempo, molte situazioni vengono portate all’estremo, e la serie appare come uno specchio distorto. Gli spettatori ridono per ciò che accade, e così facendo ridono anche, in parte, di loro stessi. Probabilmente è proprio questa la ricetta segreta del suo successo senza fine. Friends è un ottimo esempio di sospensione dell’incredulità, che accoglie lo spettatore a metà strada.
Oltre gli schermi
Pensare che il successo del gruppo di giovani amici sia rimasto prettamente limitato agli schermi sarebbe un errore. La fama e l’ispirazione che l’hanno accompagnata vanno ben oltre. Ormai, Friends è entrata a far parte delle nostre vite come uno tsunami.
Da un giorno all’altro migliaia di persone in tutto il mondo hanno iniziato a chiedere ai parrucchieri “il taglio alla Rachel” o a usare l’espressione di Joey “Hey, come ti va?”. Quest’ultima espressione, tra l’altro, non è apparsa nella serie sino alla quarta stagione.
La piattaforma d’apprendimento perfetta
Esiste, inoltre, un altro fenomeno strettamente connesso a Friends. O meglio, un fenomeno connesso all’impatto che ha avuto la serie sul classico apprendimento della lingua inglese. Come spiega il New York Times, molti insegnanti d’inglese hanno iniziato a usare Friends come piattaforma d’apprendimento per i loro studenti. Gli scenari di vita reale risultano familiari anche a coloro che vivono a migliaia di chilometri dal West Village. E l’inglese usato è così semplice da essere comprensibile anche a chi non viene da Paesi anglofoni. Quando i libri di grammatica non bastano, Friends trova il modo di intrattenere, divertire ma anche di insegnare.
Sono passati 17 anni dall’ultimo episodio di Friends. Per celebrare l’intramontabile successo della serie, il cast si è riunito per uno speciale, andato in onda a maggio 2021. Durante l’episodio, hanno incontrato i fan e sono tornati negli indimenticabili set, leggendo anche i copioni di alcune delle scene più iconiche.
È stata proprio come una riunione di famiglia per i fan più appassionati. Ma è stata anche un’occasione per coloro che non hanno ancora visto la serie di entrare a far parte di questo mondo.
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