Un filo rosso lega l’amore tormentato di Ero e Leandro, il libro Sulla cattiva strada di Sara Benedetti e la raccolta poetica Versi erotici nel deserto di Andrea Tomaselli: è la fiamma del mito, con le diverse declinazioni del dionisiaco. È anche il tema al centro dell’evento conclusivo del primo Hypercritic Burning Festival, a luglio 2023 a Torino, con cui il magazine ha festeggiato i tre anni dalla sua fondazione. Una serata nello scenario intimo e suggestivo del cortile della libreria Borgopo’, cui hanno preso parte, oltre a Tomaselli e Benedetti, entrambi docenti alla Scuola Holden, il loro collega Daniele De Cicco.
Un fuoco, tante fiamme
Il mito è stata la prima narrazione dell’umanità, il primo tentativo di spiegare il mondo. Come sottolinea il filosofo napoletano Giambattista Vico:
I primi popoli furono popoli di poeti.
Giambattista Vico, Scienza nuova (1744 d.C.)
In Grecia la fortuna delle storie mitiche risiede nel fatto che, pur richiamando allo scenario delle divinità, non rimasero ancorate allo spazio e al tempo del rito. La fiamma del mito viaggiò per nave, tra i mercanti, si alterò da una persona all’altra, e così si rafforzò per questa sua caratteristica di possedere varianti all’interno dello stesso racconto.
Il mito sfugge al rito come il demone alla bottiglia. […] i Greci si abituarono, come a un fatto normale, a udire le stesse storie raccontate con intrecci diversi.
Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia (1988 d.C)
Apripista della serata, i cofondatori del collettivo Moth Giacomo Pucci e Umberto Ferrero hanno proposto lo stesso viaggio nella forma del powerpoint cartaceo, passato di mano in mano tra i presenti. Al centro della presentazione, il mito di Ero e di Leandro, una storia d’amore anarchica, che cerca di sfidare la natura, il destino e l’invidia divina. Una storia d’amore che ha dentro sé una forte matrice dionisiaca. Ed è proprio sul tema del dionisiaco che Daniele De Cicco ha concentrato il suo intervento.
La scintilla per l’incendio
“Immaginiamo che cosa succederebbe a un bambino o a una bambina che vedesse svolgersi davanti a sé questa scena: un cacciatore squarcia la pancia del lupo e ne estrae una bambina e la nonna – ha esordito – Quanti anni di analisi, immaginate, dovrebbe attraversare per poter recuperare un equilibrio? E invece cosa succede quando si racconta a un bambino questa storia? Che si addormenta. Come ci si spiega questa lievissima contraddizione logica? Superando la logica”.
Per parlare di Dioniso, ha spiegato De Cicco, bisogna entrare in un campo nel quale si innesca un meccanismo che possiamo chiamare il meccanismo “del divertimento della finzione. È un mondo che oggi potremmo chiamare virtuale”, un mondo narrativo parallelo all’interno del quale personaggi e azioni possono scatenare l’immedesimazione, possono dare risposte a certe domande o porne di nuove. Se la fiamma del mito ci spinge verso un altrove e mette in questione le nostre esistenze, Dioniso è la scintilla che appicca l’incendio.
Queste cose non accaddero mai ma sono sempre.
Salustio, (II sec d.C)
Il nome di Dioniso significa “figlio della luce” e il suo mito, indoeuropeo, in Grecia si legherà poi al culto della vite. È figlio di Zeus, ma non è stato partorito dal ventre di sua madre. Come nasce Dioniso?
Folgorami mon amour
Semele, figlia di Cadmo e Armonia, è una delle tante avventure amorose di Zeus che portano a una gravidanza. Per un inganno ordito da Era, la moglie tradita, Semele, però, prima di poter partorire muore per un’esplosione di luce: rimane folgorata dopo aver chiesto all’amante di mostrarsi nella sua vera natura. Zeus è costretto a nascondere Dioniso dentro la sua gamba per salvare il feto e permettergli di completare la gestazione.
“Dioniso è il nato due volte, ma a proposito di varianti Dioniso è anche il nato tre volte” perché una versione vuole che Era, dopo averlo scoperto, gli scagli contro la furia dei Titani. Qui, un Dioniso adolescente mostra un’altra delle sue caratteristiche, quella di mutare forma, la sua dualità, essere donna e uomo, umano e animale. I Titani riescono comunque a catturarlo e a smembrarlo, ma Atena lo salva ricucendone i resti. Perché Dioniso lo puoi disfare, ma non lo puoi fermare.
L’arte è Dioniso
Da quei resti ricuciti la fiamma del mito ha continuato a viaggiare e Dioniso, oltre che alla vite, si è legato all’arte, al gesto del raccontare. Le Grandi Dionisie erano le feste celebrate in onore del Dio dove si svolgeva l’agone tragico più famoso della Grecia antica. Ha raccontato De Cicco “perché l’arte è dionisiaca”: le sue seguaci, le baccanti, sono invasate perché illuminate da Dioniso e sono in estasi, che significa “uscire dalla stasi, dallo stare fermi”. Questa dinamicità è la caratteristica fondante delle storie, “non c’è storia senza movimento, non c’è storia senza conflitto”. E sono proprio le storie, quel luogo virtuale, l’altrove dove la nostra parte irrazionale può trovare sfogo.
Fuoco incrociato
È in quell’altrove che si recano spesso Sara Benedetti e Andrea Tomaselli, che oltre a essere autori, sono anche una coppia, per ricavare parole e storie da riportare sulla carta. Sara, edita da Nottetempo, ha pubblicato il romanzo Sulla Cattiva Strada. Andrea, con Eretika edizioni, Versi erotici nel deserto, ma nell’intimo cortile della libreria Borgopo sono stati chiamati a un fuoco incrociato: ciascuno ha dovuto parlare del libro dell’altro, tra storie che possono redimere e versi che possono salvare.
Non vi conviene venir con me
Tomaselli spara per primo. Sulla cattiva strada racconta di una gang di delinquenti dei vicoli di Genova. Trent’anni di storia in cui questi bambini protagonisti diventano adulti e con loro cambia anche la città. Un racconto corale di un continuo divenire. “Per come lo può presentare Sara, sembra quasi un libro di cucina”. Questa scrittrice, che è la sua compagna, è sicuro Andrea, lo ha lasciato spiazzato con una simile pubblicazione, “sembra poter scrivere tutto, fuorché Educazione siberiana ambientata a Genova. Questo è dionisiaco”, la capacità di attingere all’irrazionale, dare sfogo a istanze che portiamo dentro, ma che non appartengono alla nostra sfera razionale.
Infatti, il libro non è solo ben scritto per l’uso della lingua, ma anche per la fedeltà con cui vengono riprodotti elementi di una realtà lontana dalla vita quotidiana della scrittrice. Andrea legge un capitolo in cui viene descritta una rapina e la minuzia dei particolari colpisce al punto tale che viene da chiedersi: Sara ha preso parte a delle rapine in passato?
Dalla condivisione al romanzo
La risposta è negativa, ma la genesi del romanzo merita comunque di essere menzionata. Ha a che fare con un documentario girato nelle carceri Le Vallette di Torino, un documentario che ha al centro le vicende di una squadra di rugby regolarmente iscritta al campionato C3 e formata solo da detenuti.
Sara viene coinvolta nel progetto e durante le visite in carcere che fa l’incontro di un galeotto. Rimanendo anonimo, il galeotto accetta di raccontarle la sua storia, di farle vedere Genova con i suoi occhi, di riportarla indietro nel suo altrove. Quello che il marito credeva impossibile nasce anche grazie a un gesto di condivisione, proprio come gli antichi, dalla fiamma del mito che passa da una bocca all’altra, e qui da una bocca a una penna che tiene acceso il fuoco.
Ma c’è amore un po’ per tutti
La fiamma del mito nel cortile della libreria Borgopo si è accesa attorno a Ero e Leandro, all’anarchia del loro amore, e conclude il suo viaggio tra i versi di Andrea Tomaselli, recitati da Sara, che appartengono all’ultima raccolta pubblicata dal titolo Versi erotici nel deserto. L’amore è certamente un gesto anarchico anche per il poeta e quello che Sara mette in luce, è il valore intimo, oltre che politico, dei componimenti. Sono versi erotici che diventano “eretici”. La scrittrice li accosta alla visione di un allievo di Freud, Wilhelm Reich. Reich riteneva che la riappropriazione da parte dell’individuo della propria sessualità potesse difenderlo da un appiattimento dovuto al sistema di dominio che cerca di spersonalizzare.
Domani recitiamo / la nostra sprezzante indipendenza / quando il miracolo che ci tiene in vita / sono le piccole carezze delle mani.
Le piccole carezze delle mani, da Versi erotici nel deserto, Andrea Tomaselli
“Ma sono anche versi erotici che diventano eremitici”, all’interno della raccolta “c’è questa idea che ci si debba sottrarre a una socialità che è imposta”. Siamo costantemente connessi con i social. “Profilattico è l’alcool, profilattico è il fumo” sono alcuni versi d’una poesia. Viene auspicato un ritorno al vuoto che richiama tanto alla filosofia buddista dell’identificazione con il tutto, quanto all’ipersensibilità dei grandi poeti, “al dolore che soggiace alle parole” come il citato Rainer Maria Rilke.
Io sono come il piccolo anemone che ho visto una volta a Roma nel giardino, s’era talmente aperto durante il giorno che non riusciva più a chiudersi nella notte.
Da una lettera alla compagna Lou Andrea Salomé, Rainer Maria Rilke
Dopo il fuoco incrociato tra Sara e Andrea, Hypercritic ha spento le candeline per il suo terzo compleanno, il burning festival si è concluso, ma la fiamma è rimasta accesa. Coltiviamola.