Il Giovane Holden | Trovare il proprio posto nel mondo
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Il Giovane Holden | Trovare il proprio posto nel mondo

Il Giovane Holden | Trovare il proprio posto nel mondo

Postato il 11 Luglio, 2020

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234 pages

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Il giovane Holden è il primo record di Hypercritic, poiché questa opera è il nostro talismano, il nostro portafortuna.

Per capire il mistero di Holden Caulfield e come questo personaggio riesca ancora a incarnare, a distanza di settant’anni, un certo tipo di stanchezza, un misto di fatica, impazienza, malinconia, ma soprattutto la rabbia dell’adolescenza, bisogna cercare dei riferimenti non solo nella storia di J. D. Salinger come studente, molto simile a quella del suo protagonista, ma anche nelle circostanze in cui Salinger scrisse i primi capitoli del suo romanzo. Un romanzo che si confronta con altri grandi classici americani narrati in prima persona come Huckleberry Finn e Il grande Gatsby – i cui autori furono influenti per Salinger, così come l’Amleto di William Shakespeare nella costruzione dell’identità di Holden.

L’incantesimo ipnotico del romanzo

Il grande critico americano Harold Bloom riteneva che la voce di Salinger, per quanto vivida e autentica, non raggiungesse le vette estetiche di F. Scott Fitzgerald, né l’ironia di Mark Twain, né l’ampiezza epica di Herman Melville.

Eppure l’influenza di Salinger e del suo romanzo è vasta, come l’incantesimo ipnotico della voce del suo protagonista, il cui gergo è superato ma non il suo suono, la sua cadenza e la sua musicalità, che avrebbe influenzato molti autori a venire, da Silvia Plath a Hunter S. Thompson (Paura e delirio a Las Vegas), Jay McInerney (Bright Lights, Big City), Dave Eggers (A Heartbreaking Work of Staggering Genial), Haruki Murakami (Norwegian Wood), a A Rainy day in New York di Woody Allen, alla serie televisiva Euphoria e a Billy Wilder o Steven Spielberg, che avrebbero voluto adattarlo in un film. Ma Salinger non ha mai autorizzato alcuna forma di rappresentazione visiva della sua opera, nemmeno sulla copertina del romanzo.

La rabbia di Holden

Scrisse i primi capitoli delle peregrinazioni newyorkesi di Holden Caulfield durante lo sbarco in Normandia. Teneva le pagine nel bavero della giacca mentre cercava di sopravvivere a ogni nuovo giorno e apprendeva dai giornali che la sua fidanzata, Oona O’Neill, figlia del drammaturgo Eugene O’Neill, lo aveva lasciato per Charlie Chaplin. Non sappiamo come si sentisse Salinger in quei giorni, ma la rabbia di Holden è diventata un simbolo per intere generazioni e per la condizione umana di tutti coloro che cercano, senza riuscirci, di trovare un posto nel mondo.

The Catcher in the Rye | Finding one's place in the world - Central Park
Image courtesy of Fabio Fistarol, via Unsplash

La storia del romanzo si svolge in soli tre giorni durante le vacanze di Natale. Holden è stato espulso dal suo collegio e torna in città prima del previsto, solo per subire una serie di disavventure che lo gettano in uno stato di crescente depressione e instabilità psicologica. Non riesce a relazionarsi normalmente con gli altri esseri umani: né con i vecchi amici, né con gli ex professori, né con le ragazze che gli piacciono, e gli incontri casuali si rivelano ancora più disastrosi.

L’esperienza del fallimento

I lettori vivono con lui il fallimento di ogni tentativo di vicinanza. L’ombra del fratello minore Allie, morto, aggrava la sua tristezza e l’unica persona con cui riesce ad avere un legame è la sorellina Phoebe. A lei Holden confida il cuore tematico del libro, il suo desiderio di essere “il giovane Holden”. Attorno a lei ruotano i passaggi più toccanti, come il capitolo in cui Holden si reca al Museo di Storia Naturale, l’unico luogo in cui si sente a casa, libero dai falsi che odia, tra ricostruzioni immobili che per definizione non possono deluderlo – ma che in realtà sono solo illusioni, come l’idealismo intransigente a cui Holden si aggrappa. È intransigente come Salinger, che si ritirò dalla vita pubblica e rimase invisibile ai media per il resto della sua vita.

Catcher of people

Il critico giapponese Yasuhiro Takeuchi sottolinea una curiosa analogia tra il verbo catturare e il verbo cacciare, illuminata dai principi del tiro con l’arco zen del maestro Kenzo Awa. L’atto della caccia nella lettura del Vangelo – Holden tira spesso in ballo Gesù Cristo – può essere letto come una metafora del pescatore Pietro, che grazie a Gesù riesce a catturare una moltitudine di pesci, e Gesù gli predice che diventerà un acchiappatore di uomini. Il desiderio di Holden, fraintendendo la poesia di Robert Burns Comin’ Thro’ the Rye, è quello di catturare i bambini prima che cadano dal precipizio. Il suo desiderio è quello di trovare un senso alla vita salvando gli altri bambini che stanno per cadere. Phoebe, proiezione della buona coscienza di Holden, può confermare questa teoria, poiché Phoebe è il nome greco di Artemide, dea della caccia e protettrice dei bambini.

Non sappiamo quanti bambini Holden salvi dopo la fine del libro, ma è riuscito a salvare se stesso, e forse anche Salinger, tenendolo in vita attraverso l’incubo della Seconda Guerra Mondiale.


Una nota personale

Nel 1994 lo scrittore italiano Alessandro Baricco ha fondato a Torino la Scuola Holden, una scuola di scienze umane contemporanee ispirata alle botteghe rinascimentali e con un’idea rivoluzionaria: creare una scuola da cui Holden Caulfield non sarebbe mai stato espulso. Un luogo dove anche un ragazzo difficile come lui potesse sentirsi compreso e a casa.

Ho studiato in quella scuola 20 anni fa e lì ho conosciuto il professor Harold Bloom, uno dei miei grandi maestri. A lui dedichiamo Hypercritic, con l’obiettivo di fare ciò che la critica dovrebbe fare, ovvero trasformare l’opinione in conoscenza.

Hypercritic inizia la sua avventura oggi, 11 luglio 2020, giorno in cui Harold Bloom avrebbe compiuto 90 anni.

Il primo nucleo di redattori di Hypercritic è costituito da un gruppo internazionale di miei studenti della Scuola Holden, dove oggi insegno, e quindi portiamo questa H della Holden in Hypercritic.

Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.”, dice Holden alla fine del romanzo.

Come lui, correremo il rischio di dirvi tutto.

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