L’Incubo di Füssli | Viaggio nei meandri del subconscio
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L’Incubo di Füssli | Viaggio nei meandri del subconscio

L’Incubo di Füssli | Viaggio nei meandri del subconscio

Postato il 06 Giugno, 2023

Year

Country

UK
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Location of the visited exhibition

USA

Material

Dimensions

101, × 127,1× 2,1 cm

Nel 1782, alla Royal Academy di Londra, venne esposto un quadro che suscitò grande scalpore per le sue atmosfere velatamente erotiche e perché portava in scena la parte più spaventosa dell’inconscio mai rappresentata in modi così crudi fino ad allora. Si tratta dell’Incubo , il quadro più famoso del “pittore del diavolo” come usava definirsi Johann Heinrich Füssli. L’opera ebbe un successo immediato e venne realizzata in diverse repliche, e ancora oggi ipnotizza l’osservatore moderno grazie al fenomeno universale che mette in mostra: gli incubi. 

Nell’aforisma numero 231 della raccolta scritta da Füssli tra il 1788 e il 1818, egli afferma “Una delle regioni meno esplorate dell’arte sono i sogni.” È proprio nell’Incubo che l’artista ritrae un vero e proprio incubo e la parte oscura dell’inconscio che si esprime tramite esso. Per la prima volta nella storia dell’arte volta vengono ritratti insieme la realtà in quanto tale e la sua versione inconscia e ottenebrata. 

Tra realtà e immaginario onirico

 Il dipinto raffigura una donna all’interno di una stanza, distesa su un letto in preda a delle illusioni ipnagogiche, ovvero degli incubi ad occhi aperti, con il corpo privo di sensi e le braccia e la testa penzolanti verso il pavimento.  Un demone dal ghigno feroce le siede sul torace emergendo dallo sfondo scuro. Ha le orecchie appuntite e una gobba che ricorda le figure mostruose dei goblin e i gargoyle delle tradizioni nordiche infissi sulle cattedrali gotiche. La mostruosa figura è la raffigurazione di un incubo che ha appena sottratto la vita alla sua vittima e guarda in direzione dello spettatore come se stesse per avventarsi su di esso. Alla sinistra del demone, sempre dallo sfondo buio emerge la testa di un cavallo bianco dagli occhi senza pupille e allucinati, simbolo erotico e appartenente all’immaginario delle leggende scandinave sugli incubi. 

Le uniche parti illuminate sono il corpo della ragazza e la veste bianca dal tessuto velato che lo avvolge, delle suppellettili appoggiati sul comodino e la coperta giallo e arancio, tutti elementi appartenenti alla realtà. Il resto dell’arredo, unitamente ai mostri, è illuminato debolmente ed emerge dall’oscurità a malapena. Lo spazio fisico illuminato in primo piano sfuma nello spazio dell’inconscio e dell’immaginario onirico della ragazza che è avvolto nelle tenebre. 

The Nightmare (1781), Johann Heinrich Füssli, Oil on canvas. Courtesy of Detroit Institute of Arts.

L’Incubo fu solo l’inizio di una serie di altre opere sullo stesso fortunato tema. Füssli nel 1793 realizzò L’incubo abbandona il giaciglio di due fanciulle dormienti che rappresenta il momento di ridesto dal sogno, poi il Sogno del pastore (1793) tratto dal Paradiso perduto di Milton, Il sogno di Eva (1796-1798), Riccardo III e gli spettri (1798) dall’omonima opera di Shakespeare e Grimilde vede in sogno la morte di Sigfrido (1805), ispirato alla letteratura norrena. 

L’incubo, il demone della notte

Füssli per la realizzazione dell’Incubo attinse dalla letteratura folkloristica del sedicesimo e diciassettesimo secolo, specialmente quella inglese, sugli incubi. La stessa parola in inglese “Nightmare” è formata dall’unione di “night” e “mare” che in inglese significa “cavalla”, come quello che appare nel dipinto, ma indica anche un piccolo demone che nella mitologia scandinava tormentava i dormienti.  Come appare nei dizionari del 1700, i sintomi più comuni degli incubi sono intorpidimento del corpo e senso di pesantezza sul petto, come se qualcuno ci si sedesse sopra, la traduzione latina di “nightmare”, infatti, è “incubus” che viene da “incubare” ovvero “giacere sopra”. 

Secondo antiche credenze mitologiche, l’incubo era un essere demoniaco che opprimeva le persone nel sonno e, a volte, si congiungeva carnalmente con esse causando così gli incubi o le illusioni ipnagogiche, ovvero visioni allucinatorie ad occhi aperti che avvengono durante la fase REM. Durante questi episodi la vittima rimane paralizzata e non riescie a svegliarsi completamente, rimanendo così intrappolata nell’incubo. Questi mostri venivano chiamati con nomi differenti nelle diverse leggende popolari: per i romani erano dei fauni o divinità rurali, nel Medioevo una sorta di proto-vampiri, nella mitologica norrena Mahr, e in Italia una strega chiamata Pantafica

L’Italia, un’ispirazione 

Oltre ad attingere da un serbatoio di vaste fonti letterarie e mitologiche, Füssli per la realizzazione dell’Incubo, attinse all’arte figurativa di cui era buon conoscitore. S’ispirò soprattutto a opere italiane di cui venne a conoscenza durante il suo soggiorno in varie zone dell’Italia, tra cui Roma, Napoli, Firenze, fatto per perfezionare la sua formazione pittorica. Roma, in particolare, fu il suo punto di riferimento artistico. Si racconta che passò intere settimane a studiare i particolari della volta della Cappella Sistina di Michelangelo, di cui era grande estimatore e di cui si ritrova l’influenza stilistica nella volumetria dei corpi rappresentati. Non a caso il critico Nicholas Powell individua l’Arianna addormentata del Vaticano come fonte per la posa della fanciulla e la Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale come fonte del cavallo. 

Altre fonti pittoriche attribuite dai critici sono: Il Sogno di Ecuba, decorazione di Giulia Romano a Mantova per il Palazzo Te, gli arredi rinvenuti a Pompei ed Ercolano per le suppellettili sul comodino e le decorazioni sul letto, e i classici tipi di Sileni per l’incubo. Mentre Chappel individua delle somiglianze più specifiche con una scena del Sarcofago Farnese con baccanale conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. In particolare, il critico nota dei parallelismi tra la figura della Menade addormentata e la donna dell’Incubo come la posizione con le braccia all’indietro, la veste che avvolge le curve delle donne e il taglio della tenda. 

Una storia d’amore ed erotismo

Il critico d’arte Janson, nel 1963, interpreta il quadro in chiave fortemente erotica e autobiografica. Nel 1799 Füssli a Zurigo s’innamora di Anna Landolt von Rech, la nipote di un suo amico fisiognomista Lavater, un amore non consumato a causa dell’opposizione del padre di lei che la fece sposare con un altro uomo. L’artista ne rimase sconvolto e cadde in una profonda disperazione. Janson sostiene allora che la ragazza del dipinto sia una proiezione di Anna e che l’incubo sia Füssli stesso. Inoltre l’ambiente stesso sarebbe pervaso da simboli altamente erotici come il cavallo, il rosso fuoco della tenda, e trasparenze del vestito della giovane. Nell’ Essay on the Incubus or Nightmare del 1753 infatti (e in molte altre fonti dell’epoca sullo stesso soggetto) le principali vittime degli incubi sono proprio le vittime dei mali d’amore. Inoltre, sul retro dell’Incubo consegnato al Detroit Insitute of Art vi era nascosto un ritratto incompiuto di una giovane seducente che assomiglia all’amata dell’artista, fatto che convaliderebbe ulteriormente tale chiave interpretativa. 

Füssli, pittore del diavolo e grande precursore 

Füssli soleva definirsi il “pittore al servizio del diavolo”, difatti egli prediligeva raffigurare figure mostruose come streghe maliziose, diavoli galvanizzati, satanassi, tutti soggetti che circondavano la casa di Füssli, secondo le testimonianze dell’amico pittore Benjamin Robert Haydon. Grazie alla sua rara e innovativa potenza espressiva e immaginativa, generate anche dalla convivenza originale di elementi neoclassici e romantici nelle sue opere, fu di ispirazione per numerose correnti artistiche contemporanee a lui e successive. 

Ad esempio, il suo operato artistico coincide con le date di pubblicazione delle opere più importanti della letteratura gotica come Il Castello di Otranto di Horace Walpole (1764), Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Wollstonecraft (1818) e Il Vampiro di John William Polidori (1818). The Nightmare ha stabilito un leitmotiv determinante nel romanzo gotico per via dell’utilizzo comune del dispositivo narrativo dell’incubo. Proprio Mary Shelley, come afferma la critica Sophia Andres, prese ispirazione dal quadro di Füssli, per la descrizione della morte di Elizabeth Lavenza, la fidanzata di Victor il creatore di Frankenstein nell’omonimo libro. 

“She was there, lifeless and inanimate, thrown across the bed, her head hanging down, and her pale and distorted features half covered by her hair”

 Frankenstein or The Modern Prometheus, 1818.

L’Incubo e la cultura pop

Le immagini oniriche e allucinatorie di Füssli diventeranno fonte d’ispirazione per i Simbolisti, mentre per gli episodi visionari e le atmosfere ricche di pathos, l’artista sarà precorritore dell’Espressionismo e del Surrealismo. Ma The Nightmare, grazie all’universalità dei temi che mette in scena continua ad attrarre anche lo spettatore moderno. Nella cultura pop, infatti, il suo impatto si può notare in vari ambiti. Nel film di Wes Craven Nightmare- Dal profondo della notte (1984) il protagonista Freddy Krueger è una sorta di incubo o uomo nero che uccide nel sonno i figli degli uomini che lo hanno bruciato vivo. 

Similmente il dipinto di Füssli ha influenzato anche la costruzione di un nemico storico di Dylan Dog “l’indagatore dell’incubo”, ovvero Mana Cerace, un uomo nero che uccide lui nel sonno, citazione esplicita di Freddie Kruger. L’Incubo è poi assoluto protagonista dell’albo 434 della serie regolare Non con fragore…, in cui Dylan compie le sue indagini all’interno di una clinica del sonno. Proprio durante l’incontro con la dottoressa Heche, nello studio di quest’ultima campeggia L’Incubo di Füssli (tavola 18) perché il paziente su cui sta indagando Dylan soffre di paralisi ipnagogiche. La dottoressa sostiene che forse anche Füssli stesso soffriva di illusioni ipnagogiche, e che, probabilmente, anche lui veniva tormentato nel sonno da:

“(…) ombre nere, minacciose percepite dal soggetto come presenze ostili, da cui si sente fisicamente minacciato”

Non con fragore…, 2022, © Sergio Bonelli Editore SpA. Dylan Dog è un personaggio creato da Tiziano Sclavi.

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