Zerocalcare | Ilaria Salis, neofascismo e i tormenti dei padri nel nuovo fumetto

Postato il 16 Maggio, 2024

Qual è il ruolo degli artisti oggi? Zerocalcare, ospite al Salone del Libro di Torino 2024, si definisce “noioso e pacato”, poco dopo essere salito sul palco dell’Arena Robinson di Repubblica. A intervistarlo c’è Fabio Tonacci, giornalista e inviato che è stato più volte in Ucraina, Israele e Palestina negli ultimi anni. Oggetto dell’incontro è il clima culturale che si respira in Europa e in Italia, tra estremismi politici e minacce alla libertà d’espressione, ma anche i “tormenti dei padri”: dal padre di Zerocalcare, figura centrale del suo ultimo fumetto Quando muori resta a me edito da Bao Publishing; al padre di Ilaria Salis, considerata la vicenda processuale drammatica che sta attraversando sua figlia.

Perché Zerocalcare ha iniziato a parlare di Salis

“La prima ragione per cui ho deciso di parlare di del caso di Ilaria Salis è perché mi è stato chiesto, da alcuni amici di Ilaria, subito dopo l’arresto (11 febbraio 2023 ndr.) – ha esordito Zerocalcare – All’inizio queste persone pensavano che la faccenda potesse risolversi più tranquillamente, senza sollevare un polverone. Ma dopo l’udienza in cui hanno proposto a Ilaria di dichiararsi colpevole e patteggiare 11 anni di galera, era chiaro che il basso profilo non stava aiutando granché a risolvere le cose”.

Ilaria Salis, incarcerata a Budapest, è accusata di aver aggredito due partecipanti alla Giornata dell’Onore, un raduno neonazista che si svolge annualmente in Ungheria, per ricordare i soldati ungheresi e tedeschi uccisi durante l’assedio della capitale nella Seconda guerra mondiale. Nonostante le vittime non abbiano sporto denuncia e la prognosi sia di soli cinque e otto giorni, la procura ungherese ha chiesto la pena più alta (si parla di un massimo di 24 anni). Salis, nel frattempo, è detenuta in condizioni degradanti e viene portata in tribunale in ceppi e manette. Il 15 maggio 2024 le sono stati concessi gli arresti domiciliari a Budapest.

“Il punto non è difendere o non difendere il gesto in sé – spiega il fumettista – Al di là del fatto che Ilaria si dichiari innocente, pure se fosse colpevole una condanna a 20 anni di carcere è del tutto sproporzionata”.

Anche per questo, a partire dall’8 marzo su Internazionale, Zerocalcare decide di raccontare con i suoi fumetti l’andamento del processo Salis. Com’è evidente leggendo le sue opere, da Kobane Calling a No Sleep Till Shengal, per Zerocalcare il fumetto è tanto narrazione ed esplorazione del proprio vissuto quanto uno strumento per riflettere su alcuni dei nodi più complessi della contemporaneità.

Processi e soluzioni parziali

In quanto artista capace di arrivare a molte persone, ma anche come semplice cittadino, Zerocalcare ha scelto di parlare del caso Salis anche per la palese mancanza di imparzialità del processo che sta affrontando. Come si legge nell’episodio del 5 aprile, Zerocalcare ha assistito alla seconda udienza, durante la quale le erano stati negati i domiciliari: una decisione così rapida da sembrare parte di un copione già scritto, dice il fumettista.

Zerocalcare (destra) e Fabio Tonacci (sinistra)

Un copione in cui i confini tra l’apparato giudiziario ungherese e i gruppi neonazisti appaiono fin troppo permeabili. Altro punto che Zerocalcare ha voluto sottolineare è infatti che, dentro e fuori dal tribunale, erano presenti alcuni membri di questi gruppi intenti a filmare e intimidire chi era lì per l’udienza: persone libere di agire indisturbate, considerata l’assenza della polizia.

La candidatura di Salis alle Europee

La scelta di candidare Ilaria Salis alle Elezioni europee di giugno, con il gruppo Alleanza Verdi Sinistra (Avs), potrebbe offrirle una via d’uscita: nel caso fosse eletta potrebbe godere dell’immunità parlamentare, di cui godono i deputati a meno di essere colti in flagranza di reato. Una soluzione al problema che probabilmente non poteva arrivare “dal basso” e che certamente potrebbe aiutare Ilaria, dice Zerocalcare, ma che non risolve la questione alla radice.

“Io spero che Ilaria venga eletta, ma resta una soluzione individuale – dice Zerocalcare – Il processo è contro 18 persone e tutte le altre non potranno giocarsi questa carta dell’elezione. Capisco e sostengo la decisione di Ilaria ma penso che ci lascia a tutti noi, che abbiamo a cuore questa storia, la domanda di come possiamo essere all’altezza di questa situazione per tutti gli altri imputati.

Carceri e vittime, da salis al G8 di Genova

Allargando il discorso, per Zerocalcare il caso Salis porta l’attenzione sulle problematiche del carcere e sulla tendenza dell’opinione pubblica a empatizzare solo con le vittime. “Il carcere è un argomento che crea sempre grande imbarazzo – spiega – Si preferisce non parlarne e soprattutto non parlare del fatto che è un luogo di classe: a parità di pena, chi è in condizioni economiche più vantaggiose può a volte contare su pene alternative e ha un rischio molto minore di recidiva”, insiste il fumettista. Per Zerocalcare la politica ne parla troppo poco e male, creando un danno culturale e sociale per l’Italia.

Allo stesso modo, il caso di Salis crea disagio perché non si tratta di una semplice vittima.

È come per il G8 – osserva – Tutti siamo solidali con le persone menate nella scuola Diaz, perché le hanno picchiate mentre dormivano. Però quando passiamo a Carlo Giuliani, nonostante sia l’unico che è morto in quei giorni, il discorso cambia. Lui si trovava in un corteo che è stato caricato, in modo poi giudicato illegittimo, e chi era lì è stato costretto a combattere per la propria vita, non avendo via d’uscita mentre veniva massacrato di botte. Giuliani è stato ucciso con un colpo alla testa mentre alzava un estintore per difendersi”.

Spazio democratico e cultura popolare

Che si verifichi un processo come quello a Ilaria Salis è solo un aspetto di una problematica complessa, che ha a che fare con la salute della democrazia, la libertà d’espressione e la cultura democratica. Da una parte le istituzioni si mostrano sempre più allergiche al dissenso, osserva Zerocalcare citando l’episodio della ministra Roccella, contestata agli Stati Generali della Natalità.

“La considero una discussione ridicola – dice – Fumettibrutti ha detto che quella dall’alto è censura e quella dal basso è contestazione, mi sembra una frase asciutta che dice tutto quello che c’è da dire”.

Ma dall’altra parte la compressione del diritto al dissenso, per Zerocalcare, dipende anche dalle persone.

“Al di là dei provvedimenti che prendono le istituzioni, sono anche le persone comuni a invocare la galera per cose che vent’anni fa a malapena avremmo notato – aggiunge – La gente in piazza si è sempre menata e si è anche sempre presa le botte dalla polizia. La differenza è che prima prendeva le botte quando faceva qualcosa, ora prende le botte quando sostanzialmente non fa niente. Il peggio che succede è che dei ragazzini bloccano il raccordo a Roma o buttano vernice lavabile sui muri. E la gente è così avvelenata che invoca la galera per cose del genere. È una roba che ti dà il polso di quanto la povertà di conflitto nella società produca società sempre più chiuse dove ogni espressione di critica diventa qualcosa da reprimere con la galera”.

Zerocalcare e la critica al “nuovo fascismo”

Per Zerocalcare il restringimento degli spazi democratici coinvolge anche l’apparato istituzionale. Il fumettista ne vede i segnali nel caso della cancellazione del discorso di Antonio Scurati per il 25 aprile, che sarebbe dovuto andare in onda sulla Rai. Ma il fumettista è più interessato ad analizzare il background culturale di una forza politica come Fratelli d’Italia, piuttosto che unirsi al coro che grida alla censura degli intellettuali.

©Riccardo Musacchio & Chiara Pasqualini / MUSA

“La novità è che la censura colpisce delle persone che non si erano mai trovate ad essere censurate. Io non ho un problema diretto con la censura, ma il mondo da cui provengo (centri sociali, spazi occupati, ma in generale gruppi critici nei confronti dello status quo) non ha mai avuto degli spazi d’espressione. Ora io mi rendo conto che questa cosa sta facendo un passetto in più, perché ora viene messo in discussione tutto l’impianto valoriale del dopoguerra, dell’antifascismo come valore costituzionale, ma io sto un po’ in difficoltà nello stare del coro di chi si strappa i capelli perché ora censurano le persone, perché sono le stesse persone che non ho mai trovato al fianco mio quando a noi non davano nessuno spazio”.

Per capire perché chi sta al governo o ricopre cariche istituzionali compie determinate scelte, come per esempio un certo orientamento alla censura, per Zerocalcare bisogna indagare il background culturale di queste persone e dai loro modelli di riferimento. “Parliamo di persone che hanno poi glorificato i reduci del nazifascismo nel dopoguerra: e non si tratta di fenomeni da baraccone, sottolinea Zerocalcare, ma di una vera e propria fucina culturale che va a formare una determinata classe politica”.

Quando muori resta a me e le sue ispirazioni

Parlando di padri tormentati e dibattiti culturali e sociali, trova spazio nell’incontro anche il nuovo fumetto di Zerocalcare, Quando muori resta a me. La decisione di esplorare il rapporto col padre deriva da un duplice desiderio. Da una parte quello di riflettere su una relazione padre-figlio in cui entrambi hanno sempre parlato ed espresso poco, ma anche di parlare di qualcosa che Zerocalcare aveva affrontato poco nel corso della sua produzione artistica.

Dall’altra il desiderio di ampliare il discorso femminista, esaminandolo però dalla prospettiva più inconsueta del dialogo emotivo tra maschi. Osservare da vicino il rapporto con suo padre è quindi un modo di puntare la lente sulla sorgente emotiva e caratteriale di molti ragazzi: la figura paterna che fa da modello, nel bene o nel male, dell’uomo che diventeranno in futuro.

Come sempre per Zerocalcare, il fumetto è anche un’occasione per esplorare una ferita e riflettere sulle conseguenze che ha causato. Quando Tonacci gli chiede se alla fine Zerocalcare abbia assolto suo padre, lui risponde:

Ma io me la prendo solo con me stesso, in realtà. Il nostro rapporto è monco perché io ero un ragazzino testa di ca**o, sono consapevole che se (dopo la separazione dei genitori ndr.) non andavo a dormire da lui era per pigrizia e che quindi gli attriti che si sono creati tra noi sono in gran parte colpa mia.

Zerocalcare

Zerocalcare e il ruolo dell’artista oggi

Zerocalcare probabilmente continuerà a definirsi “noioso e pacato”, un po’ per autodifesa, un po’ per umiltà. Quando Tonacci gli chiede qualche spoiler sui prossimi progetti, il fumettista risponde “Boh, sopravvivere, ho davanti a me settimane di tour per il fumetto uscito due giorni fa”.

Ma come ha dimostrato raggiungendo i manifestanti pro-Palestina per sostenerli e sottolineare l’importanza di portare il dibattito sulla guerra di Gaza al Salone del Libro di Torino, è chiaro che Zerocalcare continuerà fare anche un’altra cosa: mettersi in gioco, senza indicare cosa sia giusto o sbagliato, ma solo per aggiungere qualche tassello in più nella comprensione di sé e del mondo. E decidere da che parte della storia stare.

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