The Whale | Un kammerspiel dei tempi moderni
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The Whale è l’ultimo film di Darren Aronofsky, il regista, scrittore e produttore di Requiem for a Dream, The Wrestler e Il cigno nero. Avendo diretto il suo ultimo film, Madre!, nel 2017, Aronofsky ha presentato The Whale alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Se già il nome di Aronofsky è sufficiente ad alzare le aspettative, The Whale ha lasciato il segno per un’altra ragione: l’inaspettato e acclamato ritorno sulla scena di Brendan Fraser. L’attore, apparso in numerosi film degli anni ’90 e 2000 come La mummia e George re della giungla…?, era scomparso dai riflettori per vicende personali e film sfortunati. Prima di The Whale è riapparso in serie TV come The Affair – Una relazione pericolosa e Trust. Ma non aveva mai ottenuto un ruolo così importante.
La prigione del corpo
Charlie (Brendan Fraser) è un insegnante d’inglese che lavora via internet dal suo appartamento al secondo piano in Idaho. Finge che la sua webcam non funzioni, ma non è così: non vuole essere visto. È obeso al punto che non è quasi in grado di reggersi in piedi. La prima volta che il pubblico lo vede si sta masturbando davanti a un porno gay, appena prima di essere colto da un infarto quasi letale.
Attorno a Charlie e al suo piccolo appartamento ruotano altri personaggi di quella che inizialmente era un’opera teatrale. Liz (Hong Chau) è l’infermiera che si occupa del protagonista e insiste affinché venga ricoverato. Ma Charlie non vuole spendere soldi per l’assicurazione sanitaria e le medicine. Inoltre, a causa dell’infarto, gli resta una settimana di vita.
È in quel momento che decide di contattare sua figlia diciassettenne Ellie (Sadie Sink) per riallacciare i rapporti. Ma al contrario di Charlie, ottimista e amorevole, Ellie è cinica, se non crudele. L’ultimo personaggio è Thomas (Ty Simpkins), un missionario che si trova a passare da casa di Charlie proprio mentre lui si sente male e da quel momento fa della salvezza dell’uomo la sua missione.
Dentro e fuori dalla scena
The Whale è una sorta di kammerspiel, parola tedesca per dire letteralmente “dramma da camera”. La storia si svolge nello spazio chiuso dell’appartamento di Charlie, da cui ogni personaggio entra ed esce come se fosse in scena. Aronofsky sceglie un claustrofobico rapporto 4:3 per le riprese. Non muove molto la telecamera e rifugge i virtuosismi. Anche se alcuni temi, come il rapporto padre-figlia, si sovrappongono con altri suoi film, The Whale è molto meno sperimentale rispetto al cinema di Aronofsky.
L’unico elemento visivo d’impatto è il colossale corpo di Charlie. Ed è un bene, perché la performance di Fraser è al centro della produzione. Il film tratta l’obesità, l’omosessualità e altri temi contemporanei. Forse troppi per essere notati tutti. Ciononostante, la presenza di Fraser è genuina ed eccellente.
Ho avuto molti cambiamenti, un sacco di alti altissimi e bassi bassissimi. Perciò, nel secondo tempo della mia vita voglio dare un contributo al mio lavoro e imparare da questo. È un’opportunità unica. Volevo sparire. La mia speranza era di diventare irriconoscibile.
Brendan Fraser in un’intervista a Vanity Fair sul ruolo in The Whale di Darren Aronofsky
Fraser è diventato irriconoscibile, ma solo per essere riconosciuto nuovamente da un pubblico che non lo aveva mai dimenticato. L’apprezzamento mostrato dal pubblico alla fine della prima di The Whale a Venezia dimostra che Brendan Fraser è nel cuore di tanti.
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