Le uova sono diventate un’icona delle celebrazioni pasquali nel mondo occidentale. Dipinte e decorate, rappresentano la gioia della primavera e la rinascita della natura. Ma la loro storia trova radici nelle terre più lontane, come simbolo della creazione del mondo. Un concetto che si è evoluto e adattato nelle diverse culture, fino ad arrivare al cristianesimo. L’arte è il mezzo più potente attraverso cui le storie si intrecciano e si tramandano, fino a raggiungere l’epoca contemporanea.
Il potere simbolico dell’uovo nella creazione
L’uovo è stato una figura ricorrente nei miti della creazione delle civiltà antiche in tutto il mondo. Nelle culture mesopotamiche e mediterranee, l’uovo è associato alla dea della fertilità, simboleggia il principio generativo della vita. Nel mito greco, ad esempio, l’uovo è noto come l’embrione da cui nacque l’intero universo. La Dea della Terra, Gaia, emerse da questo uovo, portando con sé l’intero pantheon olimpico.
Nelle culture orientali, l’uovo cosmico è spesso associato alla creazione del mondo e alla nascita degli dei. Nel mito cinese, si racconta di un uovo da cui emersero Yin e Yang, i principi fondamentali della dualità cosmica. Secondo le antiche civiltà egizie invece, il dio solare Ra, in alcune versioni del mito, emerse da un uovo deposto nell’oceano primordiale. Anche per i nativi americani, come i Navajo, l’uovo rappresenta la sorgente della vita e la forza creativa del cosmo.
Un’offerta per l’aldilà: l’uovo come simbolo di rinascita e immortalità
Le uova sono state usate come oggetti funerari in varie culture antiche, intese come simbolo di rinascita e vita dopo la morte. Nell’antico Egitto, come in alcune culture asiatiche e mediterranee, le uova erano talvolta deposte nelle tombe come offerte per garantire al corpo la vita nell’aldilà. Questo utilizzo rifletteva la concezione universale della vita come ciclo senza fine, che va anche oltre la morte.
Questo vaso di terracotta (400 a.C circa) è un tipico vaso funerario che nella forma ricorda proprio un uovo. Rinvenuto in una tomba nei dintorni di Atene, rappresenta il rapimento di una donna, spesso identificata con Elena di Troia.
Leda e il cigno: la nascita di Castore e Polluce, Clitennestra e Elena
Secondo la mitologia greca, Leda, regina di Sparta, depose delle uova da cui nacquero due coppie di gemelli. Da un uovo vennero alla luce i Dioscuri, Castore e Polluce, e dall’altro Clitennestra e Elena. Questa straordinaria nascita avvenne dopo che Zeus, assumendo le sembianze di un cigno, si unì a Leda, la quale nella stessa notte si unì anche al marito, Tindaro. Nelle versioni più comuni della storia, solo Elena e Polluce sono figli di Zeus. Ci sono diverse versioni sul mito di Leda e il Cigno, ma ciò che è certo è che simboleggia la commistione tra il divino e l’umano. I discendenti di questa unione svolgono ruoli di rilievo nella narrativa mitologica greca, incarnando valori di coraggio, bellezza e destino.
L’arte sacra: dai simboli medievali a una visione rinascimentale
Ildegarda di Bingen e le sue visioni mistiche
Nel contesto cristiano, l’uovo ha assunto diverse sfumature di significato. Durante il Medioevo, l’uovo rappresenta la tomba vuota di Cristo, indicando la risurrezione e la vita eterna. Questo concetto si collega alla pratica di regalare le uova durante la Pasqua, celebrando la vittoria di Cristo sulla morte. Una delle figure più importanti della teologia cristiana è stata la monaca e mistica tedesca Ildegarda di Bingen (1098-1179). Ella trasfigura il concetto dell’uovo cosmico all’interno di uno dei suoi scritti più famosi, lo Scivias, dal latino Sci vias Domini, ovvero conosci le strade del Signore.
Nella prefazione del manoscritto, la monaca spiega come sia stata indotta da Dio a scrivere delle 26 visioni che ha avuto durante le sue esperienze mistiche. Nella terza visione, intitolata Dio, cosmo e umanità, aggiunge alla spiegazione anche un disegno dell’universo come un uovo. Secondo la monaca, l’uomo e il cosmo sono entrambi composti dai quattro elementi. Aria, terra, fuoco e acqua sono quindi posti alla base della generazione del tutto, per questo c’è il richiamo all’uovo, che ne incarna la fecondità.
Piero della Francesca
La Pala di Montefeltro, un’opera rinascimentale dipinta da Piero della Francesca, fu realizzata tra il 1472 e il 1474, è anche conosciuta come Madonna della Misericordia. Questo capolavoro è ospitato nella chiesa di San Bernardino a Urbino. Fu commissionato al pittore da Federico da Montefeltro, si pensa con un intento funerario. Anche quest’opera raffigura un uovo.
La luce, una delle caratteristiche dell’arte di Piero della Francesca, illumina le figure in modo delicato e uniforme. Ciò conferisce loro una apparente tridimensionalità e creando un’atmosfera mistica e sacra. Le tonalità delicate e i colori tenui trasmettono un senso di serenità e trascendenza.
L’opera è significativa per il suo valore simbolico e allegorico. Rappresenta la protezione divina e la misericordia della Madonna nei confronti della famiglia Montefeltro, che dominava Urbino durante il Rinascimento. La presenza dei santi, tra cui San Giovanni Battista e San Gerolamo, che circondano la Vergine partendo da sinistra, sottolinea la religiosità e la devozione della famiglia. Il bambino addormentato allude alla maternità e alla morte allo stesso tempo. Questo elemento rafforza l’ipotesi che l’opera fosse destinata alla tomba di famiglia.
L’araldo della fede: perché l’uovo è senza ombra?
L’uovo di struzzo, situato nella parte superiore del dipinto, possiede una simbologia molto forte su diversi fronti. Lo struzzo era infatti l’emblema araldico della famiglia Montefeltro. La sua posizione indica la fede posta sempre al di sopra della ragione. La conchiglia dalla quale pende ricorda il mito di Venere, come la dipinge ad esempio Botticelli. Nella reinterpretazione cristiana, in questo caso si identifica con la Vergine, al centro dell’opera. Non è un caso che riferendosi a Maria, l’uovo sia anche simbolo di purezza. Una peculiarità è che, nonostante la luce cada direttamente su di esso, l’uovo non proietta l’ombra.
La danza delle uova: la primavera in un gioco
Oltrepassando i confini culturali delle civiltà antiche, la natura esprime da sempre il suo senso di rinascita attraverso la primavera. Ancora oggi si celebra nel giorno dell’equinozio. Il termine, derivante dal latino “aequa nox“, si riferisce al momento in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Durante il Rinascimento, era consuetudine festeggiare questo giorno con la danza delle uova. Il ballo di origine sassone (Germania, V secolo), prevedeva un intricato gioco di movimenti. A prescindere dalla versione specifica, lo scopo era sempre lo stesso: non far rompere le uova, spostandole o coprendole con una ciotola, utilizzando solamente i piedi.
Questa tradizione si diffuse in molte varianti in diverse parti d’Europa e, nonostante possa sembrare una pratica popolare, ci sono testimonianze che indicano la sua pratica anche nella nobiltà come danza prematrimoniale. Il dipinto del pittore olandese Pieter Aertsen raffigura questo momento ludico che si svolge all’interno di un bordello.
Storia di un rituale fortunato
Un articolo dell’ American Magazine del 1895 riporta una testimonianza riguardante questa usanza durante il matrimonio di Margherita d’Austria e Filiberto di Savoia, celebratosi il Lunedì di Pasqua del 1498. È grazie a questo evento che la danza delle uova si trasformò in una tradizione pasquale. Nella tradizione pre-matrimoniale, la coppia di promessi sposi doveva ballare su un terreno ricoperto di uova e solo se fossero riusciti a non romperne neanche una, il loro matrimonio sarebbe stato fortunato. Margherita e Filiberto furono un’eccezione, poiché nonostante completarono la danza, la duchessa rimase vedova tre anni dopo le nozze.
Le pysanky ucraine e le leggendarie uova Fabergé
Risale a circa 2000 anni fa la tradizione ucraina di decorare delle uova pysanky. Queste opere d’arte vengono create attraverso una tecnica di cera e tinta. In origine, le pysanky avevano significati rituali e simbolici, legati alla fertilità, alla protezione e alla rinascita. Con il passare del tempo, sono diventate espressioni artistiche distintive della cultura ucraina. Ogni disegno e colore racconta una storia unica, tramandano tradizioni e credenze attraverso generazioni. Oggi, le pysanky sono apprezzate in tutto il mondo per la loro bellezza intricata e il loro legame con la storia e la cultura ucraina, per questo vi è un museo dedicato nella città di Kolomyia. Il Museo della Pysanka, non a caso a forma di uovo, venne costruito nel 1987 e ad oggi raccoglie più di diecimila uova decorate provenienti non solo dall’Europa dell’Est ma da tutto il mondo.
Le mani d’oro di Fabergé
Sempre nell’est dell’Europa, stavolta in Russia, l’uovo diventa un gioiello prezioso nelle mani di un incredibile orafo. Le uova Fabergé sono gioielli di fama mondiale, simbolo di lusso e maestria artigianale. La loro storia inizia nel XIX secolo, con il gioielliere russo Peter Carl Fabergé. Fu incaricato dallo zar Alessandro III di creare un regalo di Pasqua per sua moglie, l’imperatrice Maria Feodorovna. Questo primo uovo suscitò tanto interesse che Fabergé continuò a crearne uno all’anno per lo zar. In seguito anche le altre famiglie aristocratiche iniziarono a commissionarli. Ogni uovo era unico, con design elaborati e sorprese intricate al loro interno, come miniature di palazzi, carrozze e animali.
La produzione delle uova Fabergé continuò fino al 1917, quando la rivoluzione russa mise fine alla monarchia. Molte delle uova furono disperse o vendute durante quel periodo tumultuoso. Tuttavia, il loro fascino e il loro valore artistico rimasero intatti nel corso del tempo.
Oggi, le uova Fabergé sono considerate tesori dell’arte gioielliera, sono esposte in musei e collezioni private in tutto il mondo. Ogni pezzo rappresenta non solo l’eccellenza artigianale, ma anche un capitolo della storia imperiale russa e dell’arte decorativa del XIX secolo. Nella foto è raffigurato un uovo regalato dallo zar Nicola II alla moglie Aleksandra in occasione della Pasqua nel 1907.
Gli “Easter Egg” e la loro evoluzione nella cultura popolare
Il termine “easter egg” è coniato in ambito informatico nel 1979, da uno degli sviluppatori della Atari Inc., azienda statunitense creatrice del primo videogioco d’azione-avventura Adventure. Warren Robinett, creatore del gioco, nasconde la sua firma nel videogioco per aggirare l’anonimato imposto dall’azienda. Il direttore dello sviluppo software, Steve Wright, apprezza la creatività di Robinett e per questo propone di inserire in ogni videogioco una sorpresa da scovare che stimolasse ancora di più l’interesse degli utenti.
La scelta di definire queste sorprese “easter eggs” deriva dalle tradizionali uova di pasqua che in Inghilterra si usa nascondere durante una caccia al tesoro per bambini. Queste sorprese nel software non erano documentate e non facevano parte della funzionalità principale del programma. Col passare del tempo sono diventati una firma artistica per gli sviluppatori, aggiungendo un tocco di divertimento e mistero alle loro creazioni. Spesso i segreti si svelavano solo attraverso azioni specifiche o combinazioni di tasti.
I segreti di Leonardo Da Vinci
Nonostante l’espressione easter egg sia stata dunque definita solo pochi decenni fa, nel mondo dell’arte in realtà sono presenti tantissimi riferimenti nascosti, come autoritratti e simbologie segrete che sono stati scoperti solo dopo anni, se non secoli di studi. Leonardo da Vinci è il maestro dei messaggi cifrati, la sua arte cela molti misteri che attendono ancora di essere svelati. Ad esempio, secondo molti critici, ne l’Adorazione dei Magi, un’opera lasciata incompleta, Leonardo nasconde un suo autoritratto giovanile nel fanciullo sul margine destro dell’opera. Ritornando al tema della Pasqua, ci sono due alberi che fanno parte del dipinto, un alloro come simbolo della resurrezione ed una palma per indicare la passione di Cristo.
Una partita di nascondino con la Disney
Il concetto di easter egg si è poi evoluto anche nell’industria cinematografica, soprattutto nelle saghe come nell’universo Marvel, e nelle produzioni dell’animazione Disney. In molti film ci sono omaggi, anche artistici, citazioni e cameo che solo gli osservatori più scrupolosi hanno saputo riconoscere. Ad esempio ne La Sirenetta (1989) appare un quadro attualmente esposto al Louvre , ovvero la Madeleine à la veilleuse (1644 c), di Georges de La Tour.
Alcune autocelebrazioni, tra le più conosciute, sono le tazzine de La Bella e la Bestia (1991) in Tarzan (1999), o Rapunzel (2010) che assiste al matrimonio di Anna nel primo capitolo della saga di Frozen(2013). Insomma un modo per la Disney di ringraziare i propri seguaci autocelebrando i suoi più grandi successi.
L’arte, ha da sempre la capacità di declinarsi in diverse forme: oggi, l’uovo di Pasqua ha assunto anche significati commerciali, diventando un simbolo delle festività pasquali, soprattutto per i bambini che non vedono l’ora di scartare le loro uova di pasqua e trovarci una sorpresa. Tuttavia, conserva ancora un profondo significato simbolico di rinascita, speranza e nuova vita, collegando le tradizioni antiche con la contemporaneità.