Addio Quincy Jones | Da Ray Charles all’anello di Sinatra e Michael Jackson le collaborazioni celebri

Postato il 04 Novembre, 2024

Chicago, Stati Uniti, la culla dell’architettura americana tra i grattacieli, musei e i locali dove si suona il blues. Qui le influenze degli artisti bianchi migrati nella città che si affaccia sul lago Michigan si sono fuse con quelle dei colleghi della black music e hanno creato uno stile inconfondibile, lo “stile Chicago”. Oggi per la grande città dell’Illinois, tre milioni di abitanti, è un giorno triste. Piange la scomparsa di un figlio di Chicago diventato celebre in tutto il mondo per la sua genialità. Trombettista, compositore, produttore e scopritore di talenti, questo è stato Quincy Jones.

L’annuncio della morte

91 anni portati con stile fino alla fine, oltre settanta dedicati alla musica Jazz, soul e fino al blues. La notizia della morte di Quincy Jones l’ha data il suo agente Arnold Robinson: “E’ una perdita incredibile. Vogliamo celebrare questo giorno sapendo che non ci sarà mai nessuno come lui”, c’è scritto in una nota diffusa dalla famiglia che gli è stata vicina fino all’ultimo quando si è spento domenica sera nella sua casa di Bel Air.

Quincy Jones e la musica

South Side è il quartiere di Chicago dove è nato Quincy Jones nel 1933. Un pezzo della città dell’Illinois dove la musica popolare e il blues hanno messo in contrapposizione il sound di artisti bianchi e neri, un contrasto forte ma che negli anni 50 ha portato alla creazione del blues elettrico e il famoso “Chicago Blues”. A 11 anni il primo amore è il pianoforte, imparato a suonare da autodidatta. Poi il regalo da custodire: la tromba regalagli dal padre che ha imparato a suonare a scuola.

La vita al tempo da quelle parti di Chicago non era facile: la madre che soffriva di una malattia mentale; suo papà invece un lavoratore nei cantieri navali Puget Sound. Famiglia umile, litigi pesanti e giornate complicate, fino alla separazione dei genitori. Ai tempi Quincy voleva essere un adolescente come gli altri: una volta ha raccontato che pensava di fare il bandito e di come la musica gli ha salvato la vita. La svolta arriva quando si trasferisce con quel che resta della famiglia a Seattle.

Il sodalizio con Ray Charles

La Garfield High School di Seattle segna la svolta nella vita del giovane Quincy. Tra le sue amicizie appare un ragazzino che passerà alla storia come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, un maestro di soul e blues, voce graffiante, era diventato cieco all’età di cinque anni, forse a causa di un glaucoma: era Ray Charles. Jones 13enne e Charles 17enne: tra i due fu subito amore. Diventarono molto amici. La musica era un filo conduttore troppo più forte delle distrazioni. Entrambi ragazzi iniziarono a esibirsi prima al Tennis Club di Seattle e la sera in alcuni locali jazz. È solo questione di tempo, molto poco per l’esattezza, affinché il talento geniale di Quincy inizi a decollare. “Ray è stato un maestro. Grazie a lui ho apprezzato diversi stili musicali”, racconterà qualche Jones nelle sue interviste e nell’autobiografia.

A 18 anni arriva la borsa di studio del Berklee College of Music di Boston. È la scintilla che fa decollare la carriera del giovane Jones, che si era distinto per talento, sacrificio e applicazione. I fondamentali che gli aveva trasmesso suo padre.

La svolta arriva dall’incontro con due mostri del jazz al tempo: prima Lionel Hampton e poi Dizzy Gillespie. Durante i suoi viaggi, Quincy aveva messo in mostra grandi doti di arrangiatore e compositore. Un visionario. Nel 1957 il salto a Parigi dove studia musica con la titanica Nadia Boulanger che è stata insegnante anche di Stravinsky ma soprattutto di Leonard Bernstein. A Parigi arriva la chiamata della casa discografica Barclay Disques. In Francia collabora con altri diamanti della musica come Aznavour, Berl e Astor Piazzolla. Jones aveva salito i gradini verso l’Olimpo della musica.

L’anello di Frank Sinatra

Barbara Streisand, Franck Sinatra e Tony Bennett e Sarah Vaughan non solo alcuni dei nomi con i quali Quincy Jones ha collaborato e stretto amicizie importanti. Poco prima di morire Sinatra gli regalò un anello di famiglia che aveva indossato per 40 anni: “Sapeva godersi la vita. Lui e Ray Charles hanno inventato i party”, aveva raccontato Q durante una intervista.

Con Sinatra Jones ha lavorato a tre album, fu una lunga e suggestiva passeggiata. Il genio di Chicago con il blues nel sangue era tornato a New York perché il capo della Mercury Records gli aveva offerto il posto di direttore musicale nella grande Mela. Qualche anno più tardi diventerà anche vice presidente della Mercury. Primo afroamericano a ricoprire un incarico di così alto livello.

La scoperta di Michael Jackson

Sono gli anni 60, epoca d’oro per Jones come musicista e produttore musicale. Arrangia pezzi dei grandissimi come Miles Davis e compone suoi capolavori. Big Band Bossa Nova è esempio di come Quincy amasse mescolare i vari stili musicali. La grandezza di Jones spazia anche nelle colonne sonore. E sul set del remake de Il Mago di Oz che arriva un incontro leggendario con un giovanissimo Michael Jackson. Jones ne intravede subito il talento e decide di produrgli un album che farà la storia della discografia mondiale e le fortune su e di Jackson. L’album è Off The Wall, il quinto album da solista di MJ, poi arrivano Thriller, album più venduto di tutti i tempi da 110 milioni di copie e Bad da 45 milioni di copie. Poi la collaborazione si interrompe e finisce l’idillio tra i due.

Dopo altri successi, nel 1985 accade l’impensabile: Jones e Jackson usano la loro popolarità e influenza per radunare tanti tra i più grandi artisti americani di sempre nel progetto benefico per l’Africa We Are The World. Una canzone scritta da Jackson e Lionel Richie.

Non fu l’unico progetto benefico in favore della popolazione africana. Jones negli anni sessanta ha sostenuto le battaglie di Martin Luther King e i progetti messi in piedi da Bono Vox, leader degli U2. Il legame con Bono li vede insieme in diversi progetti: Bono nel nome del suo primogenito Elijah Bob Ptraticius Guggi Q Bono, inserisce una “Q”, in omaggio a Quincy Jones.

L’incontro con Spielberg

Il segreto dell’incontro tra Jones e Jackson sul set de Il Mago di Oz non segnò solo la collaborazione di questo duo formidabile. Il regista Steven Spielberg infatti stoppò la collaborazione con John Williams e affidò a Quincy la colonna sonora. Con lui colaborò anche ne Il colore viola.

Spielberg e Q si erano sentiti già qualche settimana prima per trovare l’accordo su un altro film che sarebbe passato alla storia. Il progetto era l’audiolibro del film ET l’extraterrestre, comunemente conosciuto come ET. Williams ne aveva curato la colonna sonora; Spielberg invece affidò Micheal Jackson il compito di posizionare i brani all’interno del soundtrack. Quincy Jones fece da supervisore e lavorò sull’audiolibro che raccontava la storia dell’extraterrestre con la voce narrante di Jackson.

I riconoscimenti

Quincy Jones è sopravvissuto prima a un aneurisma, successivamente a un ictus. Ha combattuto la dipendenza dall’alcol e un coma diabetico nel 2015. Il suo amico Herbie Hancock lo ha raccontato in un documentario. Tra le colonne sonore prodotte più famose quelle di The Italian Job e Il Principe di Bel-Air del quale è stato anche produttore. Un contributo importante indirettamente lo ha dato in Men in Black e nel remake di Aladdin.

Musica, cinema, serie tv e talent scout. È terzo nella hall of fame dei Grammy Awards: ne ha ricevuti ben 28. Nella sua lunga carriera ci sono molti altri riconoscimenti importanti, tra questi alcuni sono premi per progetti umanitari.

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