Lettere da Babbo Natale | La fiaba paterna di J.R.R. Tolkien
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Tutti i bambini, almeno una volta, hanno scritto una letterina a Babbo Natale, chiedendogli un regalo. E questo vale anche per la famiglia di Tolkien. Ma, prima che i regali comparissero nelle tradizionali calze di Natale inglesi, ai piccoli di casa Tolkien arrivava una lettera dal Polo Nord, scritta a mano e piena di disegni e francobolli meravigliosi. Anno dopo anno, i figli di J.R.R. Tolkien hanno conservato le Lettere da Babbo Natale preparate con amore dal padre: nel 1976, per il terzo anniversario della morte del grande autore, sono state pubblicate in una raccolta da Allen & Unwin.
Baillie Tolkien, seconda moglie di Christopher Tolkien, figlio dello scrittore, ha curato il processo di revisione. L’anno successivo il libro è stato pubblicato anche da Houghton Mifflin e poi, nel 2004, da HarperCollins.
Il fantasy personale di un grande narratore
Nel 1920 Tolkien scrisse la prima di tante lettere, firmandosi come Babbo Natale. L’aveva indirizzata al figlio maggiore John, che aveva tre anni e gli aveva domandato che aspetto avesse Babbo Natale. Da quell’anno, Tolkien si finse Babbo Natale per i suoi quattro figli, cosicché potessero ricevere ogni Natale una lettera dal Polo Nord. Missive sempre accompagnate da disegni e abecedari per decodificare la lingua dell’estremo nord.
Nella prima lettera appare un solo personaggio, Babbo Natale, ma ben presto viene anche introdotto il suo aiutante, l’Orso Bianco del Nord. Nonostante sia un combinaguai, l’Orso Bianco fa del suo meglio per portare a termine i suoi incarichi, ed è per questo che Babbo Natale continua a volergli bene. Col passare del tempo, le storie si arricchiscono di personaggi secondari, alcuni buoni e altri che cercano di ostacolare Babbo Natale e il suo lavoro. I goblin, ad esempio, interferiscono puntualmente nella confezione e distribuzione dei regali. Nonostante tutte le sue (dis)avventure, il vecchio Babbo non si scorda mai dei suoi amati bambini e di quello che gli chiedono per Natale, né si dimentica che, quando cresceranno, smetteranno di scrivergli.
Anche quando il mondo a sud della sua casa diventa oscuro e crudele, le lettere di Babbo Natale portano gioia e speranza, tenendo viva la dolce magia delle sue storie. L’ultima lettera, datata 1943, incoraggia Priscilla (la più giovane dei figli di Tolkien) a non perdere mai la sua allegria, prima di darle un ultimo addio.
Dopo questa lettera dovrò dirti più o meno “addio”: voglio dire che ovviamente non mi dimenticherò di te. Qui noi conserviamo sempre i vecchi numeri dei nostri vecchi amici e così le loro letterine; e più avanti negli anni speriamo di tornare, una volta che loro saranno cresciuti e avranno delle case tutte proprie con dentro dei bambini.
Dall’ultima delle Lettere da Babbo Natale
I semi di un capolavoro
La raccolta di lettere è diventata un epistolario per bambini, che utilizza storielle divertenti per parlare degli eventi del mondo reale. Tuttavia, a differenza di lavori come Maus di Art Spiegelman, la cruda realtà non prevale mai sulla fiaba. Il libro si connette a classici della letteratura quali Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo e I dolori del giovane Werther (Die Leiden des jungen Werthers) di Johann Wolfgang von Goethe. Lettere da Babbo Natale ricorda infatti la forma dell’epistolario dei lavori di Foscolo e Goethe, essendo composto dalle sole missive del mittente. Nonostante ciò, rimane comunque una raccolta di lettere, non un romanzo epistolare.
La raccolta contiene molti semi che si svilupperanno poi nel capolavoro di Tolkien e nelle storie secondarie. Il richiamo del nord e delle sue leggende, e l’interesse per la mitologia hanno ispirato Il Signore degli Anelli. Allo stesso modo, l’alfabeto inventato per le creature del Polo Nord ricorda l’intero sistema di scrittura che Tolkien ha creato per la Terra di Mezzo.
Lettere da Babbo Natale permette di sbirciare nella vita privata di Tolkien e della sua famiglia. L’autore probabilmente non aveva mai pensato di pubblicare queste lettere, ma alla fine ne è comunque emerso un lavoro coerente, che rivela scorci di quella che sarà la sua futura grande opera letteraria. Ma, soprattutto, il libro è una tenera fiaba frutto dell’immaginazione e dei sogni che un padre ha regalato ai suoi figli.
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