Bruce Springsteen e il primo concerto dopo la vittoria di Trump | A Toronto il Boss fa parlare la musica

Postato il 08 Novembre, 2024

“Un ragazzo torna nella sua città e non riconosce nulla e non viene riconosciuto da nulla”. Settembre 2007 era l’epoca degli Stati Uniti governati da George W Bush, non proprio le stelle e strisce dell’America cantata e desiderata da Bruce Springsteen: la classe operaia, i diritti civili, la lotta per non dimenticare gli ultimi e contro i poteri forti. Long Walk Home, una lunga camminata verso casa.

Doveva essere un pezzo di accompagnamento dell’album Magic, divenne un singolo importante tanto che la rivista Rolling Stone l’aveva inserita all’ottavo posto tra le 100 migliori canzoni del 2007. Il Boss aveva raccontato il senso di quel pezzo al New York Times, spiegando il suo profondo disaccordo con la linea dell’esecutivo americano di allora: era come immaginare un ritorno a casa dopo anni di assenza, senza trovare traccia di tutto ciò che si ricordava. “Penso che sia quello che è successo in questo Paese negli ultimi sei anni” raccontava Springsteen.

Springsteen, campagna a favore di Kamala: “Trump è un tiranno”

La data del live a Toronto era fissata da tempo: 6 novembre 2024. Un gioco del destino, appena 24 ore dopo il verdetto delle urne alle elezioni presidenziali americane 2024. Quelle per le quali Bruce Springsteen e molte altre grandi star statunitensi si erano mobilitati in favore della vicepresidente e candidata dei democratici Kamala Harris.

Springsteen aveva realizzato un video di tre minuti dal titolo Hope & Dreams, Speranze e sogni. Proprio lui, il cantore di un’America rurale, che si tiene vicine le sue tradizioni, enfatizzava il sostegno a Harris e ribadiva che il Paese, dopo Biden, avesse bisogno di una donna forte e democratica come poteva essere la vicepresidente. “Qualcuno vuole minare i valori americani”, incalza. Poi, ad un comizio elettorale ad Atlanta, il Boss va oltre, dando a Trump del tiranno. Dai sogni all’incubo il passo è breve: il verdetto è l’elezione di The Donald a 47mo presidente degli Stati Uniti.

Il messaggio di Springsteen a Trump nel primo live post elezioni

La sconfitta di Kamala spariglia le carte così come l’apertura del concerto a Toronto spiazza i fan del Boss. Nel primo live dopo il verdetto elettorale americano Springsteen invece di partire alla sua maniera con i classici pezzi rock che danno subito una scossa di adrenalina, rispolvera un vecchio cavallo di battaglia già comparso nel 2007. “Questa è una preghiera di lotta per il mio paese” ha detto il Boss al pubblico della Scotianbank Arena di Toronto.

Dalle prime note della E Street Band parte proprio Long Walk Home. All’inizio le prime frasi simbolo del concetto springsteeniano: “Ieri sera ero in piedi davanti alla soglia di casa tua. Cercando di capire cosa non ha funzionato”: chiaro riferimento al risultato elettorale. Nel ritornello un altro passaggio significativo.

Mio padre diceva figliolo, siamo fortunati in questa città, è bel posto dove nascere. Ti avvolge nelle sue braccia. Nessuno ti dà fastidio, nessuno è lasciato solo. Sai, quella bandiera che sventola sul tribunale significa che certe cose sono scolpite nella pietra, chi siamo, cosa faremo e cosa non faremo.

Fin troppo evidente per Springsteen non ritrovarsi in quei valori che anche suo padre gli ha insegnato antitetici rispetto all’ideologia Trump.

Il messaggio patriottico in Land of Hope Dreams

L’artista 75enne di Long Branch, nel New Jersey, uno dei pochi stati dove il Blue Wall ha tenuto solido, ha poi intonato Land of Hope Dreams.

Altro pezzo del repertorio del Boss con un forte sottotesto patriottico, che si presta bene al risultato elettorale. “Adesso hai bisogno di una buona compagnia, per questo tratto del percorso. Lascia indietro i tuoi dolori, fai che questo sia l’ultimo giorno. Domani splenderà il sole, e tutto questo buio passerà”.

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