La Nascita di Venere e l’iconica bambola Barbie sono due oggetti culturali molto diversi tra loro. Il primo è un famoso dipinto rinascimentale creato da Sandro Botticelli nel XV secolo, rappresentante la dea Venere, mentre Barbie è una popolare linea di bambole lanciata nel 1959 della casa di produzione Mattel. Tuttavia ad accomunare la Venere di Botticelli e Barbie è il concetto di bellezza idealizzata. Entrambi i soggetti sono considerati icone di bellezza nei rispettivi contesti storici e culturali. La Venere di Botticelli è infatti spesso celebrata per la sua grazia e perfezione estetica, mentre Barbie è stata modellata con caratteristiche fisiche idealizzate e proporzioni del corpo ritenute perfette anche se irrealistiche. Entrambe queste figure invitano a riflettere su come le idee di bellezza e il concetto di femminilità si siano evolute nel corso dei secoli, passando dall’estetica classica alle influenze della cultura pop moderna.
Sandro Botticelli, uno dei maestri del Rinascimento italiano
Sandro Botticelli, il cui vero nome era Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, è stato un celebre pittore italiano del XV secolo, nato nel 1445 a Firenze. È considerato uno dei grandi maestri del Rinascimento italiano. L’artista lavorò per vari personaggi di spicco dell’epoca, inclusi membri della famiglia de’ Medici. Nonostante il suo talento e la sua popolarità, Botticelli cadde in disgrazia durante i suoi ultimi anni di vita, quando venne colto da una forte conversione e si avvicinò molto alle teorie di Savonarola: la sua produzione artistica risentì di questo nuovo sguardo sul mondo a tratti mistico e visionario. Tuttavia, nel corso del tempo, l’intera sua produzione è stata rivalutata e apprezzata come una pietra miliare dell’arte rinascimentale. La sua influenza è ancora evidente nella storia dell’arte e le sue opere sono riconosciute ed ammirate in tutto il mondo.
Botticelli è noto per le sue rappresentazioni di soggetti mitologici, religiosi e allegorici. I suoi dipinti si caratterizzano per l’uso di colori vivaci, e per la presenza di figure eleganti e aggraziate.
La sua opera più famosa è la Nascita di Venere, un dipinto che raffigura la dea Venere che emerge dalla schiuma del mare, schiuma provocata dalla caduta in acqua del membro di Urano, quando fu evirato dal figlio Saturno. L’opera potrebbe essere stata commissionata dalla famiglia de’ Medici, una delle famiglie più influenti del Rinascimento italiano. Ad oggi il dipinto è custodito all’interno della Galleria degli Uffizi a Firenze insieme ad un’altra celebre opera dell’artista, La Primavera.
La Nascita di Venere, la creazione di un’icona
La Nascita di Venere è un dipinto realizzato da Botticelli intorno al 1485-1486. Quest’opera rappresenta Venere, dea dell’amore e della bellezza, che approda sull’isola di Cipro. Il dipinto mostra Venere, intenta a coprire le sue nudità con i suoi lunghi capelli biondi, circondata da figure mitologiche. La sua posa è delicata, mentre viene sospinta su una conchiglia verso la riva del mare dal vento Zefiro. Egli abbraccia una figura femminile, forse identificabile con un altro vento come la Bora. Sulla destra invece, vi è una ninfa, rappresentante l’Ora della Primavera, nell’attesa di vestire Venere con un manto di fiori.
La composizione, le tonalità delicate e il movimento elegante delle figure conferiscono al dipinto un’atmosfera armoniosa e sognante. La Nascita di Venere è considerata un’opera iconica del Rinascimento italiano e uno dei capolavori più celebri di Botticelli. Per questa tela, dalla grande raffinatezza estetica, che richiama la mitologia classica, l’artista rappresenta Venere con proporzioni del corpo che rispecchiano l’estetica ideale del Rinascimento. La figura di Venere è slanciata e sinuosa, seguendo gli ideali estetici dell’epoca. Tuttavia, il dipinto presenta alcune eccezioni rispetto alle proporzioni anatomiche reali. Il collo di Venere è allungato e sottile, mentre le braccia sembrano leggermente allungate.
La bellezza divina di Venere, le proporzioni del corpo di una Dea
Botticelli traspose su tela i canoni estetici della bellezza quattrocentesca: la fronte alta e la pelle pallida insieme a un corpo con forme pronunciate e fianchi abbondanti. La Venere di Botticelli e le altre figure femminili presenti nelle sue opere come La Primavera (1482) e Ritratto di una giovane donna (1480-14805) incarnano tutte l’ideale di bellezza che le donne cercavano di emulare. Il pittore, per realizzare la sua Venere s’ispirò ai modelli classici della statuaria greca antica di Venere pudica e Anadiomene, delle quali riprende le pose e l’equilibrio delle forme.
Proprio al periodo classico dell’arte greca risale il primo trattato sulle proporzioni dell’anatomia umana, il Canone di Policleto. Nel 450 a.C, il teorico greco Policleto iniziò a misurare vari corpi di giovani per cercare le proporzioni tra i rapporti numerici del corpo umano. Il suo obiettivo era quello di realizzare una figura scultorea umana che fosse il più verosimile alla realtà. Egli scoprì che, stabilita la misura di un dito o di una testa, si potevano calcolare tutte le proporzioni restanti di una figura. Da allora il Canone venne preso come modello di riferimento di bellezza ideale nelle rappresentazioni di figure umane.
Barbie, le irrealistiche proporzioni di un corpo perfetto
Nel 1959, la Mattel introduce Barbie nel mercato internazionale. La lezione di Policleto viene dimenticata e, di conseguenza, i rapporti armonici tra le varie parti del corpo. Il modello di bellezza armonico della Venere classica viene superato e portato all’esasperazione dal nuovo modello di Venere moderna. Barbie, infatti, possiede misure irrealistiche e inverosimili con collo, braccia e girovita sproporzionati con il resto delle parti del corpo. Secondo Focus, se Barbie esistesse davvero non potrebbe alzare la testa per via del collo troppo sottile, né sollevare pesi a causa dei polsi molto piccoli. Inoltre le gambe lunghe il doppio delle braccia e i piedi piccoli la costringerebbero a gattonare invece di camminare.
Nel 1992 viene distribuita la bambola Barbie più venduta in assoluto, Totally Hair Barbie. Il canone di bellezza diventa un modello inarrivabile, quasi virtuale, e per questo forse, così desiderato. Gambe chilometriche e longilinee e circonferenze minuscole sono ciò che richiedeva la società di quegli anni. Col tempo, Barbie, si adatterà ai cambi dei gusti generazionali, verranno introdotte infatti: Barbie Petit, Barbie Tall e Barbie Curvy. La bambola adotterà dunque taglie più realistiche e capelli di varie acconciature e colori rispetto ai canonici capelli biondi lisci. Un’altra importante novità arriva quando, negli anni ’80, nasce la prima Barbie nera, all’insegna di un canone della bellezza più inclusivo.
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Le Veneri anatomiche del XVIII secolo: macabre Barbie?
Intriganti, sebbene macabre, antiche “bambole” a grandezza naturale erano le Veneri anatomiche in cera del secolo XVIII. La medicina era in pieno sviluppo e lo studio dell’anatomia femminile attraverso tali modelli divenne diffusissimo poiché i corpi potevano essere aperti ed esplorati a piacimento. Queste “belle addormentate” (M. Sardina, Amedit 34, marzo 2018, pp. 26-29) nacquero nella seconda metà del secolo in Francia e in Inghilterra, create, tra i primi, da Guillaume Desnoues (1650-1735) e da Abraham Chovet (1704-1790). In Italia, il “papa illuminato” Benedetto XIV (1675-1758) favorì la comparsa di tali sculture, tetre e sensuali al contempo. Il ceroplasta Clemente Susini (1754-1814) si distinse per averne modellato le più importanti.
Veneri-zombie: ambigua bellezza tra Eros e Thanatos
Realizzare queste Veneri chiamava in causa diverse tipologie di saperi e tecniche, prima fra tutte la ceroplastica. Le giovani Veneri giacenti, erano nude, arrendevoli, simili alle loro precedenti rinascimentali, all’apparenza colte nell’atto di addormentarsi. Le parti rimovibili si aprono rivelando a strati gli organi interni, fino a giungere al grembo, il quale spesso conteneva un feto. Gesti e fattezze ereditano la sensualità delle Veneri di Giorgione (1510) e di Tiziano (1538). Le sinuosità richiamano antecedenti botticelliani come la Nascita di Venere (1485) o l’ellenismo della Venere de’ Medici (I sec. a.C.).
La testa della Venere anatomica è reclinata all’indietro, seguita dal collo che disegna un’enfatica curva a “S”. Sul viso gli occhi sono semiaperti e le labbra appena dischiuse. Tutti i dettagli concorrono a un’immagine ambigua, oscillante tra eros e morte. Si percepisce un’idea di bellezza passiva, che rende tali sculture più delle “bambole-zombie” (M. Sardina, Amedit 34, marzo 2018, pp. 26-29) che Barbie sorridenti.
Ceroplastiche Anatomiche: strumenti medici dalle origini votive
La funzione di queste perturbanti Veneri era rivolta allo studio dell’anatomia femminile. Le parti anatomiche andavano riprodotte con precisione. I ceroplasti dovevano quindi essere abilissimi nella loro arte, ma anche conoscitori attenti di anatomia. Le statue erano costituite da un’anima in metallo che supportava tutte le altre componenti in cera. Gli occhi erano di vetro, i capelli veri. La Venere dei Medici di Susini possedeva una collana in vere perle che, in maniera strategica, copriva la linea del collo, dove il petto si apriva. Nella storia, la ceroplastica anatomica affonda le sue radici nell’antica pratica della produzione degli ex-voto. Fin dall’era classica gli ex-voto anatomici erano difatti molto diffusi, realizzati sia in terracotta che in cera e metallo.
Barbie, la trasformazione di un’icona attraverso le generazioni
Messa sul mercato il 9 marzo 1959 dalla Mattel, Barbie si impone nell’iconografia globale fin da subito. Nasce con un’identità ben distinta, al punto da avere un nome completo: Barbara Millicent Roberts. Da giocattolo passa ad essere standard di bellezza, di stile. In quanto simbolo che attraversa le generazioni, la bambola stessa si è evoluta con la società che si trasforma. Negli anni sono state create Barbie che ricoprissero i più svariati mestieri, anche quelli più lontani dai canoni femminili, che avessero diverse etnie, soprattutto diverse forme fisiche e abilità, in nome dell’inclusività, valore essenziale della società odierna. Una costante che ha sempre accompagnato la figura di Barbie è Ken. Anche lui sottoposto a diverse trasformazioni, ma rimasto sempre fedele alla figura di personaggio al servizio di Barbie. Una condizione avanguardistica e femminista considerando i tempi in cui venne creato (1961).
Margot Robbie, una Barbie imperfetta in un mondo perfetto e… rosa
Barbie diventa per la prima volta in carne e ossa con il live action di Greta Gerwig. La regista, più volte candidata agli Oscar, sceglie come attrice protagonista Margot Robbie per dar vita alla bambola icona di un secolo. Nel mondo di Barbie, tutto è rosa e perfetto, finto, tranne la protagonista, considerata poco perfetta, quindi costretta ad intraprendere un viaggio nel mondo reale, in cui dovrà vivere senza le sue comodità. Per dipingere il set è stata impiegata così tanta pittura rosa, da mettere in crisi il settore a livello mondiale. Inoltre la bambola viene rappresentata sempre in punta di piedi, dettaglio che la regista ha voluto fortemente nel suo film.
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Ad accompagnarla in questa avventura, ci sono Ken (Ryan Gosling), e molte altre Barbie, tra cui una Barbie sirena, interpretata dalla pop star Dua Lipa, che cura anche la colonna sonora, insieme ad altri artisti come Billie Eilish. Uno dei nomi di spessore all’interno del cast è quello di Helen Mirren nel ruolo della narratrice. Nella pellicola si vedranno anche un inedito John Cena, nei panni di un tritone, e alcuni volti di Sex Education, come Emma Mackey, a cui viene da sempre riconosciuta una forte somiglianza con Margot.
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Dalla Venere influencer all’inclusività di Barbie
Dalla statuaria greca, passando per l’arte rinascimentale, le donne sono sempre state sottoposte a canoni estetici irraggiungibili, d’altronde basti pensare che Venere fosse una divinità. Viene dunque proposto un concetto di bellezza estremo di cui gli umani non sarebbero stati all’altezza. Essendo il quadro di Botticelli una delle opere simbolo dell’arte italiana, la sua Venere è stata trasformata in un’influencer per pubblicizzare il patrimonio culturale del Belpaese con la campagna Open to Meraviglia. Un invito alla dolce vita, che dimostra la potenza della bellezza anche a distanza di secoli.
Oggi l’inclusività si è fatta strada nel concetto di bellezza e la Barbie di Gerwig ne è un esempio. Anche se esteticamente la figura di Barbie resta impeccabile, il film mostra che lei non è perfetta, che la vita ha le sue difficoltà e che per affrontarla non basta la bellezza. Margot Robbie restituirà una dimensione umana a un fenomeno culturale tanto incisivo quanto lontano dalla realtà. La bellezza inclusiva a cui si inneggia nel film è metafora della nascita della donna moderna, libera da ogni canone. Non resta quindi che riflettere sul viaggio dell’imperfezione che attraversa bellezze di epoche differenti, dalla Nascita di Venere di Botticelli fino agli ultimi modelli di Barbie.