Sex Education | Guida di sopravvivenza in formato dramedy
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Sex Education | Guida di sopravvivenza in formato dramedy

Sex Education | Guida di sopravvivenza in formato dramedy

Postato il 19 Ottobre, 2024

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Otis Milburn (Asa Butterfield) è figlio di una sessuologa (Gillian Anderson) ed è così terrorizzato dal sesso che non riesce neppure a masturbarsi. Le sue avventure quotidiane mostrano quanto possa essere difficile essere normali, anche nel Regno Unito degli anni 2000. Per far credere a sua madre di essere un ragazzo come gli altri, ogni mattina Otis sporca dei fazzoletti di crema idratante e li lascia sul letto, vicino a una rivista porno. Sua madre Jean, dal canto suo, finge di credere che il figlio si masturbi prima di andare a scuola.

Creata da Laurie Nunn, la serie originale Netflix Sex Education riesce a trattare con leggerezza tematiche impegnative; comunicazione intergenerazionale, amore, amicizia, scoperta della sessualità e della vita adulta. Una guida di sopravvivenza in pillole, in pratico formato dramedy.

Quasi una doppia vita

Jean è molto aperta e vorrebbe davvero parlare di temi scottanti con suo figlio. Ma Otis è completamente bloccato e non si sente in grado di affrontare problemi intimi con lei, nonostante sia il suo lavoro. L’unico a essere a conoscenza dei problemi del ragazzo è Eric (Ncuti Gatwa), il suo migliore amico. Eric è completamente diverso da Otis: non solo perché ha già accettato e dichiarato pubblicamente di essere omosessuale, ma perché si sente perfettamente a suo agio a parlare di rapporti sessuali e relazioni. Solo l’arrivo di Meave (Emma Mackey) spinge Otis all’azione per cambiare la propria vita.

Meave è una delle ragazze più belle della scuola, ma non se ne vanta. Ha un look alternativo ed è molto più intelligente di quanto pensi la maggioranza degli insegnanti. Ha anche una famiglia molto problematica di cui nessuno sa nulla. Per Otis è del tutto naturale prendere una cotta per lei, come lo è negarlo e non sapere come comportarsi. Quando Meave scopre quanto sia portato a dare consigli sul sesso (nonostante la sua totale mancanza di esperienza), gli propone di mettersi in affari. Otis farà “sessuologo” agli studenti; lei troverà i clienti, un posto tranquillo in cui parlare e si divideranno i profitti. Timido ed estremamente riservato a casa, Otis deve così diventare sciolto e professionale a scuola. Lui è molto scettico, ma lei è Meave: non può che accettare.

Adolescenti e sessualità: un taboo ancora da infrangere

Chi sono e come si sentono gli adolescenti? Laurie Nunn sembra avere il dono di capirlo. Come ha dichiarato in un’intervista al Guardian, si è ispirata alla propria adolescenza. Con Sex Education, Nunn racconta quanto possa essere difficile sentirsi normali, soprattutto per un adolescente, che ancora non sa chi realmente sia. E ci riesce evitando di etichettarli come “bambini cresciuti”, ma descrivendoli come giovani adulti che devono affrontare un’infinità di nuovi problemi, complicati e, a volte, enormi. Problemi di scuola, amore, vita, amicizia, famiglia e, ovviamente, sesso. Problemi, questi ultimi in particolare, che richiedono di esplorare e accettare la propria sessualità.

Ogni personaggio affronta una sfida interiore per raggiungere i propri obiettivi. Per molto tempo, parlare schiettamente del rapporto fra adolescenza e sessualità è stato un taboo per la televisione. Sex Education non solo osa infrangerlo, ma descrive il sesso così come gli adolescenti lo sperimentano, attraverso il loro linguaggio. I dialoghi sono brillanti, divertenti e ricchi di slang. La vita dei personaggi è caotica, ma incredibilmente realistica per degli spettatori che hanno attraversato (o stanno attraversando) questo periodo della vita in questo secolo.

Attraverso sbagli, scene comiche e incomprensioni, la serie evidenzia cosa significhi diventare adulti al giorno d’oggi. Quali problemi debbano affrontare gli adolescenti e cosa li faccia soffrire. Mostra quanto sarebbe utile un’adeguata educazione sessuale e quanto sia più facile chiedere e accettare consigli da un proprio pari. E quanto la parità non sia necessariamente data dall’età, quanto da un legame alla cui base sta la comunicazione. Una comunicazione in grado di superare differenze di cultura, genere e generazioni.  

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