Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…un romanzo di quasi mille pagine, dalla copertina scarna e misteriosa, minaccia l’ordine e la sicurezza dell’editoria italiana…In occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2023, lo storico e scrittore italiano Alessandro Barbero presenta Gian Marco Griffi, autore di Ferrovie del Messico, in concorso al Premio Strega:
“È molto diverso dal grosso dei romanzieri italiani che normalmente ci capita di leggere. In letteratura, lo spirito del tempo – o la moda, a dire la verità – conta tanto. Come giurato del Premio Strega ricevo lo scatolone dei dodici romanzi ogni anno candidati: ci sono di belli e meno belli, quelli che dici “certo che l’hanno pubblicato” e quelli che dici “ma perché?”, eppure si assomigliano tutti, perché tutti raccontano storie reali, che hanno vissuto o di cui sono protagonisti. Ma sono quasi sempre banali, non interessanti”
Se la letteratura è sotto il controllo della realtà, con il suo Impero dell’Autofiction e un esercito di libri-cloni, Gian Marco Griffi è il ribelle in nome dell’immaginazione.
La via della finzione
Nell’universo di Star Wars, l’eroe Luke Skywalker vive su Tatooine, lavora come agricoltore ed è improvvisamente chiamato a salvare la galassia. Nel nostro mondo, Gian Marco Griffi è nato ad Alessandria e vive ad Asti – due paesi nella campagna piemontese famosi per il loro clima freddo e il buon vino. Nella sua vita quotidiana, gestisce un golf club, dal martedì alla domenica. Gli amici lo chiamano “lo scrittore del lunedì”, perché in quel giorno libero, Gian Marco scrive romanzi, che propone a piccole case editrici indipendenti.
L’ultimo si chiama Ferrovie del Messico e in qualche modo finisce negli uffici di Laurana Editore, sulla scrivania di Giulio Mozzi, che si limita a quella sequenza di gesti che ogni editore di mestiere replica a memoria: apre, sfoglia, sposta. Il romanzo ha qualcosa di diverso e prima di dimenticarsene ne invia una copia ad alcuni collaboratori fidati per un ulteriore parere.
“Devo ringraziare i miei amici. Mi è arrivato un messaggino che diceva “coglione, leggi quel libro”. Mi sono fidato, l’ho riletto e ho telefonato a Gian Marco”.
La resistanza contro realtà
Lo scrittore e l’editore si incontrano per lavorare sull’opera: nel maggio del 2022, “Ferrovie del Messico”, il libro prescelto, esce ufficialmente nelle librerie. Un centinaio di copie, poco più, perché la storia è bella ma difficile, la lingua di Griffi è complessa e il mercato chiede altro.
Sono tempi duri per chi scrive d’immaginazione e il libro di Griffi è un’operazione complicata, che solo in apparenza sembra voler raccontare un capitolo di storia nella Seconda guerra mondiale: la via scelta da Griffi è infatti quella della finzione e delle invenzioni. Quella della resistenza contro la realtà.
Il primo ad accorgersene è Filippo Laporta, critico di Robinson, supplemento culturale del quotidiano La Repubblica, che da giurato lo incorona nel Premio Mastercard come «un romanzo finalmente importante».
Poi la scrittrice e critica Loredana Lipperini, che a Fahrenheit – uno dei programmi radiofonici culturali più seguiti in Italia – decreta Ferrovie del Messico il miglior libro dell’anno.
Infine, proprio Alessandro Barbero, che lo propone alla giuria del Premio Strega: e se anche il più famoso degli storici italiani elogia un progetto che deliberatamente tradisce le fonti, qualcosa sta succedendo.
A un anno dalla pubblicazione, il libro è nella dozzina del Premio Strega, una fila infinita di lettori si accampa al Salone del Libro per sentire la presentazione e Giulio Mozzi è stanchissimo, per i continui eventi, le ristampe, le interviste, i viaggi.
“Per quelli che lavorano come noi, questo percorso è una fatica. Ma non solo per il libro, ma per quel che comporta portarlo così in alto. È una stanchezza fisica, non so se potrò mai più fare una cosa simile alla mia età, ma adesso andava fatto”.
Fare o non fare, non c’è provare. La via della finzione è un sacrificio, sia per lo scrittore che per l’editore.
Non il solito romanzo storico
Il compito è assurdo, ma arriva dall’alto, forse proprio da Hitler: il protagonista, Cesco Magelli, un milite della Guardia Nazionale, si ritrova in un’avventura impossibile alla ricerca della mappa delle ferrovie del Messico. Da un pretesto semplice, eppure bizzarro, partono le avventure di un uomo qualunque, un dimenticato dalla storia nel periodo degli eterni. Spazi e tempi sono familiari: l’Italia, la Germania, il 1944, Salò, Asti, ma nelle mani di Griffi prendono sfumature nuove, quelle della finzione.
Reinventando la storia
L’autore e storico Alessandro Barbero spiega così la magia dietro le finzioni di Ferrovie del Messico. Una magia che abbatte ogni costrizione, comprese quelle storiche: Griffi studia le fonti e non restituisce una copia del reale, ma un mondo nuovo, simile a quello del passato eppure del tutto originale.
“Quello di Griffi è un luogo immaginario, è pura immaginazione. C’è un doppio livello: da una parte l’illusione di essere nella realtà e di sapere come orientarci, dall’altra la bellezza dell’invenzione. Ci sono computer e palazzi tecnologici, i nazisti parlano di dress-code e Hitler scommette sui suoi baffi. Certo, c’è rispetto della storia, eppure la ricchezza della letteratura vive nelle invenzioni. Anche le più semplici, sono affascinanti, di un fascino borgesiano“.
In difesa dei più deboli
Ferrovie del Messico è prima di tutto una grande storia, in cui si ride e si piange e in entrambi i casi si è felici nel farlo.
“Io credo che il tema di oggi sia quello della difesa dei più deboli. Raccontare i soprusi, quello che l’autorità fa o non riesce a fare verso i più deboli, verso gli ultimi. Cesco Magelli è un ultimo, dimenticato dal mondo e abbandonato al suo corso. Era dalla parte sbagliata della storia, un repubblichino per inerzia, che però non era un demonio, un cattivo”.
Il romanzo è orchestrato in una struttura complessa, di cui Griffi è saldamente in controllo, con il sarcasmo e l’abilità di chi sa mettere sé stesso all’interno della propria storia pur portandola altrove. «Mi sono persa, eppure è stato un perdermi piacevole» commenta una lettrice dal pubblico, gli altri annuiscono, sanno di cosa parla.
La ribellione contro l’Impero dell’Autofiction
“Chi legge può vivere infinite vite. C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito”, rivendicava con fierezza Umberto Eco, uno dei più importanti scrittori e intellettuali italiani di tutti i tempi. Per chi scrive, come per chi legge, una vita sola non basta. La mente si arma e i limiti si abbattono con la spada laser: quando la realtà soccombe alla fantasia, nascono nuovi mondi.
La ribellione delle Ferrovie del Messico è una vera difesa delle minoranza: di chi ancora cerca di inseguire una storia originale, immaginaria e sognatrice in un mondo schiacciato da un esercito di cloni schiavi della realtà.
Nella galassia lontana lontana, ora si vede la luce di Gian Marco Griffi, che sfreccia verso il suo golf club a bordo della sua aeronave stellare, custode del segreto che può salvare le belle storie.
Chi ha a cuore le sorti della galassia guarda in alto e grida: viva le ferrovie, viva la letteratura, viva l’immaginazione.
Al Salone Internazionale del Libro di Torino, intanto, Barbero chiede se almeno nell’intervista l’autore possa raccontare qualcosa su di sé. “Se facessi auto fiction, scriverei comunque d’immaginazione, perché la mia non è una vita da romanzo, non ha niente di interessante”.
Ma Barbero ha una risposta rassicurante: “Uno che ho letto al Premio Strega qualche anno fa la cosa più divertente che ha scritto in un libro è un trasloco. Fidati, non è così interessante neanche quella degli altri scrittori”.
Ecco l’integrale dell’intervista realizzata a Gian Marco Griffi, a bordo del tram storico di Cinecittà restaurato dall’Associazione Torinese Tram Storici, ATTS, in collaborazione con GTT – Gruppo Torinese Trasporti, primo incontro dell’Hypercritic Burning Festival 2023 @ Torino.