Dune - Parte due | La forza delle storie da speranza a fanatismo
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Nel 2021, il primo capitolo ha lasciato il pubblico in sospeso sul destino di Paul Atreides. Più di due anni dopo, Dune – Parte due del regista canadese Denis Villeneuve immerge gli spettatori nel mondo sci-fi creato da Frank Herbert: una storia affascinante in grado di far riflettere su temi universali e di urgente attualità.
Atreides, Harkonnen e Fremen: dove eravamo rimasti
Poco dopo il suo arrivo su Arrakis, l’unico pianeta in cui si estrae la Spezia (una sostanza psicotropa che dona preveggenza e consente i viaggi interstellari), la casata Atreides cade nella trappola dell’Imperatore Shaddam IV e viene sterminata dai rivali Harkonnen. Il duca Leto Atreides (Oscar Isaac), caduto prigioniero, si sacrifica nel tentativo di uccidere il Barone Vladimir Harkonnen (Stellan Skarsgård), che però riesce a sopravvivere.
Suo figlio Paul (Timothée Chalamet) insieme alla madre, Lady Jessica (Rebecca Ferguson), moglie del duca e strega Bene Gesserit (un misterioso ordine che da millenni condiziona i destini della galassia incrociando linee genetiche), riescono a fuggire nel deserto, dove incontrano un gruppo di Fremen, gli indigeni che abitano i deserti di Dune. Qui conoscono Chani (Zendaya), una ragazza che il giovane Atreides aveva già visto nelle sue premonizioni, e ritrovano Stilgar (Javier Bardem), il capo di una tribù Fremen. Paul conquista un posto tra loro uccidendo Jamis, un guerriero che lo aveva sfidato a un duello, sfuggendo così alla morte nel deserto e al pericolo dei giganteschi vermi delle sabbie.
Il maestoso setup nel primo capitolo pone solide basi per Dune – Parte due di Villeneuve. In questo film seguiamo l’evoluzione di Paul tra i Fremen e la sua ascesa da guerriero ribelle a leader rivoluzionario di portata messianica, predestinato a scatenare una guerra santa che incendierà l’intera galassia.
Paul Atreides e il viaggio dell’antieroe
All’inizio del Ciclo di Dune, Paul Atreides è un adolescente. Tutto l’addestramento ricevuto dal padre e dai maestri – il Mentat Thufir Hawat (Stephen McKinley Henderson) e i guerrieri Duncan Idaho (Jason Momoa) e Gurney Halleck (Josh Brolin), nonché l’addestramento Bene Gesserit ricevuto dalla madre Jessica – si rivela essenziale per la sopravvivenza, fin dai primi momenti su Arrakis. Le abilità nel combattimento e il potenziamento mentale permettono al giovane Atreides di far fronte ai nemici sul campo e anticipare i futuri possibili: all’inizio, solo frammenti catastrofici di morte e distruzione. Con il tempo, un destino tragico sempre più nitido.
I Fremen guidati da Stilgar vedono nel ragazzo la figura di un messia, il Mahdi, “la voce venuta da un altro mondo”, e gli assegnano anche un nome guerriero Usul – la base del pilastro. Paul desidera entrare a far parte dei Fremen, si fa chiamare Muad’Dib – il topino del deserto – li aiuta nella lotta ma cerca di allontanare ogni fanatismo che circonda la sua figura, spaventato dalle sue visioni che preannunciano la guerra santa in suo nome.
In seguito a un attacco degli Harkonnen, il giovane Atreides comprende che la scelta necessaria per salvare i suoi amici e Chani, di cui è innamorato, è anche quella che innesca lo scenario più catastrofico. Come nel romanzo, in Dune – Parte due la trasformazione di Paul in Kwisatz Haderach, il Messia che libererà i Fremen, si compie e innesca una guerra totale.
Quello di Paul è un percorso dal bene al male e che ha ispirato molte altre saghe fantascientifiche e non: in primis Star Wars con il viaggio di uno degli antieroi più riusciti e amati, Darth Vader, o anche L’Attacco dei Giganti di Hajime Isayama con l’evoluzione di Eren Jaeger.
La potenza delle storie: uno strumento di potere tra religione e fanatismo
Dune – Parte due individua nella potenza delle storie una delle sue chiavi di lettura più efficaci. Nel corso dei millenni, le Bene Gesserit hanno diffuso leggende fondamentaliste su Arrakis, soprattutto tra i Fremen più fanatici che abitano le inospitali terre del Sud. La profezia che vede l’arrivo del Kwisatz Haderach, per i credenti come Stilgar che ne coglie i segni, sembra avverarsi nella figura di Paul, ma molti come Chani non assecondano le superstizioni dei vecchi e accolgono il ragazzo per le sue qualità umane e di guerriero. Allo stesso tempo Lady Jessica, diventata Reverenda Madre, fomenta queste credenze, spinta dalle voci della figlia Alia, ancora nel suo grembo ma già cosciente per effetto della Spezia e dell’avvelenamento dell’Acqua della Vita, e convince il popolo Fremen del Sud che Paul è il Mahdi.
Piano piano, terra terra
Il Barbiere di Siviglia, Gioachino Rossini
Sottovoce, sibilando
Va scorrendo, va scorrendo
Va ronzando, va ronzando
Nell’orecchie della gente
S’introduce, s’introduce destramente
E le teste ed i cervelli
E le teste ed i cervelli fa stordire
Fa stordire, fa stordire e fa gonfiar
Nella nota cavatina di Don Basilio nel Barbiere di Siviglia, il compositore Gioachino Rossini racconta attraverso l’Opera l’evoluzione delle storie: nascono da una scintilla, non necessariamente veritiera, che può propagarsi in un incendio passando da persona a persona.
Dalla bocca fuori uscendo
Il Barbiere di Siviglia, Gioachino Rossini
Lo schiamazzo va crescendo
Prende forza a poco a poco
Vola già di loco in loco
Il climax dell’Aria termina con lo scoppio della tempesta, ossia il momento in cui la storia diventa realtà e travolge tutti.
Sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta
Il Barbiere di Siviglia, Gioachino Rossini
Va fischiando, brontolando, e ti fa d’orror gelar
Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia
E produce un’esplosione, come un colpo di cannone
Come un colpo di cannone!
Un tremuoto, un temporale che fa l’aria rimbombar
Come nell’opera rossiniana, anche in Dune una singola idea, una tenue speranza, prende forza con il diffondersi di una storia. Grazie alla manipolazione narrativa delle Bene Gesserit nel corso dei secoli e al piano di Lady Jessica, la leggenda del Kwisatz Haderach diventa realtà, sfuggendo completamente al loro controllo: così ha fine la storia del ragazzo Paul e ha inizio la guerra santa.
Fremen vs Harkonnen, lo scontro visivo di due opposti
Parallelamente al mondo Fremen, caratterizzato da colori saturi e contrasti tra l’arancione e l’azzurro, la narrazione degli Harkonnen è asettica e straniante, giocata sul bianco e il nero. La scelta bicromatica sul pianeta Giedi Primo, illuminata dal sole nero, fa riecheggiare i filmati realizzati durante il periodo delle dittature fasciste e naziste. Questo si vede in particolare nella scena dello spettacolo in cui Feyd-Rautha (Austin Butler), na-Barone nipote di Vladimir Harkonnen, celebra il suo compleanno come un nuovo gladiatore in un’arena gremita, girata con una IMAX ARRI Alexa LF modificata a infrarossi. L’esaltazione del corpo, l’anfiteatro dallo stile romano e la costante ovazione delle folle evocano l’opera Olympia di Leni Riefenstahl, che racconta i Giochi Olimpici di Belino 1936 negli anni della Germania nazista.
Bianco/nero o a colori, le masse che popolano i pianeti di Dune sono spinte da crudeltà e sete di violenza, alimentate dal fanatismo più cieco e guidate da chi ha un solo obiettivo: il potere.
Da teen drama a war movie: i generi di Dune
L’universo creato da Herbert si presenta complesso per la vastità del mondo creato, il numero di personaggi e l’intreccio narrativo. Avventura e fantascienza si articolano in sottogeneri come space opera (per l’ambientazione che prevede viaggi interstellari) ed epica. Il dramma ha anche una connotazione da melodramma adolescenziale, data l’età dei protagonisti e l’arco tragico della loro storia d’amore.
A ricordare Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello del collega Peter Jackson o anche Avatar – La via dell’acqua di James Cameron, Villeneuve si sofferma sui Fremen con un approccio quasi documentaristico e con la curiosità di un antropologo, evidenziando come ogni cultura sia il prodotto di un ambiente naturale, un tema che era già il cuore del romanzo di Herbert e che permette al pubblico di immedesimarsi e di sentirsi trasportati su Dune, al fianco di Paul e Chani.
L’insuperato mondo di Dune
Con questo secondo capitolo Villeneuve realizza un’opera imponente. La forza dei personaggi e del cast, i giganteschi vermi delle sabbie e le astronavi colossali creano un’esperienza che a livello visivo, cinetico e immaginifico surclassa l’impatto del pur notevole film di David Lynch del 1984 e si pone ai vertici della fantascienza contemporanea. Le musiche firmate da Hans Zimmer e la fotografia di Greig Fraser sono parte costituente dell’impatto epico dell’opera.
Le sequenze di guerra sono grandiose e originali, per la combinazione di tecnologie visionarie, classici duelli all’arma bianca, e le scene di massa, ma la battaglia finale si risolve più rapidamente rispetto a quelle presenti in film come Il Signore degli Anelli – Le due torri di Peter Jackson, I Sette Samurai di Akira Kurosawa, Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg o I Tredici Assassini di Takashi Miike: in questi viene dedicato ampio spazio alla preparazione della battaglia e di conseguenza una maggiore tensione e aspettativa nel pubblico. In Dune, invece, tutto si risolve in fretta grazie alla devastazione delle armi atomiche di casa Atreides, dei vermi giganti e di milioni di fondamentalisti che travolgono le spietate legioni degli spadaccini imperiali, i Sardaukar.
Di nuovo assente la Gilda Spaziale, con i suoi navigatori in grado di trasferire immense astronavi da un punto all’altro nel cosmo: anche nel secondo capitolo Villeneuve sceglie di non mostrarli, a differenza di Lynch, che li aveva messi in scena grazie alla maestria dell’effettista Carlo Rambaldi (premio Oscar per Alien, E.T. l’extra-terrestre e King Kong).
Come in Blade Runner 2049, il regista canadese omaggia le opere di Ridley Scott anche nella sua versione di Dune, affermandolo ancora una volta come il riferimento per il cinema sci-fi: uno tra tutti, il design degli Harkonnen che riecheggia quello ideato da H. R. Giger per Alien. Villeneuve dimostra una particolare maestria nella composizione di ogni singola inquadratura, dotandola di una forza cinetica e pittorica che rivaleggia con la fantascienza di Scott.
Aspettando l’arrivo del Messia di Dune
Con Dune – Parte due Villeneuve, come affermato anche dal critico Brian Tallerico, dimostra come un blockbuster di grande scala possa essere realizzato con abilità e talento, coniugando la doppia natura del cinema come spettacolo di massa e opera d’arte.
Il regista ha confermato un altro capitolo della saga basato sul romanzo Messia di Dune. Ambientato dodici anni dopo Dune, tra i protagonisti oltre a Paul, sua sorella Alia (Anya Taylor-Joy), Chani, e la principessa Irulan (Florence Pugh).
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