Frankenstein Junior di Mel Brooks | Si può fare!
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Lo stimato medico e professore Dr. Frederick Frankenstein (Gene Wilder), arriva dall’America in Transilvania, sua patria ancestrale. Frederick fa di tutto per prendere le distanze dal famigerato nonno, lo scienziato Victor Frankenstein. Ad esempio storpia la pronuncia del proprio cognome da “Frankenstain” a “Frankenstin“. Il viaggio in Transilvania però cambia la prospettiva e il destino di Frederick. Il culmine di questo cambiamento è la sua trasformazione in Frankenstein Junior.
Diretto da Mel Brooks, vincitore del premio EGOT, e uscito nel 1974, Frankenstein Junior si ispira al romanzo del 1818 Frankenstein o il moderno Prometeo, dell’autrice inglese Mary Shelley. Romanzo gotico, attraverso i suoi protagonisti esplora i temi dell’immortalità e dell’abbandono. Indaga in particolare il Mostro, assemblato con parti di corpi umani, portato in vita e infine rigettato dal suo creatore.
Wilder e Brooks collaborano alla scrittura della sceneggiatura, infondendo l’antico mito della resurrezione di ironia, originalità e un tocco di poesia. Per dare una nuova interpretazione alla storia, la trasformano in un sequel. Il protagonista è infatti il nipote del folle scienziato. Il film mantiene però i temi principali della fonte a cui attinge. Temi enormemente influenti nella letteratura, nell’arte e nel cinema. A metà tra tributo e parodia, Frankenstein Junior è una commedia horror e un film oggi ampiamente riconosciuto come un classico di culto.
“Il destino è quel che! Non c’è scampo più per me!”
Victor Frankestein era un medico noto per i suoi esperimenti nella resurrezione e nella creazione della vita. Frederick nasconde la sua parentela con Viktor, ma riceve un’eredità dopo la morte dello scienziato. Perciò lascia l’America e la sua fidanzata Elizabeth (Madeline Kahn), assicurandole che avrebbe fatto presto ritorno. Al suo arrivo nella piovosa Transilvania, conosce Igor (Marty Feldman), un servitore gobbo che lo guida alla tenuta di famiglia. Lì, Frederick incontra la meticolosa governante Frau Blücher (Cloris Leachman), e la procace assistente Inga (Teri Garr). La scoperta dei diari privati e del laboratorio segreto del nonno inizialmente lo atterrisce. Tuttavia, l’eccitazione per l’incredibile scoperta supera la paura e lo porta a provare a correggere gli esperimenti del suo antenato. Dopo vari tentativi, il Mostro (Peter Boyle) finalmente si risveglia.
Frankestein Junior ottiene grande successo di critica e pubblico. Riceve due nomination agli Oscar (miglior sceneggiatura non originale e miglior sonoro). È stato inserito dall’American Film Institute al 13° posto nella lista dei 100 film americani più divertenti di tutti i tempi. Il film ha avuto un profondo impatto sulla cultura pop e sull’immaginario collettivo, come dimostrano le citazioni e i riferimenti presenti in vari media, tra cui la canzone Walk This Way del gruppo rock Aerosmith. Considerato il suo “lavoro migliore”, nel 2007 Mel Brooks decide di adattarlo in un musical teatrale. Per farlo si fa aiutare dal drammaturgo Thomas Meehan.
Un nuovo classico di culto
Io e Gene Wilder stavamo bevendo una tazza di caffè e lui mi disse: “Ho l’idea che potrebbe esserci un altro “Frankenstein”. Io dissi non un altro, abbiamo avuto il figlio di, il cugino di, il cognato di, non abbiamo bisogno di un altro Frankenstein. La sua idea era però molto semplice. E se il nipote del dottor Frankenstein non volesse avere nulla a che fare con la famiglia. Si vergognava di quei pazzi. Ho detto: “ah, divertente”.
Mel Brooks in un’intervista al Los Angeles Times
Mel Brooks voleva rendere omaggio al cinema classico e al contempo racchiudere nel suo film il senso fondamentale del romanzo di Mary Shelley. Frankenstein Junior funziona sia come sequel che come parodia, perché prende in giro molti dei cliché dell’horror classico. L’effetto comico è quindi accentuato, anche grazie all’utilizzo di tecniche e oggetti tipici del genere.
I titoli di testa hanno uno stile anni ’30, esattamente come le transizioni, realizzate con effetti iride, salti e dissolvenze in nero. La prima ripresa del castello, pervasa da un senso di mistero e di nobiltà decaduta, ricorda Citizen Kane (1941) di Orson Welles. L’ambientazione gotica ricorda invece Nosferatu: Sinfonia dell’orrore (1922) di F. W. Murnau, una pietra miliare del genere horror. Gli oggetti di laboratorio utilizzati nel film sono pezzi originali creati da Kenneth Strickfaden per il film Frankenstein di James Whale del 1931. Ogni personaggio è una caricatura di un classico dell’horror: dallo scienziato pazzo allo strano assistente.
L’uso da parte di Gerald Hirschfeld della fotografia in bianco e nero, molto insolita negli anni ’70, sottolinea il legame con il cinema classico. I truccatori hanno utilizzato una vecchia tecnica per creare una tonalità gialla sul volto del Mostro, che impiega una vernice grassa verde-blu. La colonna sonora, composta da John Morris, collaboratore di lunga data di Brook, alterna partiture d’epoca a dolci melodie. La musica allude così alla tragica esistenza del Mostro. Gli inquietanti accordi ‘horror’ lasciano il posto a un violino che riproduce una rilassante e nostalgica ninna nanna, l’unico suono che tranquillizza il Mostro.
Comicità e musica
Il duo Brooks e Wilder inserisce nella sceneggiatura dialoghi arguti, umorismo dal ritmo serrato e una plasticità fisica che ricorda Buster Keaton e Fred Astaire. Frankenstein Junior è la loro prima sceneggiatura scritta a due mani, ma i due non furono sempre d’accordo su tutto. Brooks inizialmente si oppose all’inserimento della scena dello spettacolo di cabaret nel film, perché secondo lui troppo frivola. Tuttavia, Wilder continuò a insistere e alla fine il regista ne riconobbe l’innegabile contributo al successo della collaborazione. Inoltre, lo spettacolo donò nuova popolarità alla canzone degli anni venti Puttin’ on the Ritz, scritta da Irving Berlin.
Frankenstein Junior è un film unico e originale. Il dottore inizialmente si rifiuta di creare la vita ma alla fine non odia la sua creazione. Cinematograficamente, Frankenstein Junior si distingue per la combinazione di elementi musicali e comici.
Infine, l’umorismo brillante e ben dosato del film contava molto sull’interpretazione da parte dell’attore Marty Feldman del personaggio di Igor. La trovata di Feldman di spostare il lato della gobba del servitore e di usare una mimica esagerata ha aggiunto un tocco in più alla comicità del film. Così, Igor è diventato uno dei personaggi più iconici del film.
Dare forma alla paura
La distinzione tra esseri umani e mostri esemplifica l’intersezione tra letteratura fantastica, fantascientifica, horror e gotica. Questa tematica, già presente nelle leggende antiche, ha conosciuto una rinascita durante il Romanticismo e continua ancora oggi ad affascinare il pubblico.
In tempi di emozioni intense, gli esseri umani hanno cercato di manifestare le loro paure in forme tangibili. In epoche diverse, queste paure hanno assunto forme specifiche e mostruose. Vampiri e fantasmi, descritti in The Vampyre (1819) di John William Polidori o in Dracula (1897) di Bram Stoker, confondono i confini tra la vita e la morte. Gli alieni, raffigurati in film come Arrival di Denis Villeneuve o nella serie di Alien, rappresentano l’ignoto e l’incomprensibile. I lupi mannari, che risalgono a Licaone, incarnano gli aspetti più negativi dell’umanità. Gli zombie rappresentano l’assoluta mancanza di funzioni cognitive in un essere apparentemente vivo. Ognuna di queste creature, tuttavia, conserva un pizzico di umanità. Conservano qualcosa in comune con i loro creatori, nascosto sotto aspetti alieni e terrificanti. La fusione tra elementi familiari e sconosciuti, che può essere profondamente inquietante, crea una sensazione definita dai romantici “das Unheimliche” (il perturbante).
Chi è il vero Mostro?
Anche il Mostro ha delle somiglianze con l’archetipo del male: assomiglia infatti a uno zombie. Tuttavia, il Mostro si distingue dagli altri mostri perché ha un vero creatore. Inoltre, mentre gli zombie possiedono solo istinti animali, il Mostro è in grado di apprendere e sviluppare abilità sociali. Composto da varie parti di corpi, possiede più di un pizzico di umanità. Ma, nonostante si senta umano, il suo fisico e il suo atteggiamento spaventoso ne fanno un emarginato. Suo padre, il suo creatore, lo rifiuta perché diverso dagli “altri”.
ll film di Brooks e Wilder presenta delle discrepanze rispetto ad altre versioni di Frankenstein. Il loro Mostro possiede una personalità più intricata e una maggiore sensibilità. Inoltre, nonostante sia sottoposto a violenze e perseguitato dagli abitanti del villaggio, il dottore non lo respinge mai. Più che riflettere semplicemente la sua paura, il Mostro rappresenta per Frederick Frankenstein l’accettazione del suo passato e delle sue radici. Frederick riconosce però che il suo Mostro è non può vivere nella società.
Sia Frankenstein Junior che il suo materiale di ispirazione esplorano il contrasto tra l’uomo e il mostro. Pongono due domande complesse che provocano paure profonde. È possibile tornare dalla morte? E quanto possono essere mostruosi gli esseri umani?
Un Mostro rianimato per una storia immortale
Il dottor Frankenstein e il Mostro hanno ispirato numerosi adattamenti cinematografici. In un’intervista raccolta in DVD, Wilder ha dichiarato che la loro sceneggiatura ha attinto, tra gli altri, dai film Frankenstein (1931) e La moglie di Frankenstein (1935) di James Whale. Anche da film quali Il figlio di Frankenstein (1939) di Rowland V. Lee e Il terrore di Frankenstein (1942) di Erle C. Kenton. Tra le versioni più recenti ricordiamo Frankenstein di Mary Shelley di Kenneth Branagh (1994) e Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein di Paul McGuigan (2015). Recentemente sono stati prodotti film come Frankenweenie (2012) di Tim Burton e Mary Shelley – Un amore immortale (2018) di Haifaa al-Mansour.
Questi film mettono in primo piano o il dottore o il mostro, e si domandano chi sia il vero mostro. Il mostro incute paura infrangendo le leggi naturali. D’altro canto, lo scienziato rende possibile la sua rinascita. Tentando di replicare il potere di Dio dando la vita a un corpo inanimato, egli pecca di megalomania, usando la conoscenza umana nella sua forma più tremenda.
C’era però un motivo per cui, come spiegato prima, la paura umana assumeva sembianze mostruose. Le forme rendevano le paure riconoscibili e quindi superabili. Tuttavia, a differenza dei mostri archetipici, il Mostro di Frederick è ancora più umano. Dimostra la capacità di avere relazioni, provare amore e persino avere senso del ritmo. Mentre altri mostri sono condannati alla sconfitta, questo non è il suo destino. Frankenstein Junior si propone di rinnovare il classico cult, e la creazione di Frederick offre un modello di convivenza con il mostro. Lo scambio di idee tra cervelli cancella il confine tra umano e non umano, portando alla consapevolezza che ogni essere umano può possedere un pizzico di mostruosità (e di follia).
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